Speravo di andarmene da Rio con la proverbiale saudade. Di sentire la bossanova nelle strade. Di vedere le garotas passeggiare a Ipanema. Probabilmente avevo di questa città un’idea troppo romantica. O semplicemente troppo stereotipata. Di certo il brutto tempo ha influito negativamente sulla mia percezione della cidade maravilhosa; in ogni caso però Rio non mi ha lasciato la voglia di tornare come invece è successo con altre città, città di gran lunga più brutte, senza mare e senza panorami, ma che invece mi sono entrate dentro dopo qualche passo. Ciononostante…
Di Rio de Janeiro ho amato…
#1 – Il Cristo Redentor
Sono banale, lo so. Ma più della statua in sé – che è tra l’altro una delle sette meraviglie del mondo moderno – mi è piaciuta l’idea. Quella di un colosso che abbraccia spiritualmente la città, che la protegge e sorveglia da una delle sue vette più alte, il Corcovado. E’ bello vederlo apparire quando non te lo aspetti: nel Giardino Botanico, mentre vai alla metro di Botafogo, al sedicesimo piano di un hotel di Ipanema. E, ancor di più, è stupendo osservarlo sospeso tra le nuvole, dalle terrazze del Pan di Zucchero, quando i suoi trentotto metri di altezza si riducono a qualche centimetro e, ad assumere proporzioni gigantesche non è più lui ma è la città. E’ Rio con tutti i suoi grattacieli e le sue favelas. Ed è lì che cogli la sensazione di abbraccio, di protezione.
Due consigli – Il primo: ci sono diversi tour organizzati che ti portano ai piedi del Cristo, ma tu visitalo in autonomia. Perché il 90% dei tour ci arriva con un pulmino, invece è bello arrampicarsi sul Corcovado a bordo del trenino rosso, che passa in mezzo alla foresta del Tijuca (e potresti anche vedere qualche scimmietta!). Il secondo: non prenotare la visita fino a uno/ due giorni prima. Il meteo è estremamente variabile, dunque consulta sempre le previsioni per evitare di trovarti ai piedi del Redentore proprio quando le nuvole coprono la baia di Guanabara o addirittura – colmo della sfiga – il suo volto (!).
#2 – L’açaí
L’açaí è un frutto proveniente dalla foresta amazzonica, una bacca scura, simile al mirtillo. Fino agli anni ’80 non se lo filava nessuno (a parte alcune tribù indigene), fino a che un genio del marketing non l’ha spinto di prepotenza sul mercato presentandolo come superfood, a causa del suo notevole apporto di energia. In un batter d’occhio, l’açaí è diventato lo snack per eccellenza dei surfisti invadendo il mercato in diverse declinazioni: succo, barrette energetiche, persino birra!
La mia versione preferita – che puoi trovare ovunque, dai bar ai chioschi lungo la spiaggia – è quella na tigela (letteralmente, in vaschetta). Ti verrà riempito un bicchiere di una spessa crema viola, dalla consistenza a metà tra un sorbetto e un gelato: rinfrescante e dal gusto particolarissimo, ci puoi aggiungere anche del muesli per renderlo ancora più nutriente!
#3 – Jorge Selarón
Tra le cose che mi sono piaciute di più di Rio c’è lui. No, non la sua Escaderia (di cui ti ho parlato qui): anche, certo. Però mi è piaciuto proprio lui, la sua storia. Quella di un artista tanto amato quanto malinconico. Con i suoi baffoni neri arruffati, i carioca lo hanno visto lavorare per oltre vent’anni a quella scala che è diventata uno dei simboli della città. E simbolo, lo è diventato un po’ anche lui. Non negava foto a nessuno ma non esitava a fare la linguaccia, se immortalato. Amava parlare e lo faceva con tutti. E aveva un segreto triste, una donna di colore, incinta, che troviamo ritratta in 365 delle piastrelle che compongono la scalinata Selarón, oltre che in ogni altra sua opera, anche nei murales che si trovano alla stazione del bondinho che porta a Santa Teresa. Se gli chiedevi chi era quella donna, lui semplicemente cambiava discorso. Forse si trattava della sua amante, tragicamente morta prima di dare alla luce il figlio. Proprio a causa di questa perdita, si dice che Selarón fosse depresso. Che con le sue smorfie gioviali e strafottenti mascherasse in realtà una tristezza profonda.
