La civiltà scomparsa di Tiwanaku, Bolivia

visitare tiwanaku
Monolite, Tiwanaku, Bolivia
E' il più importante sito archeologico preincaico dell'America Latina. Ed è un mistero tutt'ora irrisolto

Ce l’ha detto con grande naturalezza che, secondo lei, Sacsayhuamán, nel Valle Sagrado, l’hanno costruita gli alieni. Da vera appassionata, la nostra guida aveva partecipato a svariati convegni sul tema e della sua posizione era fermamente convinta. C’è da dire che, come lei, molto probabilmente la penseranno un buon numero di persone. Del resto, i crani oblunghi rinvenuti sulle Ande – che oggi sappiamo essere il risultato di pericolosi processi di deformazione perpetrati, ad esempio, nel Canyon del Colca – hanno alimentato a lungo storie di principi e principesse venuti dallo spazio.

Che le popolazioni precolombiane avessero un qualcosa di ultraterreno, ne era certo anche l’autista che, da Puno, sul lato peruviano del Lago Titicaca, ci ha portati a Desaguadero per varcare il confine con la Bolivia. Lungo il tragitto, ci ha mostrato un luogo che è oggi meta di pellegrinaggio per chi a quell’altrove ci crede. Si tratta di Aramu Muru, altrimenti noto come Portal Interdimensional. Una superficie piana, rettangolare, livellata sul fianco di una montagna. Gigantesca. Ha in tutto e per tutto le sembianze di un portale, al cui interno è stata ricavata una nicchia di circa due metri di altezza con tanto di soglia e quel che sembra essere il pertugio di una serratura.

Ma nessuna chiave la apre: la porta non si può varcare, è solo scolpita e, molto probabilmente, non è che un’opera lasciata incompiuta dagli Inca. Eppure sono in tanti a voler vedere in quella porta una sorta di stargate, una corsia preferenziale per un’altra dimensione. Le leggende narrano di gente scomparsa dietro ad essa (dunque… dentro la montagna?!?) e il nostro autista, pur ammettendo di non aver mai visto nulla in prima persona, racconta di aver assistito a scene di trance e deliri, a turisti scoppiati in lacrime dopo aver posato la mano su quella pietra magica.

E questa non è che la premessa. Perché questo portale interdimensionale pare fosse collegato (attraverso quale percorso astrale non so) proprio al sito verso cui siamo diretti: Tiwanaku (o Tiahuanaco), in Bolivia.

Tiwanaku – forse non tutti lo sanno – è il più importante ed esteso sito archeologico di epoca preincaica di tutta l’America Latina. Situato nel cuore delle Ande Boliviane, a 70km da La Paz e a circa 4000m d’altezza, Tiwanaku era la capitale dell’impero fondato dall’omonima civiltà che, prima del suo declino all’inizio dell’anno mille, prosperò alla grandissima tra il ‘500 e il ‘700DC.

Attualmente, il sito si estende su oltre 400 ettari, a cui ne vanno aggiunti più o meno altrettanti una volta che gli scavi saranno terminati; buona parte delle rovine sono ancora da portare alla luce. Da scoprire c’è dunque molto ma è fondamentale farlo con una guida: non ha alcun senso visitare questo luogo da soli. Al nostro cicerone, uno dei migliori che abbiamo avuto durante l’on the road tra Perù e Bolivia, va l’enorme merito di non aver condito le spiegazioni con note paranormali. Perchè gli enigmi ci sono – Tiwanaku ne è piena – ma un conto è dire che né la scienza né gli storici hanno (ad oggi) saputo risolverli e un altro è attribuire l’operato a E.T. (!)

Se hai intenzione di visitare Tiwanaku, questi sono i punti di maggior interesse:

La Piramide di Akapana
Non immaginarti niente di simile alle piramidi d’Egitto: quella di Akapana è (era) piuttosto una collina artificiale, costituita da 7 piattaforme disposte una sull’altra. Sorgeva in corrispondenza con la costellazione della Croce del Sud.

Il Tempio Sotterraneo
Che non è sotterraneo nel vero senso della parola, ma è semplicemente ubicato a un livello più basso delle rovine circostanti; di fatto, è all’aria aperta. Di sicuro una delle zone più affascinanti e misteriose di Tiwanaku, dalle sue mura sporgono decine di teste scolpite, appartenenti – ed è questo che lascia perplessi – a tutte le razze. Oltre a uomini andini – uno, molto ben visibile, ha una pallottola di foglie di coca a gonfiargli una guancia – ce ne sono altri con tratti somatici africani e asiatici. Altri ancora, dicono, hanno fattezze aliene: gli occhi e il mento allungati, scolpiti su rocce più bianche delle altre. Come poteva la civiltà di Tiwanaku essere entrata in contatto con una simile varietà di razze? Mistero.

