Una cupa cattedrale, un brutale assassinio e giovani streghe: Canterbury, nel Kent, è ricca di simbolismi molto forti. Impossibile poi non associarla a Chaucer: anche se le sue Tales sono arrivate a noi incompiute, Canterbury non ha mai smesso di raccontare la propria storia, e lo fa attraverso delle immagini nitide, che parlano di un’epoca sì lontana, ma che indubbiamente ha lasciato un segno ancora oggi percepibile.
Proprio come i pellegrini di Chaucer, entriamo in punta di piedi nell’anima di pietra della città, quella cattedrale così imponente da incutere timore a mano a mano che ci si avvicina. Gli occhi pietosi di un grosso Cristo in bronzo ci scrutano mentre passiamo sotto il massiccio gate d’ingresso.
Costruita nel XII secolo, la cattedrale di Canterbury è una delle più antiche chiese anglicane del Paese. Naturalmente, il suo interno è oggi illuminato, ma è inevitabile pensare a quando, un tempo, la sola luce presente era quella delle torce, che allungava ombre scure sulle pareti o lungo le navate della chiesa. A quando il rigore dell’inverno inglese sbatteva sul freddo della pietra e pesanti spifferi penetravano attraverso il portone mal accostato da chierici frettolosi.
Ma ritorniamo al presente: un giro nel chiostro, uno sguardo d’ammirazione alle vetrate istoriate, una sosta nella bellissima Warriors Chapel, la cappella piena di stendardi dedicata ai caduti delle tante guerre che hanno caratterizzato la storia inglese e, infine, una visita alla tomba del Principe Nero, quell’erede al trono che non divenne mai re: morì un anno prima del padre.
Ad attirare il visitatore come una calamita, è però un altare laterale, nel transetto settentrionale della chiesa. E’ qui che, pochi giorni dopo il Natale del 1170, quattro cavalieri di re Enrico II hanno brutalmente assassinato Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, mentre era raccolto in preghiera.
A ricordare l’infausto avvenimento, una scultura da brividi: una croce, emblema del martirio, e due spade con la punta insanguinata, simbolo dell’omicidio. Grazie a un tetro gioco di luci, le due spade proiettano costantemente la propria ombra sul muro, sdoppiandosi in modo da sembrare non più due ma quattro, il numero degli assassini. Croce e spade formano un cuneo, con la punta rivolta verso il basso a indicare che proprio lì sotto è avvenuto il sacrificio di un innocente. Una lapide e un nome scritto in rosso: ‘Thomas’.
L’effetto è davvero singolare: la suggestione del luogo, la penombra, la potenza di questa scultura così semplice ma così diretta, ipnotizzano completamente e non si può fare a meno di sentire un brivido lungo la spina dorsale.
Thomas Becket è stato in seguito dichiarato martire e santo dalla Chiesa cattolica ed è così che la cattedrale di Canterbury è divenuta meta di pellegrinaggi religiosi. Tuttavia, il suo sepolcro oggi non c’è più: è stato distrutto da Enrico VIII, nel momento in cui si è autoproclamato capo della Chiesa d’Inghilterra.
Dove un tempo c’era la tomba di Becket, oggi c’è un pavimento nudo e privo di ingombri. Un enorme spazio vuoto. A riempirlo, la fiamma di un solo cero, l’unico ad avermi trasmesso un po’ di calore tra queste mura.
Ma usciamo dalla cattedrale ora, e parliamo di streghe. A Canterbury si trova un esempio di uno dei più noti metodi di tortura utilizzati dall’inquisizione. Potete vederlo in St Peters Street, nei pressi della Weavers House, una tipica casa in stile Tudor, a graticcio, dove un tempo si indaffaravano i tessitori (e oggi i camerieri, dato che è stata trasformata in un ristorante).
Proprio qui, vedrete sporgere sul fiume Stour una sorta di palo, un braccio mobile con un seggiolino fissato alla sua estremità. Si tratta del ducking stool, strumento ‘infallibile’ per scovare le streghe. Semplicemente, l’accusata veniva legata al sedile e immersa ripetutamente nelle acque gelide del fiume. Se effettivamente era una strega, bhè, allora sicuro che sarebbe riuscita a sopravvivere a questa tortura: dunque, sarebbe finita dritta al rogo. E se invece non sopravviveva? Allora… no, dopo tutto non era una strega. Ops. Apologies for the inconvenience. La Chiesa avrebbe quindi mandato una lettera di scuse ai famigliari della giovane e raccomandato la sua anima a Dio.
Concludo con una nota divertente: pare che, nel Medioevo, il ducking stool venisse utilizzato anche per punire – o meglio, per umiliare pubblicamente – le mogli capricciose (senza arrivare all’annegamento ovviamente!).
Se la bella Canterbury vi ispira, la si può raggiungere in poco più di un’ora e mezza di pullman da Londra, con partenza da Victoria Coach Station; in circa la metà del tempo se invece si sceglie il treno (che però è decisamente più caro!).
Cosa ne pensate? Se siete a Londra, ecco altre idee per brevi gite fuori porta!
Ma che bella! Davvero non la immaginavo così! E davvero interessanti tutti i richiami storici che ci hai fatto presenti! 🙂
Già, nasconde un sacco di sorprese!
Una delle cattedrali più suggestive e ricche di dtoria del mondo. I dintorni quasi ” leggiadri” .
Consigliatissimo un viaggio.
Sherabientot
Decisamente. Spero di tornarci ancora!
Ma che carina! Sai che non l’avevo mai presa in considerazione?!? La prossima volta vedrò di farci un giro 😉
Sì, credo se conosci Londra già abbastanza, un giro a Canterbury te lo puoi sicuramente ‘permettere’, vedrai che non ti deluderà!
Fantastica .. Se avrò occasione di ritornare a Londra la includerò nelle nostre visite !!!
SposaFelice WB
http://sposafelice.wordpress.com
Ciao Cris, potrebbe essere sicuramente una tappa per un ritorno a Londra. Vista però l’esperienza di 2 anni fa (viaggio in novembre – partenza da Treviso posticipata per nebbia – visita alla città sotto la pioggia), magari ne riparliamo questa primavera!
Bella descrizione e… interessante il ducking stool!
Ti dirò, ho visto Canterbury una volta con il sole e una con un tempo da lupi, un vento che ti portava via. Bhè, ho quasi preferito la seconda, la città mi è parsa ancora più suggestiva! 🙂