4 ragioni per amare l’Addo Elephant National Park, in Sudafrica

safari Addo Elephant Park
Addo Elephant National Park
Storia di un parco a misura d'uomo e di un elefante che l'uomo proprio lo odiava.

Dopo aver visto il Kruger, la riserva naturale più grande del Sudafrica, non pensavo mi sarei affezionata a questo parco tutto sommato piccino, l’Addo Elephant. Eppure, mi è piaciuto fin da subito.

…perchè ha una bella storia, innanzitutto. Perchè è un esempio positivo. L’Addo è nato come un santuario, volto a preservare e a favorire la reintroduzione degli elefanti nella zona costiera del Sudafrica. Pensa che negli anni ’20 l’elefante era quasi completamente sparito in quest’area: uccisi per farne dei trofei o catturati per essere venduti ai circhi, pare non ne rimanessero che 11 esemplari.

Fu solo negli anni ’40 che si decise di salvare il salvabile. I pachidermi sopravvissuti furono confinati in un’area recintata ma protetta. Oggi quell’area ha raggiunto le dimensioni della Valle d’Aosta, gli 11 elefanti sono diventati circa 600 e godono di ottima compagnia: poco a poco la fauna del parco è cresciuta, grazie all’arrivo spontaneo di alcuni animali e al reinserimento di altri.


…perchè ha due mascotte, due animali che ne hanno segnato la storia tra gli anni ’60 e ‘70. Il primo è Domkrag (che significa “cric”, quello per le auto). Si tratta di una tartaruga leopardo, una specie di tartaruga gigante che arriva a pesare fino a 20kg (ok, nulla in confronto a queste), famoso perché, per mostrare la sua forza nella stagione degli amori, si metteva sotto alle macchine e… le sollevava. Proprio come un cric! Domkrag è ormai passato a miglior vita ma, con un pizzico di fortuna, non è difficile incontrare una tartaruga leopardo lungo le strade del parco: noi l’abbiamo vista!

L’altro animale è Hapoor, capo indiscusso di un branco di elefanti per oltre un decennio.  Il suo nome è letteralmente ‘orecchio tagliato’ e si riferisce al suo enorme padiglione, lacerato dal proiettile di un bracconiere. Di natura aggressiva e permalosa, Hapoor non ha mai nascosto il suo odio per l’uomo. Inavvicinabile, veniva rispettato da lontano. Fino a che la sua era finì. Un nuovo maschio si impose nel branco, prendendo il suo posto. Esiliato dagli altri elefanti, Hapoor divenne ancor più bellicoso, ancor più violento: arrivò a rompere le barriere del parco, ad avvicinarsi ad alcune costruzioni, all’uomo che tanto detestava. Era ormai un pericolo per le comunità che vivevano nei dintorni e, ahimè, non vi fu altra scelta. Nel 1968 venne abbattuto, all’età di 24 anni.

Oggi, la grossa corazza di Domkrag e la gigantesca testa di Hapoor, dall’orecchio lacerato, sono visibili al Centro Interpretativo posto all’interno del parco. Trovarsi sotto a quella proboscide alzata… bhè, incute timore, te lo assicuro.

…perchè ti fa dimenticare la smania da Big 5.  E’ vero, vedere gli elefanti che camminano insieme ha un che di preistorico, di magico. Così come una coppia di leoni maschi con la criniera mossa dal vento o un leopardo che prepara un agguato. Ma un safari non è una check list; ci sono un sacco di animali che vale la pena vedere! Anche se le star del parco sono gli elefanti, l’Addo accoglie tante, tantissime specie, di quelle simpatiche, che piacciono ai bambini. Famigliole di facoceri con la coda alzata che scorrazzano tra l’erba e gruppi di manguste e suricati, uno di loro sempre ritto in piedi, buffa sentinella su due zampe. E non è difficile immaginarli insieme, di notte, facoceri e suricati, a domandarsi ‘cosa siano quei lumicini lassù’ (cit.).

E poi ci sono zebre che allattano i loro puledrini, sciacalli che sbadigliano, ci sono stercorari che rotolano palle di letame pari a 10 volte il loro peso e volpi dalle orecchie di pipistrello (proprio come queste!), varani delle rocce che arrivano al metro e mezzo di lunghezza e minuscoli camaleonti fluorescenti. Ci sono struzzi, cercopitechi, uccelli multicolore, kudu e iene, le mie preferite. Insomma, la natura africana è così bella e varia che ogni singolo avvistamento è prezioso!


…perché hai tutto lì, a portata di mano: l’Addo è un parco tutto sommato piccolino, dove non devi guidare per ore prima di riuscire ad avvistare qualcosa, come invece può capitare in parchi più estesi. E’ a misura d’uomo, di famiglia. E puoi pernottarci proprio nel mezzo: noi abbiamo scelto il Main Rest Camp, cottage carini, in muratura e col tetto di paglia, posti in prossimità di una pozza d’acqua, dove avvistare gli animali è più facile. Ci siamo fermati qui due giorni e poi abbiamo proseguito il nostro on the road in Sudafrica. Port Elizabeth, che segna l’ingresso alla Garden Route, si trova ad appena un’ora d’auto.

Che ne pensi di questo parco? Se ti piacciono gli elefanti in modo particolare, il posto giusto per te però è questo!

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1 Comment

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  1. says: Falupe

    Ho inserito la visita di questo parco anche nel mio tour. Concordo con quanto hai scritto. Il parco è delizioso e vedere da vicino gli elefanti è un’emozione forte