Cosa fare a Rio de Janeiro quando piove?

cosa fare a Rio de Janeiro quando piove
Rua Eduardo Jansen, Saúde, Rio de Janeiro
Quando invece dell'ombrellone ti tocca l’ombrello. Ossia, il post che non vorresti mai leggere.

Cosa fare a Rio de Janeiro quando piove? Mettiti in un angolo e piangi è la prima risposta che mi viene in mente. La seconda? Ubriacati di cachaça per non pensarci.

Perché sei venuto fin qui per vedere la baia di Guanabara in cima al Pão de Açúcar o sotto lo braccia tese del Cristo, per giocare a footvolley a Copacabana e magari per fare trekking nella foresta del Tijuca. Certo la città non è solo questo, ma siamo onesti: a Rio, un normale turista va per i panorami e per il sole. Invece – sorpresa! – prima ancora di essere la cidade maravilhosa, Rio è semplicemente una città molto, molto piovosa. E il picco di precipitazioni lo si raggiunge proprio nei mesi di maggiore afflusso turistico, tra dicembre e febbraio.

Il consiglio numero uno che ti do, quindi, è quello di programmare, compatibilmente con i tuoi piani di viaggio, un soggiorno più lungo di quello che avevi in mente. Perché, anche se não pode chover o tempo todo (cit.), potrebbe mettersi al bello proprio al momento di partire. Se volevi fermarti due notti restaci tre, se pensavi a tre opta per quattro. Un giorno solo può fare la differenza: per me è stato così!

In attesa che spunti il sole, ti racconto come ho trascorso le mie giornate sotto l’ombrello, fermo restando che nulla ti vieta di fare queste esperienze anche col cielo azzurro!

Cosa fare a Rio de Janeiro quando piove?

# Scoprire i quartieri della città con un free walking tour
Questi ragazzi mi hanno davvero salvato un paio di pomeriggi! Come dice il nome, un free walking tour è una passeggiata a piedi completamente gratuita: non c’è bisogno di prenotare in anticipo, basta scegliere un tour tra i tanti proposti sul sito, trovarsi al luogo e all’ora indicati e un walker ti porterà in giro per i quartieri di Rio. Al termine del tour, che dura tra le tre e le quattro ore, sarai tu a decidere quanti Reais lasciare al tuo cicerone, in base a quanto hai gradito l’esperienza. Considerando che Rio non è la città più sicura del mondo – nonostante sia riuscita a trovare blog di viaggi che consigliano con estrema fantasia e zero cervello di ‘perdersi tra le sue viuzze’ – andare in giro a piedi senza meta può essere veramente pericoloso se si gira l’angolo sbagliato: i free walking sono quindi una soluzione perfetta!

Io ne ho fatti due: il primo mi ha portata nei quartieri di Downtown e Lapa, mentre il secondo era un percorso tematico sull’eredità africana, sviluppato tra la Região Portuária e il quartiere di Saúde. Ho apprezzato davvero molto questi tour, soprattutto il secondo, perchè mi hanno dato una visione di Rio che va oltre le spiagge, una Rio contrastante, che oscilla tra le costruzioni futuristiche inaugurate per le Olimpiadi 2016 e un passato segnato dalla tratta degli schiavi.

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# Visitare uno dei tanti musei della città
Come dicevo qui, di solito non amo chiudermi nei musei quando viaggio. Ma piove! Se il Museo Nazionale non è purtroppo più un’opzione a seguito dell’incendio che lo ha devastato, allora vai a Praça Mauá, nella Região Portuária. Qui troverai il MAR (Museu de Arte do Rio), facilmente riconoscibile grazie all’onda che sormonta i due edifici di cui si compone, e il tanto acclamato Museu do Amanhã, progettato dall’architetto di fama mondiale Santiago Calatrava.

Cosa c’è nel Museo del Domani? Il concept è quello di invitare il visitatore a riflettere su tecnologie, ambiente, cosmologia e sostenibilità. In questo museo innovativo, definito di terza generazione perché non racchiude reperti del passato ma spinge a interrogarsi sul futuro, troverai dunque esperienze interattive (poche) e… pannelli da leggere (molti). Vale la pena vederlo? Da fuori sicuramente. Quanto all’interno, bhè, i gusti son gusti.