E un giorno di gennaio, nel 2013, Selarón venne trovato morto sulla ‘sua’ scalinata, la testa immersa in diluente per vernici, sul corpo segni di bruciature. Suicidio? Forse. Ma appena due mesi prima, l’artista aveva riportato alla polizia le minacce di morte da parte di un suo partner in affari. Ancora oggi non si sa come siano andate le cose. Certo è che Selarón era nel cuore di tutti: il giorno dopo la sua morte tante, tantissime persone sono andate in giro per Rio con un paio di grossi baffi disegnati sul volto, dimostrando il loro amore per quel pittore che, proprio alla base della sua opera più famosa, aveva scritto a grandi lettere ‘Brasil eu te amo’.
#4 – La baia di Guanabara
E’ quella dell’immagine di copertina. Cioè, è innegabilmente bellissima. E’ il vero gioiello di Rio e i punti da cui ammirarla sono tantissimi. Puoi prendere la funivia che porta al Pão de Açúcar, il grosso monolite situato all’interno della baia stessa, per averne una visuale più ravvicinata. Oppure osservarla da Niteroi, cittadina situata di fronte a Rio de Janeiro. Per godertela dall’alto puoi andare sul Corcovado, ai piedi del Cristo Redentore oppure fare un’escursione sui Dois Irmãos o nella foresta del Tijuca, che porta ad alcuni belvedere che dicono essere spettacolari (noi avevamo prenotato un bel trekking ma poi la pioggia…). O ancora, arrivare a Rio de Janeiro via Santos Dumont, l’aeroporto domestico che, nella baia di Guanabara non ci atterra in mezzo ma quasi. E infine – e questo lo farò se mai tornerò a Rio – dall’elicottero, per includere nella tua cartolina anche il Cristo.
Insomma, da qualunque prospettiva la guardi, la baia di Rio sarà indimenticabile. Il problema è riuscire a vederla. Se la giornata è nuvolosa, inutile sprecare tempo e soldi per raggiungere un belvedere: davanti ai tuoi occhi non ci sarà che un manto grigio.
#5 – Il Pelé Beijoqueiro
Lo potremmo tradurre come il Pelé Sbaciucchiante? Si tratta di un paste-up dello street artist Luis Bueno, e lo trovi appiccicato sui muri di Rio. L’immagine a cui è ispirato questo lavoro è famosissima ed è quella di Pelé che bacia Mohammed Ali. Bueno l’ha reinterpretata a modo suo, sostituendo al pugile una serie di icone – da Marylin Monroe a Bob Marley, da David Bowie alla Gioconda – al fine di simboleggiare l’incontro della cultura brasiliana (rappresentata da Pelé) con altre culture.
Questo Pelé che sbaciucchia Dalì l’ho fotografato a Santa Teresa ma, come ricordavo qui, la street art è molto effimera: oggi c’è, domani chissà.
Non mi sono piaciuti…
#1 – La sensazione di insicurezza.
A causa della pioggia (o forse grazie ad essa?), ho girato Rio più di quanto avevo intenzione di fare. Non sono stata tutto il tempo sotto un ombrellone di Ipanema, ma ho visitato più quartieri e l’ho fatto con dei tour a piedi. E ahimè… tante volte mi sono sentita esattamente come a Luanda. Le raccomandazioni sono le stesse: non andare mai in giro da soli, non smanettare col cellulare mentre cammini, non mettere in bella mostra gioielli o orologi. E fin qui tutto normale, è semplicemente buon senso. Quando affronti il discorso safety, tante guide sfoderano la battuta ‘Rio is not Hunger Games’. E la tensione si scarica. Solo che poi iniziano i BUT.
Non è Hunger Games MA arrivato in cima alla Scalinata Selaron non puoi prendere la via che porta direttamente a Santa Teresa, perchè proprio lì i furti a mano armata sono frequenti. A Santa Teresa puoi andare in giro di giorno MA se ci vai la sera, meglio farsi portare dal taxi proprio all’entrata del ristorante e venire a prendere proprio all’uscita. Ipanema è sicura MA Copacabana già un po’ di meno. E la spiaggia ok di giorno MA non ti venga voglia di fare una passeggiata in riva al mare di notte. Lapa sì è il centro della vita notturna MA… Insomma, Rio ha fin troppi ‘ma’ per i miei gusti: non è certo un luogo dove andare in giro senza meta solo per il piacere di scoprire la città. “Però sul web ho letto che in realtà bisogna solo trovare il coraggio di lasciarsi paure e pregiudizi alle spalle e poi…”. Sul web si legge di tutto. Anche un sacco di cazzate. Stay safe.