Il tempio di Kalasasaya
Si trova proprio di fronte al tempio sotterraneo, in posizione sopraelevata. Forse era un osservatorio astronomico. Le mura sono costruite nel perfetto stile architettonico andino, incastrate in modo tale da non far passare neanche un foglio di carta tra di esse. Qui si trova un idolo di pietra: è il monolite di Ponce, la stele che prende il nome del suo scopritore.

Il Museo
Racchiude un’ampia collezione di reperti rinvenuti durante gli scavi: tra i più singolari, alcuni teschi deformati, una mummia e il gigantesco monolite di Bennett che, con i suoi 7m di altezza e 20 tonnellate di peso, è il simbolo di Tiwanaku, e che, da qualche anno a questa parte, è stato messo al riparo da vandalismo e intemperie nel chiuso del museo.

La Puerta del Sol
E’ il portale che consentiva di accedere al tempio di Kalasasaya dal lato est, ed è orientato verso il punto in cui il sole sorge durante l’equinozio. Si tratta di un gigantesco portale costituito da un unico blocco di pietra, dal peso di oltre 10 tonnellate. Inciso al centro, il Dio dei Bastoni, un figuro che regge due scettri (o due serpenti?), attorniato da 48 immagini alate di uomini e condor. Il contrappunto della Puerta del Sol lo troviamo al lato ovest del tempio: è la Puerta de la Luna.

PumaPunku
La porta del Puma. Si trova a circa un kilometro di distanza da Kalasasaya. E’ la parte meno curata del sito – gli scavi sono ancora in essere e quindi il luogo sembra abbandonato a se stesso – ma è la più intrigante. E’ qui che si trova l’emblema dell’enigma di Tiwanaku, i blocchi ad H che, come vedi nella foto qui sotto, ne riportano perfettamente la forma. La loro funzione, nessuno la sa. Probabilmente erano pensati per incastrarsi gli uni con gli altri, in modo da non dover utilizzare la malta nella costruzione di templi ed edifici.
Le loro caratteristiche più sorprendenti sono però taglio e levigatezza. Rifiniture precise al millimetro e superfici tanto lisce da sembrare marmo, operazioni così perfette che le odierne tecnologie laser riuscirebbero a riprodurle a malapena. Come potevano essere state realizzate secoli fa? E ancora: la pietra dei blocchi ad H proveniva da una cava situata nei pressi del Lago Titicaca, lontano circa 15km da Tiwanaku. Come è stata trasportata fin qui? Ciascun blocco pesa svariate decine di tonnellate!

Oggi le autorità stanno lavorando per rimettere Tiwanaku in sesto e al meglio: nel corso del ‘900, il sito non è stato conservato come avrebbe dovuto e ha rischiato di fare una brutta fine. Per esempio, si era pensato bene (!) di inserire della calce laddove le pietre erano franate (una follia!), col risultato di favorire la progressiva erosione delle rocce. Da La Paz partono diversi tour in giornata, alcuni dei quali includono anche il Portal di Aramu Muru in Perù.

Perché questa civiltà così prospera e sicuramente molto avanzata sia decaduta non lo sapremo mai: un terremoto o un’epidemia le cause più probabili. Certo è che la sua storia continua ad affascinare turisti e gente del luogo. Non è raro trovare nei pressi di Kalasasaya, un santone – uno yatiri – seduto in terra, intento a fumare coca e a connettersi, in qualche modo, con la Pachamama.

Join the Conversation

2 Comments

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.

  1. says: Marco

    Uh, che meraviglia! Ci sono stato tantissimi anni fa (era il 2004). Sono arrivato con un colectivo scassato e ho beccato la fermata giusta solo perché un indio me l’aveva indicata a gesti.
    A me era piaciuto molto: mi dava l’impressione di essere ancora “autentico”, non rovinato dal turismo di massa. Vedo che le cose sono rimaste più o meno le stesse.

    1. says: Cris

      Sì anche io ho avuto questa impressione… Poi non è pubblicizzatissimo, anche se avrebbe tutte le ragioni per esserlo!