Le strade dell’isola di Paros

Lefkes
Dedali bianchi e blu, che profumano di buganvillee, di mare, di polpi stesi ad asciugare...

I paesini di Paros hanno strade strette, lastricate. Profumano di buganvillee, macchie rosa che, di tanto in tanto, interrompono una trama bianca e blu. Profumano di mare, di pesca, di polpi stesi ad asciugare su un filo, come panni appena lavati.
Sono labirinti immacolati e ardenti, dove l’ombra è preziosa. Negli angoli più freschi si radunano gruppetti di bimbi, il più gentile – o semplicemente il più sbruffone – dei quali si rivolgerà a te con uno sfuggente Ya Sas. In questi stessi anfratti si riposano gatti magri piuttosto sporchi, polverosi. Ma se non scappano, una carezza gliela fai lo stesso.

Mi piacciono, di Paros, quelle vie che finiscono direttamente in mare. Quelle anguste dei villaggi di pescatori – Aliki, Drios, Marpissa, Pisso Livadi – e quelle candide di Naoussa, dove, se non ti perdi, arrivi a un porticciolo che sembra disegnato da uno di quegli artisti di strada – avete presente no? Quelli discreti, che si mettono in un angolo per non disturbare. Che tratteggiano ad acquerello tavolini, sedioline, scalette. Perché in fondo non servono accrescitivi nè tinte forti per raccontare la bellezza della Grecia.

I vicoletti di Lefkes, però, sono quelli che amo di più. Poche anime li frequentano. Guarda l’isola dall’alto Lefkes, cittadina strategicamente costruita sulla cima di una collina dell’entroterra per difendersi da attacchi corsari. E’ a Lefkes che, in un intrico di vicoli talmente stretti da non consentire il passaggio delle auto, incontrerete la Grecia più autentica.
La vedrete al tavolo di una taverna, di quelle con i bicchieri di vetro ormai appannati, le tovaglie di carta e le sedie impagliate. La incontrerete lungo la strada che porta alla cattedrale di Agia Trias, con le sue icone bizantine. La riconoscerete in mezzo al gruppo di anziani che chiacchierano all’ombra di un ulivo. E davanti alla porte di casa, seduta tra vecchie vestite di nero, che – tra tutto quel bianco e quell’azzurro – stonano un po’.

E poi c’è Paroikia, punto di approdo di tutti i traghetti, le cui strade sono le più battute dell’isola. Un po’ di pazienza e, superata la zona del porto con i suoi negozietti di cartoline e souvenir, il dedalo ricomincia: vicoli che si alternano a cortili interni, buganvillee che lasciano spazio ad alberi da frutto, cupole celesti che spuntano dove meno te lo aspetti.
E’ bello girare per Paroikia soprattutto la sera, quando il tramonto infiamma le viuzze. E allora ci si può sedere a prendere una birra o magari uno di quei tipici caffè freddi, i frapés. Però il latte mica c’è; no, ti viene servito un bicchierone di acqua, zucchero e Nescafè. Roba che in Italia la tireresti dietro al cameriere. Ma non in Grecia. Anzi, lì ti sembrerà una delle cose più buone mai bevute in vita tua.

isola di Paros

Donano tranquillità le strade di Paros. Ti fanno assaporare il gusto di una vita semplice, serena. E spero di perdermici ancora, prima o poi.

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14 Comments

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    1. says: Cris

      Grazie! Sono stata a Paros due volte: la prima l’ho abbinato con Naxos (ma è stato un sacco di tempo fa), mentre la seconda, più recente, con Santorini…