Navigare il fiume Congo, in mokoro

navigare il fiume congo
Sul fiume Congo
"Quando ho visto delle fotografie aeree mi è venuta in mente una persona che si era tagliata i polsi e li teneva sotto l’acqua, ma per sempre" - D. Van Reybrouck

Eravamo partiti male. La ‘barca’ era in ritardo di un’ora e il sole picchiava come un dannato. Poi la ‘barca’ arriva. Solo che, in realtà, non era nemmeno una barca. Si trattava di un mokoro, un tronco d’albero lungo e stretto scavato al suo interno. A poppa, un poco promettente motore a scoppio e una signora con un gran sorriso e pochi denti. E’ con questa imbarcazione che avremmo dovuto risalire, per qualche chilometro, il fiume Congo.

Con i suoi quasi 5000km, il Congo è il secondo fiume africano per lunghezza (dopo il Nilo) e il secondo al mondo in quanto a portata d’acqua (dopo il Rio delle Amazzoni). Sebbene il suo tratto più selvaggio e suggestivo, ben descritto da Conrad nel suo Heart of Darkness, sia quello che attraversa l’RDC, per ovvi motivi di sicurezza non ci andremo. Partendo dalla capitale congolese, Brazzaville, ci limiteremo invece a risalire un tratto del fiume, fermandoci a visitare qualche villaggio e la sua gente, per poi trascorrere la notte su una delle sue isole, l’Ile Faignond e, il giorno dopo, tornare a Brazzaville.

Navigare Fiume Congo

Finora, un’idea di questo fiume l’avevo avuta solo dall’alto. Prossima all’atterraggio in Congo Brazzaville, dall’aereo ho visto più volte il mare perdere il suo turchese, diventare più torbido, sporco, malato. Sono i colori delle foreste pluviali, delle mangrovie, delle savane e delle paludi attraversate dal fiume a macchiare irrimediabilmente l’oceano.

“Ti trovi ancora a centinaia di miglia dalla costa, ma lo sai già: qui comincia la terra. Il fiume Congo si getta nell’Oceano Atlantico con una forza tale da cambiare il colore dell’acqua per centinaia di chilometri”, dice D. Van Reybrouck, autore del best seller Congo. “E’ sempre l’oceano, ovviamente, ma si vede che qualcosa è cambiato, il suo colore è diverso. Il blu si macchia a poco a poco di giallo. Però non si forma il verde, contrariamente al ricordo che ci ha lasciato la teoria dei colori, ma qualcosa di torbido. L’azzurro luminoso è scomparso. L’increspatura turchese sotto il sole di mezzogiorno è sparita. [..] D’ora in avanti è tutto un brodo. Un brodo giallastro, ocra, ruggine.  Quando ho visto per la prima volta delle fotografie aeree mi è venuta in mente una persona che si era tagliata i polsi e li teneva sotto l’acqua, ma per sempre”.

Un paragone agghiacciante. Ma non ci sono parole migliori per descriverlo.

Svelti sul mokoro, quelle acque le stiamo solcando. In alcuni punti il fiume è enorme, sembra di navigare nel bel mezzo di un lago, di un piccolo mare. Ogni tanto scivola accanto a noi un’altra piroga: pescatori, probabilmente. Sulla loro canoa però il motore non c’è; la sospingono con un lungo palo, con la sola forza delle braccia. Non conoscono la fretta: hanno adeguato la propria vita al ritmo del fiume.
Per avvicinarci a uno di loro, viriamo bruscamente e il mokoro piega un po’ troppo a sinistra. Come se servisse a qualcosa, mi aggrappo forte alle sponde. La signora fa uno dei suoi sorrisetti vuoti e dice qualcosa in lingua locale alla nostra guida, che scuote la testa ridacchiando. Due chiacchiere col pescatore e ripartiamo: la virata è ancora più repentina della precedente e la risata della nostra conduttrice è ormai squillante. Intorno a noi, su entrambi i lati del fiume, si stagliano grattacieli grigi.