#2 – Il clima
Rio, ce le hai proprio fatte a fette con tutta ‘sta pioggia, lasciatelo dire. Altro che sole-spiagge-agua de coco. Acqua piovana, e a secchi. Forse non tutti lo sanno ma Rio de Janeiro è una città molto piovosa. La stagione che registra più precipitazioni è l’estate e il picco lo si raggiunge proprio tra dicembre e febbraio, in concomitanza con i due eventi che generano il maggior afflusso turistico, Capodanno e Carnevale (bello eh?). Non solo: questo è un periodo parecchio caldo, in cui il termometro può arrivare a segnare fino a 40° (e chi ama il caldo umido alzi la mano).
Allora meglio l’inverno? Ennò! Perché non solo questa stagione non è esente dalle piogge ma il sole lo si vede molto poco, essendo il cielo per lo più coperto. Quando andare dunque a Rio? Fai un po’ tu. Io già mi ritengo fortunata ad essermi imbattuta in un’intera (e unica) giornata veramente splendida.
Che ne pensate? Vi ispira Rio come meta?
Sinceramente no, a me non attira. Però mi è piaciuto molto leggere il tuo racconto per conoscerla un po’ e confermare che effettivamente non la inculderei nella lista dei viaggi che mi piacerebbe fare!
Lo scorso luglio ho conosciuto in Inghilterra una mia collega brasiliana di San Paolo e, parlando del più e del meno, di fronte alla mia voglia di visitare il Brasile, mi ha subito fermata dicendomi di non andarci ora perché il tasso di criminalità è alle stelle, a Rio in particolare. Non che questo solitamente mi faccia cambiare idea ma sicuramente fa riflettere.
Sì è vero, è quello che ho sentito dire anch’io da brasiliani che vivono qui in Angola. Mi sono stupita però per la quantità di post che ho letto – di gente che è stata in Brasile in tempi relativamente recenti – che snobbano la questione sicurezza. Sono passata da Sao Paulo in maggio e la percezione è stata identica a Rio se non peggiore; suggerire di lasciarsi i pregiudizi e le paure alle spalle – oltre che stupido – può essere davvero pericoloso, purtroppo.
Noi a Rio ci siamo stati quasi due mesi (novembre-dicembre) ormai nove anni fa, per prendere i nostri bambini, ed effettivamente e’ il periodo migliore. E’ vero che piove con una certa frequenza al pomeriggio, ma sono in genere brevissime docce, e il tempo era stato quasi sempre bello (a meno che nomn avessimo beccato un anno particolarmente fortunato, ma a noi avevano detto che era piu’ o meno quella la tendenza). Per il resto concordo. Una persona che conosco mi aveva scritto che mi invidiava moltissimo per essere “nella citta’ piu’ bella del mondo”, ma francamente non mi e’ rimasto questo gran bel ricordo. Certo, c’era la tensione, i ragazzi che facevano il diavolo a quattro, la nostra inesperienza, tutte queste cose sicuramente non hanno giovato, e a volte penso che mi piacerebbe tornarci con piu’ calma, pero’ con tutti i posti meravigliosi che vorrei visitare (e a parte San Francisco in cui andrei a vivere anche in questo momento), Rio non e’ in cima alla mia lista.
Parlando con dei brasiliani pare che il tempo negli ultimi anni sia peggiorato molto… infatti anch’io pensavo di trovare un’alternanza di shower e sole e invece… proprio intere giornate di pioggia non stop. Pensa che è da quando sono tornata che una volta a settimana mi guardo le previsioni (perchè non riesco a farmene una ragione!!!) e cmq vedo sempre sempre pioggia, al massimo un giorno di sole la settimana! Peccato perchè col bel tempo mi sarei fatta un’idea sicuramente diversa, però come dici tu, ci sono talmente tanti altri posti al mondo da vedere e… se poi torno a Rio e piove di nuovo?!? hahaha non ce la potrei fare!
Un saluto!