La prima volta che ho messo gli sci ai piedi avevo 27 anni. Ero in Francia e ho passato cinque giorni a cercare di non cadere al fondo di una cunetta pre-baby, all’urlo di ‘Cristinaaaaaaaà, dont fòl” (a gridare era il maestro di sci, un rubicondo cinquantenne francese – quello passava il convento). Penosi esordi a parte, l’anno successivo ho finalmente messo piede nel baby, poi sono arrivata alle piste blu e, oggi, scendo le rosse. Le nere no, non esageriamo.
Uno dei comprensori sciistici che preferisco è quello di Breuil-Cervinia, in Valle d’Aosta, il cui fulcro – il Cervino, o Matterhorn – festeggia, proprio nel 2015, i primi 150 anni dalla conquista della vetta. Si tratta di uno comprensori più vasti delle Alpi, in quanto include anche l’area della Valtournenche e di Zermatt, in Svizzera: è dunque tra i pochi a permettere di valicare il confine tra due stati con gli sci ai piedi.
Di piste ce ne sono un’infinità (un totale di circa 350km): se hai le gambe buone puoi passare tutto il giorno senza mai ripetere due volte lo stesso tracciato. Però, se sei scarso o non vedi l’ora di andare al rifugio a mangiare la polenta concia (oppure, come nel mio caso, entrambe le cose), allora rilassati, scegli un paio di piste (belle però!) e prenditi tutto il tempo che ti serve a scenderle, guardandoti intorno e pregustando la polenta.
Parti dal Plateau Rosà, a quasi 3500m d’altezza: da Cervinia, ci si arriva prendendo la telecabina fino a Plan Maison, poi una seconda telecabina fino a Laghi Cime Bianche e, finalmente, la funivia fino a Plateau Rosà. Sbucherai su una delle più spettacolari terrazze delle Alpi, affacciata su un panorama d’eccezione: oltre a un incontro ravvicinato con il Cervino, da qui si vedono benissimo le cime del Monte Bianco e del Monte Rosa, il profilo del Gran Paradiso e del Monviso e, poco più in là, degli svizzeri Jungfrau e Eiger (la Vergine e l’Orco).
Dal Plateau Rosà, a te la scelta: scendere in Svizzera verso Zermatt oppure lanciarti sulla pista del Ventina, sul versante valdostano. Restiamo in Italia? Massì: con i suoi 11 km di discesa, la Ventina (conosciuta come La 7) è una delle piste più belle e famose del Paese!
Io la trovo abbastanza impegnativa, ma sicuramente vale la pena provarla: data l’alta quota, spesso può capitare di trovare neve un po’ dura, specialmente nel primo tratto. Dopo aver superato il famigerato tratto a S – lungo e rapido – si imbocca un falsopiano con svariati muri e muretti e, finalmente, ecco il Cervino svettare a destra. Continuo a scendere, dribblando gli altri sciatori con la destrezza di Maradona nell’86. Mi viene il dubbio che forse non sono io a dribblare loro ma loro che si spostano. Fa niente, basta che nessuno si faccia male.
Continuo la discesa fino alla stazione di Cime Bianche dove mi attende una grande prova: il muro del Bardoney. Stringo i denti e scendo un po’ a spazzaneve e un po’ come capita. Ma il Cervino veglia e io non cado. Il punto d’arrivo è la cittadina di Cervinia: una gran bella meta dopo aver affrontato un dislivello di quasi 1500m!
Ovviamente la Ventina è solo un’opzione: basta imboccare una delle tante deviazioni presenti lungo la pista per affrontare nuovi percorsi. Da provare è anche la Reine Blanche, in Valtournenche, una via altrettanto panoramica, con tratti di diversa difficoltà e il bellissimo ‘Pistone’ che corre in mezzo al bosco.
Oltre alla discesa, nel comprensorio del Breuil è possibile praticare molto altro: ci sono tracciati per il fondo, piste attrezzate per l’heliski, sentieri per ciaspolate, cascate di ghiaccio su cui arrampicarsi e persino uno snowpark, il più alto d’Europa (2800m). Io mi accontento di scendere con calma, ripetendo tra me e me quel Cristinà-dont-fòl che oggi è diventato il mio mantra su ogni pista. Non cado quasi più: dalla cunetta di Tignes ne ho fatta di strada. Che poi, ho comunque uno stile di merda discutibile, ma mica si può avere tutto dalla vita. A me basta già una foto così: