From zero to hero: correre la Maratona di New York da principiante

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Marathon finisher: la mia medaglia ❤
Iscriversi, allenarsi e cosa fare in città prima, durante e dopo la gara. No, niente giri turistici: siamo qui per correre!

Me l’hanno chiesto in tanti: davvero un anno fa non correvi? E come hai fatto? L’unica risposta che mi viene da dare, è che per correre… bisogna correre. Perché un runner non si improvvisa, si costruisce poco alla volta. E la corsa su lunghe distanze è frutto di tanto lavoro, di tanto impegno. In questo post, ti racconto come iscriversi e prepararsi alla Maratona di New York e ti do qualche consiglio su cosa fare in città prima, durante e dopo la gara. 

NYC Marathon: allenarsi e iscriversi
# Innanzitutto, sfatiamo il mito per cui ‘la Maratona è solo questione di testa’. Col cavolo. La testa, se proprio vogliamo, c’entra quando arrivi al 35esimo km. Prima di allora – e con prima intendo tutto l’anno che precede la gara – la “questione” è solo… farsi un mazzo tanto.

# Arrivare non allenati allo start è fallimentare in partenza e – soprattutto – potenzialmente pericoloso da un punto di vista fisico. Devi costruirti fiato, resistenza, muscoli. Devi mettere chilometri nelle gambe (nei sei mesi precedenti la gara ne ho accumulati 800 e credimi che non sono tanti quanti sembrano!) e per farlo non c’è che un modo: correre. Rivolgiti a una palestra, scarica un’app: l’importante è seguire un piano di allenamento preciso e cercare di non sgarrare. Perchè se cominci con oggi corro, domani no ma lunedì faccio un kilometro in più e poi finisci per farne uno in meno mercoledì… bhè, così la Maratona non la correrai mai (scusa la brutalità!). Quindi chiediti: ho voglia di allenarmi seriamente, ossia per un annetto buono (almeno)? Se la risposta è no, impiega diversamente il tuo tempo fin da subito.

# Se la risposta è sì… allora iscriviti! Puoi farlo direttamente sul sito ma sappi che sarà un terno al lotto: parteciperai solo se estratto a sorte. E allora? L’unico modo per avere il pettorale garantito – e questo vale in generale, non solo per NY – è quello di affidarsi a un tour operator sportivo, che ti offrirà il pacchetto completo: volo+hotel+pettorale. Solitamente, la lista dei t.o. autorizzati è disponibile sul sito ufficiale della gara.

# Non essendo un’atleta, di certo non vado a sciorinare consigli tecnici. Due suggerimenti, però, mi sento di darteli: il primo è di unirti a un gruppo di corsa, a persone fortemente motivate. Scatterà quel minimo di competizione necessaria per non arrendersi anche nei momenti di stanchezza, il non voler essere da meno degli altri. Del mio gruppo di corsa angolano, all’inizio… avevo un po’ paura (!). Questo perchè, tolto mio marito che è comunque già uno sportivo, tutti erano già pluri-maratoneti: Ilidio, il leader, Antonio e Vasco, che vanno sempre più veloce degli altri, Paulo, che vuole correre New York nel 2019 e Ruy, che parla un portoghese talmente stretto che non si capisce una beata mazza di quel che dice. E poi c’è Mike, un sudafricano bianco. Che però non è una persona ma una specie di IronMan, dato che si dedica a ultramaratone e Comrades, ossia tracciati di 90 km (in un giorno!). Ecco, questo è un gruppo stimolante (ma pure troppo)!

# Dopo mesi di allenamento, più che la fatica, ad assalirti sarà la noia. Il secondo consiglio che ti do, se ne hai la possibilità, è dunque quello di variare i tracciati il più possibile, sia in termini di pendenza sia puramente di panorama. Che purtroppo non tutti hanno la fortuna di correre lungo il Tamigi o in mezzo a Central Park: ad alcuni toccano, chessò, le campagne del vercellese o… le strade angolane. Strade dissestate, piene di buche, fetori e rifiuti vari, topi spiaccicati, una volta persino un serpentello verde e, onnipresenti, le proverbiali bucce di banana. Sembra il percorso di Super Mario Bros! – mi ha detto un’amica. Lì per lì ho riso, ma in effetti… da ridere c’è ben poco!

Il pettorale appiccicato sulla maglia

A New York: prima della gara
# Finalmente sei nella Grande Mela! Va da sé che, nei giorni precedenti la Maratona dovresti affaticarti il meno possibile. E riposarsi è difficile, soprattutto a New York e soprattutto se, come me, ami camminare fino a che non ti fanno male i piedi. Ma ricordati che sei qui per correre e non per vedere la città (triste verità, lo so). Delle milioni di cose da fare a New York, scegline poche e con cura: non puoi permetterti di mandare a monte un anno di lavoro solo perché vuoi fare il turista. Il mio sabato pre-gara è andato così: mi sono emozionata – ma proprio tanto – al 9/11 Memorial Museum. Ho preso ben due Pumpkin Spice Latte (uno al mattino e uno al pomeriggio) a Times Square. Ho fatto un giro in barca tra Hudson e East Rivers, passando davanti a Lady Liberty e sotto il ponte di Brooklyn (così almeno me ne stavo seduta). E infine ho cenato a Hell’s Kitchen con un bel piatto di pasta, che per l’indomani i carboidrati sono fondamentali. Stop.

