Ecco la mia idea di weekend perfetto, in fuga dall’Angola: vigneti che si susseguono a perdita d’occhio, ottimo vino, fine dining e, perchè no, una piccola piscina privata. Dopo qualche giornata decisamente impegnativa a Cape Town e una mezza maratona all’attivo, abbiamo appeso le scarpe da ginnastica al chiodo e imboccato la Strada del Vino. Quella sudafricana è la più lunga del mondo sai? La Route 62 copre una distanza di 850km e, da Città del Capo, arriva fino a Port Elizabeth contando oltre 2000 etichette!
Cosa rende il vino sudafricano così apprezzato a livello globale? Alcuni sostengono sia merito dell’influsso del mare: l’insieme delle brezze degli oceani, quello indiano e quello atlantico, pare consenta all’uva di raggiungere quel livello di maturazione perfetto che non si ottiene in nessun’altra parte del mondo. E’ proprio alle pendici della Table Mountain, che vengono prodotte alcune tra le bottiglie migliori: se sei a Cape Town, non perderti una visita a quello splendido sobborgo in collina che è Constantia.
Klein o Groot: scegli la tenuta che preferisci – fondate a fine ‘600, sono entrambe tra le più antiche del Sudafrica – entra in una delle manor house, cerca uno scoiattolo tra i filari e, naturalmente, fai una bella sessione di wine tasting. C’è anche un ristorante che mi piace molto, il Jonkerhuis, che ha sul menu una serie di piatti di influenza malay: curry di pollo e agnello, samosa di vitello, bobotije (a base di uova, spezie e carne macinata) e riso alla curcuma, il tutto accompagnato da una serie di sambal e vino della casa.
A meno di un’ora d’auto da Cape Town, si trova però la regione vinicola più famosa del Paese, quella compresa tra le cittadine di Stellenbosh, Paarl e Franschhoek. Le avevo già visitate tutte e tre in un piovoso fine settimana di qualche anno fa e, questa volta, mi sono concentrata solo su una di esse, ‘l’angolo dei francesi’, Franschhoek.
Del resto è proprio grazie agli ugonotti in fuga dalle persecuzioni secentesche che il Sudafrica ha cominciato la sua storia enologica. Sono gli ugonotti che hanno introdotto i vitigni e, soprattutto, le tecniche per produrre vini di qualità: Shiraz, Syrah, Chenin Blanc, Moscat d’Alexandrie, Semillon e Pinotage, quest’ultimo una varietà esclusiva del Sudafrica.
Ma torniamo a noi: perchè proprio Frankschhoek? Perchè è quella che ci è piaciuta di più per il suo centro raccolto ma vivace, per il fine dining che in quanto a qualità e presentazione nulla ha da invidiare agli stellati Michelin e, non da ultimo, per i suoi boutique hotel. Tenute deliziose dove provare la vinoterapia in una spa (io ancora non l’ho fatto!) o, più semplicemente, indugiare nella piscina della propria suite affacciata sulla vallata di Frankschhoek, quando i pampini già volgono al giallo e al rosso. Un paradiso!
Per visitare la regione dei vini non c’è bisogno di unirsi a tour, gruppi organizzati e via dicendo: basta che sali in auto, segui la wine route e… ti fermi dove preferisci, in una delle numerosissime cantine che si susseguono una dopo l’altra. Potresti voler visitare etichette storiche, giganti del mercato, oppure altre più piccoline e meno conosciute. O fare uno stop in quella farm che a vederla ti ispira per via di quel tetto Cape Dutch, lo stile coloniale olandese dagli spioventi tondeggianti.
O ancora, perché non vedi l’ora di avere uno Chardonnay ghiacciato tra le dita all’ombra del giardino di querce che stai per raggiungere. Il mio è proprio un consiglio, non organizzare nulla. Lasciati ispirare dal momento, da un nome, dal profumo che ti piace di più. E goditi una giornata in collina senza l’ansia degli appuntamenti.
Del resto, il vino va assaporato senza fretta, no?
PS: Se ti piacciono i tour enogastronomici ti consiglio di leggere anche questo post sulle Langhe, in Piemonte, e quest’altro dedicato alla Barossa Valley in Australia.