Quattro esperienze da fare nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (lato Piemonte)

Parco Nazionale del Gran Paradiso, veduta piemontese
Meno noto del versante valdostano, quello piemontese è più aspro e selvaggio ma ugualmente bello e avventuroso

Istituito il 3 dicembre del 1922, il Parco Nazionale del Gran Paradiso è il più antico d’Italia e, con oltre 70.000 ettari di estensione a cavallo tra due regioni, uno dei più vasti. Rispetto al corrispettivo valdostano, il lato piemontese – che poi coincide con la Valle dell’Orco – è forse meno conosciuto, oltre che più aspro e selvaggio. Parco giochi personale degli amanti degli sport estremi quali arrampicata o sci alpinismo, il Gran Paradiso piemontese offre anche attività alla portata tutti: ecco quattro esperienze da non perdere.

Fotografare i colori di Serrù e Agnel
Serrù e Agnel sono due laghetti di origine glaciale il cui bacino è stato ampliato a seguito della costruzione di due dighe nel secondo dopoguerra. Sebbene asserviti alla produzione di energia idroelettrica, questi due specchi non hanno perso il loro fascino, anzi: insieme, costituiscono uno degli scorci più fotografati delle Alpi piemontesi. Perché sono così fotogenici? La loro particolarità è evidente sin dalla prima occhiata: mentre il Serrù è grigio-latteo, tinta che deriva dal limo glaciale trascinato giù dai ghiacciai sovrastanti, l’Agnel è invece di un blu intenso, in quanto alimentato dai torrenti che hanno depositato i propri sedimenti a monte. Di conseguenza, l’acqua che giunge all’Agnel risulta per così dire ‘filtrata’ e, quindi, molto più limpida e pulita.

I due laghetti si trovano lungo la strada che si inerpica sul Colle del Nivolet (2612m), un valico alpino situato nelle Alpi Graie. Nei mesi invernali il tracciato è solitamente chiuso al traffico causa neve, ma in estate puoi facilmente arrampicarti fin quassù – in auto o in bicicletta (!) – per cercare il tuo belvedere preferito. Al Serrù, inoltre, è possibile cimentarsi in un’escursione facile facile: un anello intorno al lago, percorribile in meno di due ore, che va a toccare una serie di tappe interessanti. Vedrai da vicino la cascata del Pian Ballotta, un torrente immissario del Serrù; giungerai ai piedi del ghiacciaio della Capra; costeggerai il laghetto di Pratorotondo, uno specchio piccino ma delizioso e, infine, chiuderai il cerchio arrivando alla casa dei guardiani della diga.

Cercare stambecchi e marmotte
Qualunque sentiero tu scelga di percorrere all’interno del Parco – quattro passi in un prato o un trekking più complesso in ambiente roccioso – tieni sempre gli occhi ben aperti: la fauna è così numerosa e variegata che sarà difficile non avvistare almeno un paio di animali!

Emblema del parco è lo stambecco, specie protetta che sul finire del XIX secolo ha rischiato l’estinzione. Oggetto di una caccia spietata soprattutto a causa della sua carne succulenta, la sua presenza si era ridotta a un centinaio di esemplari che, opportunamente preservati, sono ora divenuti 3000. Simile a una capra selvatica, le corna spesse e curvate all’indietro, lo stambecco vive in alta quota dove si nutre di arbusti, licheni e germogli, ma non esita a scendere a fondovalle non appena l’erba comincia a rinverdire dopo l’inverno. Per questo, i mesi di aprile e maggio sono forse i migliori per avvistarlo; con l’arrivo dell’estate e lo scioglimento delle nevi, lo stambecco salirà infatti ad altitudini maggiori.

Tra gli altri animali presenti nel parco, trovi camosci, volpi, lupi, pernici, galli forcelli, tassi, ermellini e marmotte: tendi bene le orecchie per sentire il loro fischio! E non dimenticare, di tanto in tanto, di alzare lo sguardo al cielo; grossi rapaci – aquile e gipeti – potrebbero planare proprio sulla tua testa.

Fare stargazing
Le stellate più belle della mia vita le ho viste nel deserto della Namibia, nella Monument Valley e sul fiume Zambesi in occasione di un (divertente) incidente in barca. Non è semplice in Italia scovare posti totalmente privi di inquinamento luminoso: c’è sempre un lampione, una cascina lontana ma con le luci accese oppure le strade sono troppo impervie o impraticabili. Ma per godere di una notte perfetta, basta mettersi al volante e imboccare una delle vie che portano nel cuore del Gran Paradiso, il cui ingresso è libero e gratuito a ogni ora.

Talvolta vengono organizzate escursioni o passeggiate in notturna, ma se hai dimestichezza con la guida in montagna puoi avventurarti anche da solo. Scaricando app come SkyView, potrai identificare con facilità le costellazioni: basta puntare il cellulare al cielo! La Via Lattea, invece, riuscirai a vederla a occhio nudo e, con un po’ di fortuna, le stelle cadenti non mancheranno. Io ne ho vista una precipitare proprio ‘dentro’ al Gran Carro. Uno spettacolo!

…Volare!
A essere sinceri, quest’ultima è un’esperienza non proprio adatta a tutti e, più che all’interno del Parco, si trova alle sue porte, nel comune di Frassinetto (TO). Però è così emozionante che non potevo fare a meno di inserirla in questo contesto! Il Volo dell’Arcansel, arcobaleno in dialetto locale, è una zipline che plana su di una fitta pineta e ti regala una discesa super panoramica e adrenalinica.

Qualche numero per farti capire meglio di cosa si tratta: 1800 metri di volo, una durata di circa 80 secondi (fidati che non sono pochi come potrebbe sembrare), una velocità massima di 140 km/h e un dislivello tra fune e terra fino a 400 metri. Imbragata in posizione orizzontale e poi agganciata in tutta sicurezza ad un cavo metallico tramite speciali carrucole, la prospettiva di cui godrai è identica a quella di un uccello e la sensazione è proprio quella: STAI VOLANDO! Non ci sono limiti di età, ma solo di peso e altezza: 40 kg e 145cm. Come vedi nella foto qui sotto, il volo può essere effettuato non solo singolarmente ma anche in coppia. E’ stata la mia prima zipline e l’ho adorata!

Buon viaggio!

 

 

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9 Comments

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  1. says: Max510

    Il Nivolet, uno dei miei posti preferiti…
    Quello stradino, in moto, è qualcosa di meraviglioso… facendolo lentamente, col passo giusto per godersi ogni singolo metro di strada e paesaggio !
    Ciao ciao
    Max

      1. says: Max510

         in motocicletta le coseassumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in un abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di TV. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiosissimo dentro una cornice. In moto la cornice non c’è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei più uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente.”

          1. says: Max510

            Sì. È una citazione di un libro motofilosofico, ma rende appieno l’idea di come interpreto io il viaggiare in moto (non sono smanettone 😉)

    1. says: Cris

      Per questi posti meglio l’estate, però… ora magari un giro nelle Langhe per mangiare un po’ di tartufo! 😉