Welcome to fabulous (?) Las Vegas

Strip, Las Vegas
Sorge come un miraggio nel bel mezzo del deserto. Solo che un miraggio non è. E' la città degli eccessi, dell'ipocrisia, del kitsch e, naturalmente, della fortuna: guardate dove ho dormito!

Luci. Neon. Flash. (Brutte) copie. E’ la città-replica, quella che sorge come un miraggio nel cuore del deserto. Solo che un miraggio non lo è. O forse sì: è Las Vegas.

Non la amo particolarmente. Forse perchè, in generale, a parte New York e, in misura molto minore, San Francisco, non sono una grande fan delle città americane.  Eppure consiglio di vederla? Sì, decisamente. Magari non è il caso di spenderci quasi tre giorni come ho fatto nel 2005, però. La seconda volta che ci sono stata, 2 anni fa, ci abbiamo trascorso una sola notte, giusto per toglierci di dosso la polvere della Death Valley. Arrivati verso le 6 di sera, il mattino seguente eravamo già di nuovo on the road. Troppo poco? Credo dipenda sempre da cosa uno cerca. Per me, un’idea te la puoi fare.

Balza subito all’occhio che l’originalità di Las Vegas, paradossalmente, sta proprio nel suo non essere originale. Un parco divertimenti per adulti, una breccia trasgressiva nel puritanesimo americano: a Las Vegas, di autentico c’è ben poco. La Strip è una copia del mondo: c’è la piramide di Cheope, La Tour Eiffel, l’Empire State Building, un vulcano hawaiano in eruzione. C’è persino una copia del cielo. Perché’ dentro al Venetian, l’hotel-Serenissima, la notte non scende mai: sull’immenso perimetro di questo albergo-casinò il cielo è sempre azzurro. Appena qualche nuvoletta (bianchissima). Perché in Italia è così, no? C’è sempre il sole. E’ per questo che i gondolieri veneziani – anzi Venetiani – si sgolano a cantare O sole mio, mentre scarrozzano i turisti in gondola lungo i canali interni dell’hotel. L’acqua almeno è vera.

E’ la città degli schiamazzi e della solitudine: signori ai tavoli di backgammon, con il nodo della cravatta ormai allentato, le maniche delle camicia arrotolare. Gruppi di amiche intorno alla roulette, con le dita incrociate nella speranza che la pallina si fermi sul rosso. Giocatori concentrati ai tavoli da poker, con torrette di fiches più o meno alte davanti a loro. Ma ad impressionarmi di più sono state quelle signore visibilmente attempate che, alle 2 del mattino passate, erano ancora lì a tirare la leva delle fruit machine. Reggevano con mano tremante il bicchierone con le monetine, forse recitando preghiere silenziose affinchè uscissero una volta tutti insieme, quei simboli del verdone.

New york new york, las vegas

E’ la città dell’ipocrisia e dello scempio: se il gioco d’azzardo e la vendita di alcolici sono consentiti ad ogni ora del giorno, la prostituzione è invece illegale. Eppure i muri, i marciapiedi (e una volta le cabine telefoniche), sono tappezzati di bigliettini espliciti di ‘signorine’ in vendita. E gli ‘spettacoli per adulti’ si sprecano. Ma del resto “what happens in Vegas, stays in Vegas”, lo sanno tutti.

E poi un’altra cosa: nel 2005, all’hotel MGM Grand, quello della Metro Goldwyn Meyers, c’era una galleria sopraelevata: alzavi gli occhi e, sopra di te vedevi 2-3 leoni. Vivi. Chiusi lì, tutto il giorno. Spero non sia più così: nel 2013, all’MGM non ci ho più messo piede.

Paris, Las Vegas

E’ la città della decadenza di Downtown dove, negli anni ’30, tutto ebbe inizio con la liberalizzazione del gioco d’azzardo. E’ qui che c’è lo storico Hotel Flamingo, è qui che si accende Vegas Vic, il cow boy al neon che tutti conoscono, ed è lungo Fremont Street che sopravvivono quei casinò dalle insegne un po’ vintage, dai nomi d’altri tempi – Circus Circus, Golden Nugget, Pioneer Club – che testimoniano che anche un mostro moderno come Las Vegas ha avuto un passato.

E’ la città del lusso. Ma è meglio dire del kitsch. L’opulenza del Bellagio, la sua immensa hall con il soffitto ricoperto di 2000 fiori di vetro soffiato. Le sue fontane danzanti. Le limousine nella Strip. Gli hotel-casinò con 7000 stanze.