# Questo il sabato. E il venerdì? Bhè, innanzitutto si visita l’Expo al Javitz Center, dove si ritira il pettorale, la maglia e… si fa shopping: indumenti e accessori con il logo della maratona. Noi abbiamo comprato le New Balance in edizione limitata, quelle con lo skyline di NY stampato a lato!

# Un’altra cosa che puoi fare il venerdì è una sgambata di allenamento. Appena una decina di km, da correre in tutta tranquillità in un Central Park in pieno foliage, insieme a tanti altri runner: una meraviglia.

# Infine, nei giorni che precedono la Maratona, la città di New York organizza una serie di eventi a cui prendere parte e/o assistere: anche se non partecipi alla corsa, non perderti per per nessun motivo al mondo la cerimonia inaugurale, che si tiene il venerdì prima della Maratona. Si tratta di una mini parata a Central Park in cui sfilano tutti i Paesi in gara (l’Italia nel 2018 ha contato oltre 3000 iscritti!) e che si conclude con uno spettacolo di fuochi d’artificio. Io e mio marito abbiamo avuto la fortuna di essere stati selezionati a sfilare insieme a una trentina di altri italiani, ed è uno dei momenti che ricordo con più emozione: le bandiere che sventolavano, la voce di Frank Sinatra nell’irrinunciabile New York New York, i fuochi che esplodevano in cielo… ho la pelle d’oca anche ora mentre scrivo! L’atmosfera è speciale e di sicuro viene percepita anche da chi osserva seduto sugli spalti!

Today is the day! Il giorno della gara
# La sveglia è presto, prestissimo. Devi arrivare all’Athletes’ Village, Staten Island, prima che il Ponte di Verrazzano venga chiuso al traffico. Puoi prendere un ferry, un bus (auguri!) o più semplicemente affidarti al tuo tour operator: al trasporto ci penserà lui.

# L’Athletes’ Village è un luogo immenso e completamente all’aperto: è lì che rimarrai per 3 o anche 4 ore. In questo frangente – Dio non voglia – potrebbero scatenarsi gli elementi: pioggia, vento gelido… Per cui preparati al freddo e all’acqua: vestiti a strati con indumenti impermeabili e caldi – calze incluse!! – di cui ti libererai al momento della partenza (che mica puoi correre conciato come l’Omino Michelin). Non preoccuparti di sembrare ridicolo: ci sarà sempre qualcuno conciato più assurdamente di te. Abbiamo visto gente con pigiamoni di pile, vecchie vestaglie, accappatoi, scialli della nonna, sacchi dell’immondizia (ottimi contro il vento)! Appena prima di entrare nel tuo corral, ossia nell’area di partenza vera e propria, getta i vestiti che non usi negli appositi cassoni: verranno donati agli homeless.

# E in queste 4 ore di attesa, che si fa? Bhè, andrai in bagno un bel po’ di volte, te lo dico. E passerai molto, molto tempo in coda. Prenderai una o più banane, che i volontari distribuiscono gratuitamente, mangerai una barretta energetica o, se hai voglia di fare altra coda quando esci dal bagno, una donut e, se proprio fa freddo, berrai tazzoni di bevande calde. Grazie al Dio della corsa, il 4 novembre c’era un sole fantastico (ha cominciato a diluviare l’indomani!!) e quindi non abbiamo affatto patito l’attesa. Ma posso immaginare come sarebbe stato con un tempo avverso! 

Le mie fedelissime Adidas a Central Park

# Ecco il cannone dello start!! Che consigli posso darti per la gara? Quello di non strafare, innanzitutto. La Maratona di New York è particolarmente dura e ingannevole a causa di ponti, salite e salitelle, che compaiono solo nella seconda metà del percorso (!). Non cercare quindi di andare più veloce del tempo che ti sei prefissato e dosa bene le energie: se bruci tutto a inizio gara potresti compromettere la tua intera performance.

# Idratati e ricaricati. Porta con te dei power gel – tipo Enervitene – da assumere con regolarità (per me uno ogni ora di corsa) e ricordati di bere: una schiera di volontari offre acqua e gatorade in numerosissime postazioni lungo il tracciato, approfittane sempre! Bere di frequente è fondamentale.

# Goditi la gara: ascolta il tifo e la musica, leggi i cartelli, saluta chi grida il tuo nome se te lo sei fatto stampare sulla maglietta. Pensa alla tua vita, a chi ti vuole bene, a chi ti vuole male e mandalo mentalmente a fanculo. Distribuisci highfive, sorridi a chi ti incita. E guarda New York che ti scorre vicino, un borough dopo l’altro, che è bellissima. 

