Ha gli occhi piccoli, resi ancor più minuscoli da un paio di occhialini tondi. I capelli radi ma, in compenso, una barba folta, bianca. Siede lì, nella cabina all’ingresso e sta per farci i biglietti. “Welcome to the Grand Canyon!”, dice con voce acuta e scoppia in una risata.
Perché ride poi. Quel sabato ha piovuto a dirotto tutto il giorno e, probabilmente, di gente sorridente quel ranger non deve averne vista molta. Anche noi abbiamo preso la pioggia, ma per strada, fortunatamente. Appena usciti dall’Antelope Canyon, il cielo si è rannuvolato e in poco tempo ha rovesciato secchi e secchi d’acqua. Una parte della Route 89 non era percorribile e così abbiamo dovuto allungare il percorso, passando per Tuba City, una di quelle cittadine americane che proprio no. Un McDonald’s e un paio di muli scappati che ti attraversano la strada.
Quando finalmente arriviamo al Grand Canyon la pioggia ha quasi smesso e manca poco al calar della sera. Entriamo comunque nel parco, anche se l’indomani ci trascorreremo tutta la giornata. Lungo la strada, un wapiti dall’aria poco amichevole.
Penso di essere preparata a quanto mi aspetta: ci sono già stata una volta. Solo che poi arrivi al Rim, strabuzzi gli occhi e decidi che no, non si è mai pronti a una visione del genere. Scommetto che non lo è nemmeno l’attempato ranger di prima, nonostante alleni lo sguardo da anni. Le rocce sembrano sospese, brillano tra le ultime gocce di pioggia. I colori emergono nella foschia: predominano il viola, l’azzurro. Un grande canyon blu.
Dove finisce? Forse nessun altro posto al mondo è capace di trasmettere la stessa sensazione di immenso. E pensare che di quei 500.000 ettari non ne vediamo che una piccolissima parte. Trascorriamo una mezz’ora lì, incantati.
Il giorno seguente c’è il sole: siamo pronti a scendere dentro il Grand Canyon. Qui al South Rim, dove ci troviamo – che è, tra l’altro, il lato più accessibile e frequentato del Grand Canyon (in quanto il North Rim accoglie appena il 10% visitatori totali) – ci sono numerosi percorsi tra cui scegliere. Come dicevo in questo post che ti aiuta a organizzare una vacanza all’insegna dell’hiking, puoi decidere il vostro prima di partire, dando un’occhiata al sito ufficiale del GCNP.
In quanto a noi, pensavamo di fare il Bright Angel Trail, ma l’acqua del giorno prima l’ha reso inagibile; optiamo allora per il South Kaibab Trail, più scenico del BAT, ma un po’ più difficile anche perché, a parte le prime ore del mattino, è tutto in pieno sole. Si tratta di un sentiero su tre tappe di circa 10km, con un dislivello di 630m, da percorrere idealmente in 4-5 ore.
La prima tappa, facilmente accessibile a tutti, si chiama Ooh Ahh Point, un’onomatopea che rende perfettamente l’idea. Proseguendo in direzione della seconda, Cedar Ridge, si ha l’impressione di penetrare poco alla volta nelle viscere della terra; eppure, questi solchi primordiali non provocano inquietudine nè tensione. Anzi, la sensazione è quella della pace più assoluta: la gente che si avventura per i trail è poca e il silenzio rende la camminata ancor più magica. E poi questa scena pazzesca: una fila di muli. Che lo so che sono solo delle guide che tornano su dal fiume Colorado, ma… l’effetto! E’ l’America dei film quella che mi scorre davanti agli occhi.
Alzo gli occhi. Penso che la cosa più bella di un viaggio negli USA siano i cieli. Quanto sono infiniti i cieli americani? …eppure il cielo è sempre quello. Solo che qui, dove i paesaggi sono sconfinati, dove la natura è estrema e gli spazi sono immensi… è come se anche il cielo diventasse più grande, più profondo. Più blu.
