‘Capri ha la fortuna – o la sfortuna – delle grandi protagoniste del turismo di massa del nostro tempo’. Se desideri accostarti al suo cuore, dovrai viverla ‘con i gesti lenti di una barca a remi, con la sobrietà che ogni atto d’amore esige’.
Da Capri. Una biografia, Cesare De Seta
“Ma un giro veloce per Napoli non ve lo volete fare?” – ci chiede il tassista; al traghetto mancava un’ora. “Vi porto a vedere Capri da un posto speciale”. E ci siamo trovati su quella strada-terrazza che è Via Petrarca: là in fondo, l’isola azzurra, la regina di roccia col suo inconfondibile profilo.
Il mare smeraldo, la natura selvaggia, le grotte, un sandalo di corallo, le granite al limone, le rocce aspre, il vento in taxi, la pezzogna freschissima, le maioliche gialle e blu, un vestito di lino, le ville di Tiberio, un tuffo dal gozzo, un faro bianco e rosso, la pelle scura e due occhi chiari. Capri è tutto questo e anche di più: è pura poesia, è l’ultimo baluardo della Dolce Vita. Eppure, quando dici che ci torni per l’ennesima volta, sono in molti a storcere un po’ il naso. E se ci trascorri settimane intere è la fine: sei snob (e parecchio).
Il fatto è che la maggior parte delle persone, di Capri, non conosce che i Faraglioni, la Piazzetta e lo shopping. Pensano che l’isola vomiti una patetica sfilata di vip e figli di papà, 50enni rifatte e ricconi americani. E che senza borsa mare di Chanel non sei nessuno.
Capri è anche questo, inutile negarlo. Ma mica è tutta lì.
Lasciarsi la mondanità alle spalle è un attimo: molto probabilmente, lungo il Sentiero dei Fortini, giù dal Monte Solaro o su verso Villa Jovis non incontrerai quasi nessuno; avrai l’isola e i suoi eleganti panorami blu tutti per te.
Non sei obbligato a fendere la folla di via Camerelle o via delle Botteghe, se non ti va. Puoi passeggiare per le Boffe di Anacapri, per quei vicoli che danno un’idea di come poteva essere l’isola una volta. Puoi cercare nuovi belvedere a cui affacciarti per guardare quel lembo di terra che è la penisola sorrentina, ma anche Ischia, Procida. Il Vesuvio.
Puoi scendere a Marina Grande. Che di speciale non ha nulla – né il fascino di Capri né l’atmosfera senza tempo di Anacapri – perchè in fin dei conti è solo un porto. Ma quelle casette abbarbicate sul fianco sinuoso della roccia, quella farmacia dalle pareti rosse, quel via vai di taxi scoperti che solo Capri ha, sono i primi scorci dell’isola che vedi e gli ultimi che porti con te sul traghetto in partenza e, per questo, ti sono particolarmente cari. Puoi buttare l’occhio dentro i cancelli, farti largo tra i colori accesi delle bouganville. Puoi prendere una granita appoggiata alla ringhiera della terrazza più bella del mondo, immaginando di essere sul gozzo che solca quel tratto di mare laggiù.
Il mare. Non sento la mancanza delle spiagge tradizionali, a Capri. Il bagno di solito lo faccio ai Faraglioni, Da Luigi o alla Fontelina, e ci arrivo non in barca ma giù per i gradini di pietra, fermandomi ogni volta a leggere le parole di quell’uomo meraviglioso che fu Neruda che, proprio qui, ha scritto alcuni dei suoi versi più belli. Oppure vado a Marina Piccola, ma non pigiata sul bus: scendo a piedi, lungo Via Mulo, nell’attesa che l’adorata via Krupp venga riaperta.
E se vieni con me, ti prego, fammi un favore: non lamentarti delle scale. A Capri ce ne sono e tante, sì: e allora? Se sei venuto per lagnarti, cambia isola che fai prima. Lo dice anche… no, non Neruda, ma l’anonimo smaltatore di una delle tante maioliche sparse in giro per l’isola: “se la vita è fatta a scale… Capri è la vita!”.