# Quando la stanchezza si fa sentire, ricordati perché corri, perché sei lì. Ripetiti il tuo mantra. Il mio? From Zero to Hero. Una frase pronunciata per scherzo tanti e tanti mesi fa. Solo che poi ho cominciato a prenderla sul serio. Perché volevo fare qualcosa di eccezionale, di importante, per rendere un espatrio brutto come quello in Angola ugualmente significativo, memorabile. Pensa alla tua motivazione (non puoi non averne una) e vedrai che troverai la carica!

# Sembra incredibile ma il km 42.195 arriva. E con esso il traguardo. Lasciati travolgere da tutte, ma proprio tutte le emozioni del momento. Che, ti assicuro, saranno tantissime e contrastanti. Piangi, ridi, abbraccia forte le persone con cui hai corso, pensa che non farai mai più una pazzia simile e cambia idea un secondo dopo. Schiva la gente che vomita (eh sì, ci sono anche loro, poracci!) e vai da un volontario. Fatti mettere la medaglia al collo e sorridi pensando che è molto più grossa e pesante di quanto pensavi. E anche molto più bella.

It definitely will!

# E ora buttati a terra e… sbagliato! Quel che forse non tutti sanno è che, alla fine della Maratona… non ti puoi fermare. Se tutti si stoppassero al traguardo pensa che bolgia ci sarebbe! Una volta superata la finish line, ti viene data una coperta termica, un pacco-ricarica – contenente frutta, sali minerali e barrette energetiche – e via, ti tocca camminare. E per un bel po’: 50 minuti circa, in direzione dell’uscita.

# Se al momento dell’iscrizione ne avevi fatto richiesta, prima di lasciare Central Park ti verrà dato un poncho che per quanto è caldo e avvolgente, ti sembrerà l’oggetto più bello del mondo (dopo la medaglia, ovvio!). Ora, però, attento a non perderti: New York si trasforma in uno strano mondo parallelo dove tutti indossano l’identica cappa azzurra con cappuccio e, dunque, se perdi di vista il tuo compagno di corsa, ritrovarvi sarà impossibile (infatti noi ci siamo rivisti solo in hotel!).

# Recuperato il poncho, puoi andare nell’area Family dove ti aspettano parenti e amici, oppure rientrare in albergo. Scordati di trovare un taxi: una scelta saggia è quella di prendere alloggio nei pressi della finish line. 15 minuti a piedi (ancora!) e sono in stanza. Faccio stretching (FONDAMENTALE), la doccia, spalmo l’arnica sulle gambe. E crollo.

I miei numeri

Il giorno dopo
# E’ tradizione, se sei un turista o se questa è la tua prima maratona, andare in giro per la città con la medaglia al collo, in bella vista. Scambia sguardi di intesa con chi come te la sfoggia, sali sul ponte di Brooklyn e fatti fare una foto da un passante.

# E infine, cerca i runner tra la folla: li riconoscerai perché vedrai tanta, ma proprio tanta gente zoppicare. Prova a scendere le scale che portano alla metro il giorno dopo aver corso 42 km – ma anche quello seguente e quello dopo ancora – e poi dimmi! Non può che strapparti un sorriso questa New York claudicante. Questa manica di pazzi che, pur essendosi ridotta così per amore di un traguardo, in fondo al cuore, sta già pensando al prossimo.

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9 Comments

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  1. says: Roberto Diomedi

    Bella esperienza. Mi sto documentando per novembre. Quello che mi spaventa di più è proprio la noia. Non essendo un fun della corsa … per ora. Seguirò i tuoi consigli perché me la voglio godere per tutti i 42195 metri.

    1. says: Cris

      Hai proprio ragione: per la maratona ho fatto un certo numero di allenamenti da 20 km (che dopo un po’ quasi ti addormenti) e solo due sessioni da 30: volevo spararmi e mica per la fatica! Bisognerebbe avere la fortuna di correre in luoghi stimolanti o sempre diversi, cosa che io ahimè non ho!

  2. says: Alessandro

    Stupendo, grazie mille! Io di solito mi commuovo guardando i video, cosa che sto facendo con regolarità ultimamente. Ma stavolta mi si sono inumiditi gli occhi mentre leggevo questo articolo.
    Corro da 12 anni anche se in questi ultimi due ho fatto poco. Mi sono già iscritto per novembre e spero che vada tutto bene. Di maratone ne ho già fatte due, più o meno dieci anni fa, quindi… mi vorrei rimettere in gioco.
    Un abbraccio, grazie ancora.

  3. says: Silvia

    Ciao Cris!
    Davvero un racconto emozionante, sei stata proprio forte!
    Ti saluto dalla tua adorata Londra, siamo qui per questo weekend e non potevo non pensare a te, che ne parli sempre con nostalgia : in effetti, è veramente bellissima e piena di energia e cose da fare!
    Buona giornata e grazie per questo racconto e per tutte le utilissime informazioni, ciao! 😊
    Silvia