E’ un’araba fenice: alle luci del giorno la Las Vegas ‘vera’ si spegne. I croupier non si fermano, ma si nota sensibilmente che la frenesia e il trucco pesante della notte passata cedono il passo ai ritmi più rilassati del turista medio, quello con la T-shirt stampata e i sandali, con i bambini al seguito, tutti con il cappellino “Welcome to Fabulous Las Vegas – Nevada”. Quello che fa tanto d’occhi davanti a tutto, che non si perde un hotel, per non parlare dello store di M&M’s. Con il buio, però, la città risorge dalle ceneri e quanto lasciato in sospeso la notte precedente – avventure e ossessioni – riprendono lì dove erano state interrotte.

E’ la città della fortuna. E qui fammi raccontare un episodio. Avevamo prenotato una stanza al Caesars Palace (sì, quello di Una notte da leoni), su Booking.com, a 130€. Al check-in, controllandomi il passaporto, la receptionist si accorge che, due giorni dopo, sarebbe stato il mio compleanno: “Happy early birthday”, esclama. Ci fa un regalo, dice, e ci consegna la chiave. La nostra stanza si trova al 44° piano dell’Augustus Tower: apriamo la porta e… è una suite.  La Senator Suite. Con TRE bagni. Cosa che nemmeno il mio appartamento in Italia. C’è un salotto, un salotto VERO. E ce n’è un secondo, più piccolo, nella camera da letto. Non solo: una finestrona dà proprio sulle fontane danzanti del Bellagio. Sconvolti.

L’America è anche questa: dormire con 130 euro in una suite da 2.500€ a notte, per puro caso, solo perché una receptionist sconosciuta ha deciso che, siccome il tuo compleanno è vicino, un upgrade te lo meriti, dato che la suite questa notte è libera. Capiterebbe in Italia? In Europa? Non credo. A Las Vegas invece tutto può succedere.
Alle 9 del mattino seguente siamo già pronti, direzione Zion National Park. “You guys have been lucky with that room, ah?” – ci dicono al check-out. “We’re in Vegas”, rispondo io. “We have to”.

did caesar live here
Didn’t he? 🙂

E voi cosa ne pensate di questa città così controversa? Vi piace, ci tornereste? Fatemi sapere!
Credits: Grazie a mio marito che si è prestato come modello per la foto qui sopra.

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9 Comments

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  1. Allora ci sei stata anche tu 🙂 Condivido, come molte altre città americane non mi dice molto (tra cui anche Los Angeles), ma non andarci sarebbe comunque un’eresia… e poi è così comoda come punto di partenza per posti di grande bellezza naturale (Grand canyon, death valley, monument valley ecc ecc). Bel blog, ti seguirò!

    1. says: Cris

      yes, in fin dei conti è una tappa inevitabile in un the road negli USA, anche se può piacere o meno! A presto Anna! 🙂

  2. says: Francesca

    Las Vegas , secondo me, è una parentesi carina in un viaggio più lungo, se si percorre la Route 66 o si è diretti al Grand Canyon, ma non la destinazione finale, almeno non per me. Ci sono stata e non ci tornerei una seconda volta, non perché non mi sia piaciuta, ma una volta basta.

    1. says: Cris

      Esatto, va vista perchè “è Las Vegas” ed è un luogo sicuramente originale dove fare una sosta ma… nulla di più: un viaggio negli USA ha mete ben più interessanti.

  3. says: Antonella

    Bel post! A Las Vegas non ci sono ancora stata, anche se ho avuto un piccolo assaggio del cattivo gusto americano ad Atlantic City…un luogo abbastanza surreale!!
    Penso che una sola notte possa bastare, almeno per i miei gusti.;)
    Belle foto, poi!😍

    1. says: Cris

      Pienamente d’accordo: tanto bella l’America secondo me ma più per i suoi paesaggi che per gli eccessi delle città!

  4. Io sono più o meno d’accordo con te: Las Vegas è un grande parco di divertimenti, tutto tranne che originale (nel senso che di suo -non copiato- non ha proprio molto), però almeno una volta nella vita per me va vista! Basta prenderla un po’ come un gioco 🙂 bel post e belle foto!

    1. says: Cris

      Sì, la penso anch’io così. Credo che l’ideale sia trascorrerci una nottata e stop, ma come sempre dipende dagli obiettivi ‘vacanzieri’ di ciascuno. Conosco persone che invece ne vanno pazze!
      Ciao e grazie per essere passata!