La sera, i profumi della migliore cucina mediterranea. Cerco posti nuovi senza trascurare di tornare in quelli che ormai conosco bene. Uno dei miei locali preferiti, Il Grottino, è un ristorante storico, di quelli che hanno decine di foto di vip appese alle pareti, ma vip veri, quelli degli anni ’50 e ’60. Quando entro so che troverò un ambiente ospitale e un proprietario di rara cortesia, che ancora si ricorda di te dall’ultima volta che ci sei stato e che, prima che tu te ne vada, ti lascia un’immaginetta della Signora di Tutti i Popoli, la cui icona è incastonata nei mattoni vulcanici del Molo 4. Non sono una persona religiosa ma ho adorato il fatto che, a me che amo tanto viaggiare, sia stata donata un’immagine sacra che raffigura la Madonna in piedi sul globo terrestre. Sul mio (mappa)mondo. E che questa immagine venga proprio da Capri, è una straordinaria coincidenza! Dopo cena, via Tragara ancora una volta, per vedere le lampare accese e i Faraglioni brillare al chiaro di luna.
E, come sempre, una settimana scivola via veloce, troppo veloce. Quando arriva il momento di partire, però, non fare come me. Non lasciare l’isola con il primo traghetto del giorno, quando la Piazzetta si inonda delle luci di un’alba rosa e un taxi ti porta giù alla Marina, un tornante dopo l’altro, il vento in faccia. Non fare come me, perché a quest’ora in giro non c’è nessuno o quasi e, se possibile, l’isola così deserta è ancora più bella e, lasciarla, ancor più difficile. Il cielo si tinge di arancio, la penisola sorrentina si accende di sole e Capri diventa via via più piccina. Ma il suo tozzo campanile, lo si vede ancora per un po’.
Ciao isola dei sogni: ormai lo sai, il nostro è un arrivederci.
Capri è uno dei posti che più amo al mondo e ci torno spesso. Per questo vi ho dedicato un’intera sezione del blog: la trovi qui.
E sott’acqua è ancora più bella.
Fare una immersione subacquea a Capri è una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto.
Mi fa piacere leggere questo tuo senso di appartenenza verso una isola che, ormai, è vittima del turismo mordi e fuggi.
Vero, troppo vittima di crocieristi che non vanno al di là dei Faraglioni… Mi è capitato di vedere proprio quest’anno una serie di foto sui fondali capresi: che meraviglia, non pensavo potesse esserci così tanto, sinceramente! Per la prossima volta allora: per quanto sia piccola, le cose da fare aumentano sempre! 😉
Condivido ogni parola anche se, quando giro per Capri, un po’ mi dispiace che gli isolani di questa zona (quelli dalla pelle scurissima e gli occhi dello stesso colore del mare) si vedano sempre meno, mentre i turisti snob, quelli che guardono schifati la gente del posto, siano sempre di più e sempre più arroganti e sprezzanti. Però, come dici tu, la magia di quest’isola è tale da far incantare con la sua semplice e naturale bellezza, facendo dimenticare completamente quell’orrendo turismo di lusso che la rende per certi versi un po’ finta!
P.S. La prossima volta ti aspetto per una scalata sul Vesuvio!;D
Eh, infatti non ne ho visti di isolani così – me ne ricorderei! 😉 Credo che per evitare una certa fascia di turisti, sia necessario uscire dal centro: fortunatamente Capri offre comunque tante possibilità di ritagliarsi i propri spazi e vivere l’isola al meglio. Ad Anacapri ne ho visti pochi, lungo il sentiero dei fortini o a Villa Jovis ancor meno! A Capri sono sempre stata nel mese di giugno/inizio luglio e mai in altissima stagione: deve essere il delirio in agosto! :/
E per quanto riguarda la scalata… ci sto!!!
Non vedevo l’ora di leggere il post su Capri 😉 Felice che tu sia riuscita a scovare angoli nuovi e ad innamorarti ancora di questi luoghi…che colori! Vero ogni luogo è come lo si vive, ben detto! A presto, prima o poi ci si vedrà no?! Baci baci
Prima o poi ce la faremo, sì!! Ti abbraccio!
Ma che bel reportage, bellissimo! Non conosco Capri, e finora ho solo fatto una breve incursione a Napoli che mi ha rubato un pezzetto di cuore. Sogno di tornarci per fare un bel giro turistico, grazie per aver condiviso questa visione dell’isola così poco mainstream! E complimenti per le foto 🙂
Ciao Giulia, grazie! Stay tuned allora, di Capri parlerò ancora sicuramente: questo è solo l’inizio! heheh
A presto allora! 🙂
Ma gVazie caVo! 😉