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# Salire la Escadaria Selarón
Si trova nel quartiere di Lapa e, di base, non è che una scalinata. Ma che scalinata! Per i suoi colori e la sua vivacità è diventata la seconda attrazione più visitata di Rio de Janiero, ma quello che personalmente mi ha colpita di più è la sua storia. Nata per caso, è stata realizzata dall’artista cileno Jorge Selarón, che viveva in una delle case che su di essa si affacciano: stanco di vederla in condizioni fatiscenti, ha preso a restaurarla con pezzi di piastrelle rotte. La gente del posto si è appassionata al suo lavoro, tanto da cominciare a donargli piastrelle di propria iniziativa. E lo stesso hanno fatto i turisti, inviandogli ceramiche da tutto il mondo. Iniziata negli anni ’90 e portata a termine solo nel 2008, la Escadaria conta 250 gradini, oltre 2000 piastrelle provenienti da più di 60 Paesi ed è lunga 125m. Molto toccante, poi, la storia di Selarón, ma questa te la racconto in un secondo momento.

TIP importante: una volta giunti in cima alla scala, potrebbe venirti in mente di proseguire lungo la via che gira a destra per arrivare al bel quartiere di Santa Teresa. Ecco, NON farlo: questo è proprio uno degli angoli sbagliati di cui parlavo prima. E’ una strada molto pericolosa, non pattugliata e dove si registrano regolarmente assalti a danno di turisti ignari. Per cui, arrivato al termine della scala, scendi e chiama un taxi.

# Prendere un dolce alla Confeitaria Colombo
In auge sin dal 1894, quando venne fondata da immigrati portoghesi, la Confeitaria è molto più di una semplice pasticceria, è parte integrante della storia della città: è qui che si incontrava l’alta società di Rio. E’ un locale fuori dal tempo, che ricorda in qualche modo gli antichi caffè torinesi e che ha mantenuto i suoi arredi art nouveau: giganteschi specchi alle pareti che fanno sembrare il salone ancor più grande, lampadari sontuosi e balconate per guardare, come un tempo, chi viene e chi va. Al primo piano c’è un ristorante, mentre al piano terra puoi sederti per assaggiare qualcosa di dolce: un classico brasiliano? Il brigadeiro. Uno portoghese? Il pastel de nata. Un mix portoghese/brasiliano? Il pastel de caipirinha!

La Confeitaria Colombo si trova in Rua Gonçalves Dias 32 (scendi a Carioca se arrivi in metropolitana).

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# Vedere il più grande murales del mondo
Si trova sull’Olympic Boulevard, ed è stato realizzato all’artista brasiliano Eduardo Kobra, che già avevo avuto modo di ammirare a São Paulo. Il murales si chiama Etnias – Todos somos um e misura 15m x 170m (!). Anch’esso inaugurato in occasione dei Giochi Olimpici 2016, raffigura i cinque continenti attraverso cinque volti indigeni: un mursi (Africa), una kayin (Asia), un tapajós (Americhe), un supi (Europa) e un huli (Oceania). Da ammirare a bocca aperta anche se non sei appassionato di street art, quantomeno per vedere un po’ di colore in una giornata grigia!

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# Entrare nella Catedral Metropolitana
E’ la cattedrale di San Sebastiano, patrono di Rio, e, da fuori, sembra tutto meno che una cattedrale. C’è chi dice che il suo architetto si sia ispirato alle navicelle spaziali del Progetto Apollo, chi alle piramidi maya. Certo è che a molti non piacque, soprattutto ai religiosi più conservatori che, di religioso, in quella costruzione non ci vedevano proprio nulla. Ecco perché tra i due grattacieli eretti successivamente proprio dietro ad essa, è stato ricavato uno spazio a forma di croce, di modo tale che, osservando la cattedrale da una certa angolazione, si ha la possibilità di vedere una croce di cielo azzurro – o grigio nel mio caso! – proprio in cima alla piramide. O alla navicella.

La Catedral si trova a Downtown, in Avenida Chile, 245. La vedi la croce tra i due palazzi retrostanti?
Per me è bella già da fuori, ma dentro lo è ancora di più.

