Quel che resta di Bora Bora

Un atollo corallino e un vulcano eroso dal tempo. La camera con la miglior vista mare al mondo. E' successo davvero?

Che tu ci creda o meno, la cosa più difficile di questo post è stata la scelta delle foto. Foto decenti. Il che sembra un paradosso dato che Bora Bora è uno dei luoghi più belli del mondo. Il motivo, almeno in parte, è dovuto al fatto che ci sono stata in viaggio di nozze, dunque nel 90% degli scatti c’è il faccione mio e di mio marito e, lo sai bene, questo non è un blog fatto di selfie: il mio obiettivo è mostrare pezzettini di mondo, non la sottoscritta in vacanza. Tolte queste, le foto rimanenti, a parte un paio, sono piuttosto insignificanti.

Come per le Maldive, è difficile tradurre in uno scatto la bellezza di un luogo la cui principale attrattiva è il mare. Niente casine colorate a picco sulla spiaggia, niente barchette di pescatori, niente faraglioni o rocce di granito, nulla di tutto ciò: acqua e basta.
Le prime immagini che ho trovato sono aeree, con le tinte filtrate da un finestrino non troppo pulito: in arrivando da Moorea, spiccano il turchese della laguna, il bianco della spuma che si spezza sul reef, lo smeraldo del monte Otemanu, grosso totem che si erge proprio in mezzo all’isola e, naturalmente, i bungalow, il nostro tra quelli che formano una delle due “Y”.
Bora Bora è tutta qui. Tre colori e una manciata di hotel su una superficie di nemmeno 40km2.

Eppure. Eppure è qui che è racchiuso il mito, è qui che si concretizza l’immagine del Paradiso in terra. Racconta la ricca mitologia locale che Bora Bora venne creata con particolare cura: Ta’aroa, lo Zeus polinesiano, ha affidato ai suoi aiutanti compiti ben precisi: Tane, dio della bellezza, ha plasmato l’aspetto dell’isola, Tinorua, dio del mare, insieme a Tohu, dio degli abissi, ha riempito i fondali di coralli, conchiglie e pesci dai colori sgargianti, mentre Roma Tane, guardiano del paradiso, si è occupato dei fiori.
Non c’è che dire: hanno fatto un ottimo lavoro. Oggi, Bora Bora, insieme atollo corallino e vulcano eroso dai secoli, è l’isola simbolo del Pacifico.


Una volta al resort, una collana di fiori ci dà il benvenuto. Come da copione, alloggiamo in un overwater, elemento imprescindibile del sogno polinesiano. Bora Bora è anche dormire in una palafitta, con una scaletta che ti dà accesso privato alla laguna. E’ un tavolino trasparente sotto al quale vedi guizzare pesci variopinti, è svegliarsi con la luce non del sole ma dell’azzurro. E’ un’amaca stesa tra due palme, che per raggiungerla devi nuotare un po’. E’ un idromassaggio al tramonto, quando gli ultimi raggi rossi calano dietro l’Otemanu.


Bora Bora è una spiaggia tutta per te, è un gruppo di tartarughe marine, un nugolo di pesci dai colori chiassosi, è una, due, dieci razze che ti circondano, è un giro in barca attorno alla laguna su acque turchesi, cristalline, violette. E’ un vocabolario scarso, fatto di 4 parole: kia ora, ciao; iaorana, buongiorno; maururu, grazie; nana, arrivederci.

E’ un sogno dal quale ti svegli nel momento in cui, sulla barca diretta in aeroporto, senti un ragazzo soffiare in una grossa conchiglia, l’addio polinesiano. Un suono che, peggio di una sveglia, ti riporta bruscamente alla realtà. E’ successo davvero? Cosa resta di Bora Bora una volta tornati a Milano? Un fiore di frangipani fatto seccare tra le pagine di un libro, un pezzettino di corallo rotto trovato sulla spiaggia, granelli di sabbia bianchissima incastrati nei sandali, un pareo candido orlato di azzurro.
E tante foto che, a ben guardare, non sono nulla di speciale. “Tutto lì?“, ricordo mi chiese qualcuno. “Beh, sai, non sono molto brava con la macchina e…”, cerco di giustificarmi, lievemente imbarazzata. Ma so che hanno ragione, dicono poco: com’è che laggiù era tutto così bello e ora…

Ma poi, ne spunta una. Una senza bungalow, senza monti, addirittura senza spiagge. C’è solo uno scorcio di mare turchese, in una cornice di arbusti. Non riesco nemmeno a ricordare dove l’ho scattata. Quando la vedo, però, un sorrisetto mi spunta sul viso, come quando custodisci un bel segreto. Di colpo tutto torna alla mente e non ho più alcun dubbio: sì, era tutto meravigliosamente vero.

Maururu, Bora Bora.

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16 Comments

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  1. says: Paolo

    Si. Ma per Bora Bora il biglietto aereo deve essere di sola andata. 🙂
    La parola Meraviglia (con la M maiuscola) non credo renda bene l’idea.

    1. says: Cris

      Una persona che aveva fatto il biglietto di sola andata l’ho conosciuto, ma a Moorea. Era un francese, la nostra guida durante un’escursione fuori; aveva mollato tutto per la Polinesia e pensa che viveva in barca, nemmeno in una casa! O almeno così ci ha detto e, visto che era fuori come un balcone, ci credo! 🙂

      1. says: Paolo

        Ci credo anch’io, sulla fiducia.
        Per fare una scelta del genere, ci vuole molto molto coraggio e un pizzico di pazzia 🙂
        Però che vita sogno… In barca a Bora Bora!

  2. says: vikibaum

    oltre la bellezza assoluta della polinesia, eden in terra, io sono affascinata dal politeismo di queste isole…felice di averti incontrata

      1. says: vikibaum

        le religioni politeiste mi riportano all’amato olimpo dove gli dei non incombevano sull’uomo per giudicarlo e frenarne i più sani istinti…attraverso il concetto di peccato. notte, ciaooo