Anacapri è la Capri più rilassata, più lenta. Nell’antica contrada delle Boffe sono pochi i turisti; troverai invece una signora con la sporta della spesa, un gruppo di bimbi accaldati seduti sugli scalini, un anziano in vespa, o meglio, in ape. I suoni di una TV accesa, i panni stesi ad asciugare, i profumi di un pranzo a cui è stato dedicato tempo e cura. E’ fatto di vicoli piccini Anacapri, il più stretto – Vico Ariviello – misura appena un metro e quaranta per ventidue. Le vere protagoniste, però, sono le case.
‘Dolce agli occhi è la casa di Capri’ recita il titolo di un libro che ho scovato qui ed è vero: cupole tonde, dalle forme morbide, imbiancate a calce come le case greche eppure, da queste ultime ben diverse. Accecanti sotto la luce del sole, essenziali nella struttura, di sicuro effetto contro i toni del cielo e del mare. Mediteranee.
Una maiolica dà loro un tocco di raffinatezza: sono tante, tantissime le abitazioni che – qui come nel resto dell’isola – hanno accanto alla cassetta delle lettere una piastrella smaltata con un’immagine o più spesso un nome, quello che i proprietari hanno dato al loro nido. C’è la Casa del Vescovo, La Maruzzella… Immobili nel tempo, le case di Anacapri raccontano chissà quali storie ma, soprattutto, raccontano un passato diverso da quello della Piazzetta: alla frenesia della mondanità oppongono i ritmi della terra, la solerte operosità del contadino, la tradizione dei frantoi e della produzione dell’olio.
Diverse le origini a cui viene fatto risalire l’appellativo di ‘boffe’: secondo alcuni è una storpiatura delle volte ‘a botte’. Secondo altri rimanda alle abbuffate e, in effetti, quei tetti tondi la pancia ‘gonfia’ dopo un lauto pranzo un po’ la ricordano. E infine, in dialetto, le boffe sono anche le morbide rigonfiature del pane lievitato.
Se un giro per le Boffe è fondamentale per capire l’essenza di Anacapri, va però detto che qui, nel cosidetto ‘comune di sopra’ c’è di più, molto di più. In particolare, se ami l’arte, ti consiglio tre posti speciali:
Il primo è Villa San Michele, costruita dal medico svedese Axel Munthe a sua immagine e somiglianza: qui troverai reperti archeologici davvero singolari (la sfinge che guarda il Golfo di Napoli è la mia preferita), un giardino incantato e un panorama tra i più belli. Ma di questa e di altre ville, ne parlerò meglio altrove.
Il secondo posto che merita una visita è la chiesa di San Michele Arcangelo, che custodisce al suo interno un grande, grandissimo tesoro. Si tratta di un pavimento spettacolare che, in oltre 2500 riggiole, raffigura la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre. Puoi osservarlo camminando lungo le passerelle in legno che vi girano tutto intorno ma, per una visuale migliore, sali alla cantoria: è qui che potrai vedere il Paradiso dall’alto (!).
Ultimato all’inizio del 1700, questo Eden di maiolica doveva servire per allietare lo sguardo delle monache di clausura che vivevano nascoste dietro le grate della balconata. Da lì, avrebbero visto, oltre all’albero della vita, buoi, gatti, cervi ma anche orsi, cammelli e persino un unicorno. E anche una capretta ritta su uno scoglio, ovvio riferimento all’isola di Capri.
Il terzo luogo, non imprescindibile e da vedere se ti avanza tempo, è la Casa Rossa, edificata da un ex colonello sudista sbarcato in Italia appena dopo la guerra di secessione. Da fuori sembra un castello ma è in realtà uno dei pochi musei dell’isola: al suo interno racchiude un’ampia collezione di dipinti che raccontano la vita a Capri nel XIX secolo. Il pezzo forte però è un altro: è qui che sono conservate, al riparo dalle macchine fotografiche, le statue romane ritrovate all’interno della Grotta Azzurra. Si tratta di un Nettuno e di un di Tritone, probabilmente pezzi di un corteo di creature marmoree con cui Tiberio aveva pensato di abbellire il suo ninfeo marino.
Una delle tante leggende legate alla Grotta Azzurra vuole infatti che la villa dell’imperatore fosse ad essa direttamente collegata grazie a un cunicolo sotterraneo (di cui, tuttavia, non si è mai dimostrata l’esistenza). Sebbene alterate profondamente dall’azione corrosiva di tempo, acqua e sale, con un po’ di fantasia non è difficile immaginare l’effetto che queste sculture dovevano sortire: il riflesso dell’acqua avrebbe moltiplicato le loro forme e dato loro movimento, creando illusioni ottiche straordinarie.
Prima di uscire, sali in terrazza a vedere Anacapri dall’alto.
Non ti basta? Allora aggiungo che Anacapri è un ottimo punto di partenza per raggiungere il Monte Solaro in seggiovia o a piedi, per visitare la Grotta Azzurra, per intraprendere una serie di sentieri se ami fare trekking, e per fare il bagno in uno dei luoghi più suggestivi dell’isola, il faro di Punta Carena. Infine, è l’ideale per lo shopping: ad esempio, se vuoi comprare abiti in lino o sandali fatti su misura, qui troverai prezzi più accessibili rispetto alle boutique del centro.
Capri o Anacapri allora? Scelta difficile ma, per quanto ogni volta ami visitare il lato ovest dell’isola… continuo a preferire Capri: e tu?
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Capri è uno dei posti che più amo al mondo e ci torno spesso. Per questo vi ho dedicato un’intera sezione del blog: la trovi qui.