C’è un posto, nello Utah, che fino alla prima metà del ‘900 era accessibile solo a indiani e cowboy. Ma non immaginatevi nulla di simile alla Monument Valley, scenario troppo aperto, troppo perfetto. Troppo cinematografico. Canynolands è proprio l’opposto. E’ un luogo duro, aspro, un dedalo di sentieri che si snodano tra le gole scavate da due fiumi. Era un luogo – suppongo – difficile da conquistare, da sorvegliare, ideale per agguati e nascondigli. Dove se qualcosa andava storto… addio. Mi piace pensare sia uno di quei posti che di vita ne hanno vista tanta. E forse è così: la superficie di Canyonlands, con quella sua terra compatta e bruciata, solcata da canyon larghi e profondi, ricorda un viso duro, pieno di rughe, tagliato a metà da una grossa cicatrice mai rimarginata.
Canyonlands è il parco nazionale che forse più di ogni altro rappresenta l’America selvaggia. Non è esattamente semplice visitarlo: innanzitutto perché si compone di tre aree distinte e non connesse tra di loro; dunque, a meno che non si abbiano a disposizione più giorni, è impensabile vederle tutte in un’unica puntata. E’ necessario scegliere: l’area più a Sud, The Needles, è così chiamata per le sue formazioni rocciose: pinnacoli colorati che si ergono come aghi appuntiti. Quella al centro, The Maze, è quasi inaccessibile, un labirinto vero e proprio, in gran parte ancora inesplorato, dedicato agli escursionisti più esperti, quelli che non partono senza una dose extra di benzina, di acqua, e un buon GPS.
La parte Nord è la più accessibile ed è anche quella che ho visitato, complice un nome decisamente affascinante: Island in the Sky, l’isola nel cielo. Un appellativo pittoresco e, del resto, la prima cosa che vedrete è proprio… un dipinto. E con tanto di cornice, s’intende. Un brevissimo hike di nemmeno un kilometro ti porterà al Mesa Arch, un arco di roccia attraverso il quale osservare per la prima volta la desolante immensità di Canyonlands. Dicono che il momento migliore per vedere il panorama sia l’alba: non ne dubito.
Dal Mesa Arch si prosegue la camminata verso il Grand View Point costeggiando l’orlo del rim, lungo uno scenario sempre più drammatico. Al termine del percorso, eccola quella cicatrice indelebile, ecco l’isola nel cielo. Il Green River – un lungo nastro, verde davvero – e l’immancabile Colorado, scorrono indisturbati da chissà quanto tempo.
Cosa c’è la sotto? Facciamo foto con lo zoom tirato al massimo, peccato non avere un binocolo: guardiamo curiosi, quasi avidi, quelle gole con le pareti di roccia che si ergono tutt’intorno, in parte crollate, in parte no. Quanto vorremmo essere laggiù: un sentiero c’è, si chiama White Rim Road; è un tratto di circa 100 miglia che ti porta dritto nel cuore dell’”isola”. Come spesso accade negli USA però, è necessario richiedere anticipatamente permessi speciali per accedere a determinate aree e, ovviamente, per portarlo a termine sarebbero necessari più giorni. Niente da fare, per questa volta.
Prima di uscire dal canyon, un’ultima tappa: l’Upheaval Dome. Si tratta di un gigantesco cratere (5km di diametro) la cui origine è tutt’ora materia di dibattito. Le scuole di pensiero sono due: la prima sostiene si sia formato a seguito dell’erosione e conseguente collasso di una cupola salina; la seconda, più fantasiosa – ma alla quale, personalmente, preferisco credere – è che sia stato creato circa 60 milioni di anni fa dalla caduta di un meteorite, esploso con l’impatto. Riusciamo a vederlo appena prima che cominci a piovere.
Prima di rimetterci in marcia e raggiungere il prossimo motel, ci attende però un’ultima chicca: se sei in zona Island in the Sky, non perderla per nulla al mondo, soprattutto dato che si trova ad appena 15 minuti d’auto dall’entrata del parco! Probabilmente il nome Dead Horse Point non ti dirà nulla, ma di sicuro l’avrai già visto, almeno al cinema: ricordi la mitica arrampicata di Tom Cruise in Mission Impossible 2? E il dirupo di fronte al quale Thelma e Louise decidono di schiacciare per l’ultima volta l’acceleratore della loro Thunderbird? Eccoci qui.
Nient’altro che una lunga mesa, una roccia piatta dalle pareti scoscese che, tuttavia, grazie ad una visuale tremendamente drammatica del fiume Colorado con Canyonlands sullo sfondo, è diventata seduta stante uno dei miei posti preferiti negli USA.
Perchè un nome così cupo? La storia è questa: un tempo pare che la mesa fosse una sorta di recinto naturale per i Mustang, cavalli indomiti e selvaggi per eccellenza. Una volta successe che un branco non fosse in grado di trovare la via di uscita e finì, ahimè, per morire di sete proprio in questo punto. Un evento di per sè tragico che, tuttavia, ha dell’agghiacciante se si pensa alla crudele beffa del destino: morire di sete con la fresca acqua del Colorado che scorreva appena 600 metri più sotto.
E tu sei mai stato a Canyonlands? Spero vi abbia incuriosito! Non è un parco molto battuto ma se siete in Utah, zona Moab e Arches National Park, un giro fallo: ne vale la pena.
ciao, complimenti per la recensione e le foto…noi ci siamo stati questa estate.
Abbiamo visitato, venendo da Moab, prima il Dead HP e poi Canyonlands…posti unici, magnifici…ricordo il silenzio, il caldo, la natura, l’emozione intensa che abbiamo provato!
Un luogo assolutamente da non perdere, laggiù nel selvaggio Ovest
Grazie! Condivido assolutamente le sensazioni: un posto magico, chissà perché troppo spesso lasciato fuori dagli itinerari dell ovest!
Sinceramente non lo conoscevo neanch’io. Che posto!!! E che foto!!! Complimenti 🙂
E’ un luogo davvero surreale… grazie!
aaaahhh… Canyonlaaaaaands !
Il mio preferito !!! Quello che più mi ha stupito !!!
Fantastico !!!
Non riesco proprio a capire come chi è lì a due passi lo possa trascurare… anche se in un viaggione così, se il tempo è contingentato, si devo fare delle scelte…
Qui la mia esperienza…
http://max510.com/2013/10/16/usa-otr-3000-miglia-nel-west-arches-and-canyonlands/
Ciao ciao
Max
Ma sbaglio o Canyonlands se lo filano proprio in pochi? Anche a me ha stupito moltissimo, molto più dell’Arches NP ad esempio, che invece – a parte il fantastico Delicate Arch – mi ha detto poco nonostante sia tra i parchi più ‘sbandierati’ di qualunque tour dell’Ovest…
Vado a leggere la tua esperienza!