Me l’avevano detto che Rio de Janeiro ha un rapporto speciale, quasi simbiotico con le sue spiagge. Che i carioca hanno fatto della praia una filosofia di vita, una vera e propria cultura. E che, se non sei nato e cresciuto lì, capirla ti sarà ben difficile: del resto, quale altra città si siede ad aspettare il tramonto per poi applaudire il sole una volta sceso?
Unica nel suo genere, la spiaggia di Rio è riconoscibile tanto quanto il Cristo Redentore. Merito di quell’urbanistica un po’ decadente – i grattacieli sul lungo mare e il calçadão, la passerella con le onde bianche e nere – che si armonizza perfettamente con la sabbia dorata e la bellezza della baia. Come ti ho già raccontato, a Rio ho trovato pioggia tutti i giorni tranne l’ultimo, in cui sono finalmente riuscita a fare la chilometrica passeggiata a bordo oceano che desideravo: da Leblon fino alla fine di Copacabana. Se alloggi in un albergo fronte mare, osserva il litorale dall’alto: dai rooftop, il panorama è affascinante e ti puoi rendere conto della vastità delle spiagge. Questa qui sotto era la vista dal mio hotel, esattamente a cavallo tra Ipanema e Leblon: da un lato il Pan di Zucchero, dall’altro i picchi abbracciati dei Dois Irmãos.
Ti faccio una domanda: se pensi alla parola spiaggia cosa ti viene in mente? Probabilmente, un lettino su cui rilassarsi sotto l’ombrellone. Qualche bagno ogni tanto, giusto per non morire di caldo. Bhè, non a Rio. Sebbene il relax non sia escluso, la praia è prima di tutto un luogo attivo. Sulla passeggiata troverai sempre chi fa jogging in solitaria, chi si allena con un gruppo di corsa, chi pedala. Anche le palestre all’aria aperta sono numerosissime: barre, anelli, spalliere e altri attrezzi ginnici praticamente a bordo mare non conoscono tregua. L’attenzione al corpo – non alla linea, proprio al corpo – qui a Rio è estrema.
E i giochi? Nah, quelli lasciamoli ai bambini. Sbagliato! A Rio, a giocare sono soprattutto gli adulti. Il calcio è onnipresente perchè, si sa, in Brasile è una cosa seria tanto quanto in Italia. Ma ci sono sport nati proprio per e sulla spiaggia: dal futevoley, che combina pallavolo e calcio, al frescobol (i racchettoni), all’altinho, che si gioca in cerchio, passandosi la palla solo coi piedi, senza mai farle toccare terra.
Così come ha i suoi sport, la spiaggia ha anche il ‘suo’ cibo. C’è il mate limão, variante del famoso mate argentino e peruviano. C’è l’açaí, a base di bacche amazzoniche, di cui ti avevo già parlato qui (e che è buonissimo). Bicchieri di caipirinhas van giù come niente nonostante il caldo ma, se sei un salutista, puoi optare per frullati di frutta fresca e noci di cocco, grandi e verdi, accatastate vicino alle numerose barracas e quiosques lungo il calçadão: un buco, una cannuccia e l’agua de coco è servita. Hai fame? Non c’è venditore ambulante che sia sprovvisto dei biscotti Globo, anelli di fecola di manioca. Io non li ho provati ma, sebbene pare siano completamente insapore, sono un grande e amatissimo classico delle giornate sotto il sole.
Conosci un altro luogo al mondo dove ‘buona spiaggia’ – tenha uma boa praia – sostituisce il buona giornata? E ancora, se in lingua inglese si usa il detto it’s not my cup of tea per indicare qualcosa che non ci è congeniale o che ci piace, che si dirà mai a Rio? Ma ovviamente Não é a minha praia!
E in effetti, di spiaggia, ciascuno ha la sua: lungo le interminabili coste carioca ci si dà appuntamento ai ‘postos’, ossia alle postazioni dei guardaspiaggia, numerate, che si trovano ogni 800 m circa. Così, i postos dall’ 1 al 6 – che ricoprono i 4km di Copacabana – sono ottimi per osservare l’alba, il Pan di Zucchero e per praticare una serie di sport: al 5 si dice sia stato inventato il frescobol, mentre le correnti che lambiscono il 6 sono ideali per praticare il SUP.
Il posto 7 è invece il preferito di surfisti e… romantici: la spiaggia dell’Arpoador – punto di giunzione tra Ipanema e Cocabana – è forse la migliore per osservare il pôr do sol, ossia il tramonto. E’ su questo piccolo promontorio roccioso che tradizionalmente – mentre gli ultimi surfisti escono dall’acqua – gente del posto, turisti (e una colonia di gatti) si siedono e guardano il sole scendere lentamente dietro i Dois Irmãos. E quando lo spettacolo finisce, come tutti gli spettacoli degni di questo nome, si applaude.
Ma continuiamo la nostra passeggiata: se appartieni alla comunità LGBT il posto 8 è perfetto per fare incontri, mentre il 9, molto frequentato soprattutto dal pubblico più giovane, è quello dove è stata composta la canzone Garota de Ipanema. Pare sia andata così: il musicista Jobim rimase folgorato dal passaggio di Heloisa, per tutti Helô, quella ragazzina di 17 anni dal corpo dourado e cheia de graça. Preso da estro creativo, coinvolse l’amico poeta Vinicius de Moraes e, insieme, i due realizzarono il più famoso pezzo di Bossanova non solo del Brasile ma del mondo intero.
Era il 1962 e, a Ipanema come nel resto del mondo, la rivoluzione culturale e musicale stava fiorendo per poi raggiungere l’apice negli anni ’70. Oggi della garota, oltre alle note, restano una via, dedicata proprio a Vinicius de Moraes e, al numero 49, un ristorantino che porta il nome della canzone e dove fanno una moqueca che a me è piaciuta tantissimo.
Arriviamo ora agli ultimi postos, quelli che coprono la spiaggia di Leblon, la più esclusiva di Rio: non è raro trovarvi personaggi del jet-set o celebrità locali, le cui case si affacciano proprio su questo spicchio di mare. L’ultimo posto, il 12, è invece dedicato alle famiglie ed attrezzato con aree giochi per i più piccoli.
E per la cronaca, il tramonto non è affatto male nemmeno qui: ce lo siamo goduti mentre un gruppo di brasiliani esultava e imprecava in direzione di un pallone. Mentre l’arbitro non ne voleva sapere di chiudere la partita, il cielo si è fatto ardente e la silhouette dei picchi gemelli, dalla cima finalmente libera dalle nuvole, è diventata ancor più nera all’accendersi delle luci delle favelas. Un cocco giaceva vuoto e solitario sulla sabbia e, di certo, pochi chilometri più giù, all’Arpoador, la gente cominciava ad applaudire.
La spiaggia ha un fascino particolare e viverci lo considero un privilegio, per chi come me adora il mare. Visiterei Rio solo per ammirare le scene di vita che hai descritto. Ci passerei giornate intere senza annoiarmi, lasciandola solo dopo il tramonto
Io invece proprio non riuscirei… una volta ero così però!
L’ultima volta che ho fatto vacanze solo mare è stato 3 anni fa (!)