Sempre citando Reybrouck, questo è infatti “l’unico posto al mondo in cui due capitali possono guardarsi ma, specchiandosi, Kinshasa [capitale dell’RDC] vede in Brazzaville il riflesso della propria miseria“.

Ben presto la natura riprende possesso del paesaggio: le coste si ricoprono di palme e le acque si popolano di alghe e, si dice, di ippopotami che non vediamo perchè, a quest’ora del giorno il sole è ancora troppo forte e, quindi, preferiscono rimanere nascosti. Ed è un bene perchè, essendo abili nuotatori in apnea, gli ippopotami sono tra i principali responsabili dei ribaltamenti delle canoe. “Fantastico, mi sento molto più sicura ora” – dico alla guida, che lo riferisce alla signora al timone. Questa, ormai senza ritegno alcuno, sghignazza che è un piacere e dà un altro strattone alla piroga.

Dopo aver sostato in qualche villaggio come da programma, ripariamo all’ultima tappa della giornata: l’ile Faignond. Alloggiamo nell’unica soluzione disponibile: una piccola struttura di una dozzina di camere, a gestione famigliare. C’è ancora tempo per fare il bagno nel fiume (io passo, grazie): vado invece in camera e mi butto sul letto. SBAM! Ecco, forse era meglio non buttarsi perché le doghe sono spaccate e il materasso ha ora assunto una inquietante forma a V.

Tiro giù un po’ di santi ma, del resto, alloggiamo su un’isola nel bel mezzo del fiume e non è che si possano avanzare chissà quali pretese. L’ospitalità almeno è ottima, così come la cena – pollo alla griglia, banane fritte e insalata di mango e avocado, che sicuramente non è stata lavata con l’Amuchina, ma… incrociamo le dita. A fine giornata, l’Africa ci regala un fantastico tramonto sul fiume e in un attimo tutto diventa buio e silenzio. Il sonno comincia a farsi sentire e mi dispongo nel letto a V come segue: testa su un vertice, fondoschiena nell’incavo della V e gambe sull’altro vertice.

Mokoro sul Fiume Congo

Quella notte, sogno una grossa bocca sdentata che ride.

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8 Comments

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  1. says: Alice

    Ciao cara Cris, leggo sempre con molto piacere i tuoi posts ed ora che sto per imbarcarmi in una nuova avventura africana mi sono riletta tutti i tuoi bellissimi racconti congolesi. Che dire spero davvero di vedere quello di cui tu tanto meravigliosamente parli, ed essendo passato del tempo, spero di riscontrare anche cambiamenti positivi. Grazie 😊

    1. says: Cris

      Alice che bello!!! Sono emozionatissima per te! Ti auguro il meglio da questa esperienza, ho visto ora sul tuo blog cosa ti aspetta! 🙂 Un enorme in bocca al lupo e mi raccondando fammi sapere!
      Un anno meraviglioso a te,
      cris

  2. says: Gian

    Bellissima!! 🙂 già salvata e poi fra un mesetto le raccolto tutte e le pubblichiamo sul sito! 🙂 spero di raccoglierne tante altre e confido ancora nel tuo aiuto!! 🙂

  3. says: La Ste

    Wow… e… non riesco a dire altro che wow! Ti ho scoperto ora, confesso, dopo il tuo commento sul mio blog e credo che ora passerò un po’ del mio tempo venendoti a trovare. Fortuna che ogni tanto faccio di queste belle scoperte.

  4. says: Martina

    Arrivo qui dal mio blog e mi incanto a leggere delle tue storie del Congo. che dire? Organizzo e vengo a trovarti eh 😉

    1. says: Cris

      Grazie! 🙂 Il Congo avrebbe molto da offrire.. stanno cercando di lanciare il turismo ma c’è ancora molto da fare: o ci sono strutture superlusso da migliaia di euro a settimana oppure ci sono tour raffazzonati alla meglio come quello che hai letto… E andare in giro da soli è possibile solo per brevi tratti, le strade sono quelle che sono. Non è facile vivere qui! 🙂 Grazie per essere passata!

  5. says: Guglielmo

    Piacevole l’accostamento di dettagli geografici/storici/culturali alla storia personale del giorno brava!!