La tappa finale del nostro percorso è Skeleton Point: la stanchezza comincia a farsi sentire e quest’ultimo tratto è sicuramente più impegnativo dei precedenti. Però vale la pena affrontarlo, perchè è da lì che si riesce ad avvistare il fiume Colorado. Eccolo! Ci fermiamo a contemplarlo: sembra davvero rosso (‘colorado‘ in spagnolo, appunto), tanti sono i detriti e la sabbia strappati alle rocce. Uno scoiattolo ciccione ci tiene compagnia.
Sebbene il fiume sia pochi chilometri sotto di noi, siamo costretti a fermarci. Probabilmente le gambe ci porterebbero laggiù ma non ce la farebbero a risalire sotto il sole cocente: la discesa fin qui è relativamente facile e non ci si rende conto di quanto in realtà sia ripido il percorso; nessuna guida consiglia MAI di andare e tornare dal fiume in giornata. Una cosa veramente figa? Scendere al Colorado via South Rim, accamparsi la notte e risalire via North Rim. E’ uno dei miei sogni e chissà che prima o poi si realizzi: peccato che il rest camp al fiume disponga di posti limitatissimi e sia necessario prenotare con 12 mesi di anticipo (se bastano)!
Una volta tornati in superficie, prima di rimetterci in auto, decidiamo di seguire un tratto del Rim Trail, un percorso facile facile su strada asfaltata, da percorrere a piedi oppure usufruendo delle navette gratuite che circolano per il parco. Se vuoi vedere il Grand Canyon senza faticare troppo, questo è senz’altro il modo migliore, soprattutto perchè ricco di punti panoramici impressionanti: ne parlo meglio qui.
Adesso però è davvero ora di partire; ci spostiamo verso la Monument Valley, dove ci attende un pernottamento davvero particolare. Ciao Grand Canyon, ci rivedremo.
ciao… stò pianificando l ‘ escursione al Gran Canyon con risveglio al interno del Parco ( Yavapai lodge) … Nella giornata volevo incastrare South Kaibab Trail fino allo Skeleton Point e l’ Hermit Road tramite shuttle ,come mi sembra di aver capito avete fatto voi… Avrei bisogno di due informazioni, calcolando che io sarò nel parco intorno a metà Settembre… Dove si lascia l auto per intraprendere il Trail, partendo al mattino presto per riprenderla poi una volta finito il giro sul bus e in quale fermata prendere il bus una volta finito il South Kaibab Trail? Nel’ arco della giornata mi dovrò anche spostare, con l’ auto a noleggio, verso Kingman… Tutto fattibile vero?
Grazie
Ciao Caterina,
ti confermo che ho fatto escursione e rim in navetta nello stesso giorno; puoi lasciare l’auto nel parcheggio del visitor centre che è lì vicino e, sempre da lì, prendere poi la navetta a/r. Sono tornata al Grand Canyon proprio due settimane fa (detour nell’ambito di un altro viaggio) e ho percorso l’hermit road a piedi, ma pur essendo zero faticosa è bella lunga per cui meglio in navetta, specialmente dopo il SKT.
Anch’io questa volta mi sono spostata fino a Kingman dal Grand Canyon; sono appena 300km per cui dovresti farcela. La strada da Williams in avanti (che in alcuni tratti è la vecchia Route 66) è molto piacevole: non perderti la cittadina di Seligman!
Un saluto e buon viaggio,
cris
E’ verissimo: il cielo sul Grand Canyon ha lasciato a bocca aperta anche me. Non me l’aspettavo, ma mi ha (quasi) ricordato il grande cielo africano.
Ti dirò… io preferisco i cieli americani a quelli africani! (anche se il tramonto in africa non ha rivali!)
Ok allora vada per la navetta per me eh! Sai che sono più una da città io 😉 e poi già mi vedrei scivolare mille volte lungo i percorsi che scendono giù verso il fiume eheh. A parte tutto, non vedo l’ora di essere li, sotto un immenso cielo, spero blu, e la maestosità e spiritualità di questo luogo tanto sognato! Ormai manca pochissimo (ma ti ricordi che ti avevo proprio chiesto info anni fa?, alla fine ci siamo quasi wow). Monica I Viaggi di Monique
hahahah sisi, lo so!! Puoi anche fare la Desert View Drive allora. E’ un percorso in auto di una 40ina di km, ti porta alla Watchtower dove puoi salire per una vista a 360 gradi! L’avevo fatto la prima volta!