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# Provare la cucina brasiliana
Quando dicevo ubriacati di cachaça, mica scherzavo. Solo che oltre a bere, metti anche qualcosa sotto i denti. Personalmente non mi fa impazzire la cucina brasiliana, ma ho adorato lo street food: pão de queijo, empadas, pastéis e coxinhas (le mie preferite: grosse crocchette a forma di goccia, ripiene di pollo, patate e formaggio, impanate e fritte in olio bollente) e la moqueca, uno stufato di pesce con spezie, latte di cocco e olio di palma. Se preferisci la carne, punta invece sul churrasco, magari una picanha grigliata o sulla classica feijoada, una zuppa a base di fagioli e carne (molto grassa) di maiale.

# Visitare il jardim botânico
Questo fallo solo se non piove a dirotto, altrimenti ti troverai a camminare praticamente nel fango. Il giardino botanico di Rio è un’oasi verde dove ammirare un’enorme varietà di piante esotiche: in particolare, cerca il bellissimo il viale delle palme, gli alberi carichi di giganteschi frutti di durio e la macchia amazzonica. Io preferisco le piante ai fiori, ma se a te piacciono di più questi ultimi, allora non perderti l’orchidario con decine e decine di orchidee diverse.

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# e ancora…
Se, con somma sfiga, la pioggia non cessasse, ti propongo due altre opzioni che, però, non ho sperimentato in prima persona. Potresti pensare di fare un pub crawl nel quartiere di Lapa, cuore pulsante della movida notturna, oppure assistere a un ensaio di una scuola di samba, ossia a una prova del Carnevale: non aspettarti costumi, piume e perizomi, però! Si tratta più che altro di balli allestiti all’interno di grossi capannoni, dove puoi entrare in autonomia o (opzione più sicura) con un tour di gruppo. In quest’ultimo caso, molto probabilmente, ti toccherà prendere parte a una mini lezione di samba per turisti (e potresti dover indossare le famose piume). Non essendo particolarmente amante dei locali notturni ho abbandonato entrambe le idee.

Allo stesso modo ho tralasciato la visita di una favela, un nome su tutte la Rocinha, la più grande del Sudamerica. Sono stata in dubbio fino all’ultimo a dir la verità e non certo per questioni legate alla sicurezza: nelle favelas, o come si dice oggi, comunidades, non si entra mai da soli, è chiaro.

Ad essere sincera, alcune guide del posto mi hanno proprio sconsigliato l’esperienza. Perché, insomma, cosa si aspetta la gente da una visita di questo tipo, cosa cerca? Cerca immagini di povertà da fotografare con un bello sfondo colorato alle spalle? Cerca boss del narcotraffico appostati agli angoli? Gli squadroni della morte? Nella favela non si va per ‘vedere’. Mica è uno zoo. Si va per capire, per aiutare se possibile. E trovo assurdo che la gente si stupisca del fatto che, in fin dei conti, qui si conduca ‘una vita normale’.  Che ci siano negozi, scuole addirittura. Ripeto: cosa ci si aspetta da una visita di questo tipo?

Vivendo nel terzo mondo da ormai quattro anni, di baraccopoli ho alcune immagini molto chiare. Certo il contesto a cui sono abituata io è diverso, ma stavolta mi sono limitata a guardarle da lontano queste case colorate, a vederle spuntare nel bel mezzo della città, tra i grattacieli di giorno, o – Vidigal e Chácara do Céu – illuminate di notte, disperatamente aggrappate al fianco dei Dois Irmãos. Ho preferito così.

E poi, finalmente, è uscito il sole.

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2 Comments

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  1. says: Lisa

    Ciao,
    bellissime foto! Quella dei free walking tour è un’idea geniale, specie in città come Rio…non proprio safe. Io avevo mio marito, brasiliano a farmi da cicerone in giro x la città, purtroppo dato il notevole tasso di furti molte volte siamo dovuti uscire senza telefoni e macchine fotografiche. 🙁
    RJ è una bellissima città, ma vista una volta direi che può bastare.
    ciao ciao

    1. says: Cris

      Ciao Lisa,
      esatto, è la sensazione che ho avuto. Sono stata fortunata a riuscire ad accedere alle tappe più classiche l’ultimo giorno… altrimenti, a parte lo spreco di tempo e denaro, sarebbe stato ben difficile trovare l’entusiasmo per tornarci una seconda volta.
      Ciao!