“Almas vencidas / Noites perdidas
Sombras bizarras
Na Mouraria canta um rufia
Choram guitarras
Amor ciúme / Cinzas e lume
Dor e pecado
Tudo isto existe
Tudo isto é triste
Tudo isto é fado”
– da Tudo Isto É Fado, Amália Rodrigues
Ombre di anime perdute tra i vicoli di Mouraria, gelosia che si consuma tra le ceneri, dolore e peccato. Tutto questo esiste, tutto questo è triste, tutto questo è fado.
Cantava più o meno così Amália Rodrigues, che di questo genere musicale veniva definita a rainha, la regina.
Ma cos’è il fado?
E’ quello che il samba è per Rio de Janeiro, il tango per Buenos Aires, il jazz per New Orleans: il fado è la voce di Lisbona e, per estensione, del Portogallo.
Il fado ruota intorno alla sensazione di saudade, parola per noi un po’ intraducibile, perché non è semplice nostalgia, semplice tristezza. La saudade è un concetto più ampio, malinconico e dolce al tempo stesso, che esprime accettazione del passato e speranza per il futuro. Ed era forse il sentimento che meglio descriveva lo stato d’animo dei navigatori portoghesi – lontani dalla patria e dagli affetti – e di chi li attendeva, a casa.
Non a caso si dice che il fado sia nato – e qui la storia della musica si ripete – nei bassifondi, nei ghetti. In quei quartieri che era meglio evitare, quartieri di bordelli e di taverne di vino cattivo, frequentati dalla malavita, dai marinai, da prostitute e donne sole. Le prime a far risuonare l’eco della saudade sono state proprio loro, le mogli dei marinai, che, strette nei loro scialli neri, le lunghe frange a toccare terra, cantavano storie di lontananza e abbandono, rassegnate alla tragica ironia del loro destino. Del loro fatum.
Da qui, il fado.

E oggi? Cosa resta del fado a Lisbona?
Oggi, o meglio nel 2011, il Fado è divenuto simbolo dell’identità portoghese, tanto da essere stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. A contenderne le origini sono due quartieri lisboeti, entrambi dal passato travagliato: il famoso Alfama e il meno noto Mouraria. E’ proprio in quest’ultimo che ti consiglio di iniziare il tuo percorso sulle note del fado.
Mouraria, che si chiama così perché qui furono confinati i musulmani – i Mori, appunto – dopo la reconquista, è stato per lungo tempo un quartiere degradato: fatiscente, ha accolto per secoli gli immigrati spesso provenienti da ex colonie africane, dall’Angola a São Tomé. Mouraria è divenuto così un quartiere multietnico, colorato tanto nei volti quanto nelle facciate dei palazzi e sulla tavola. Nei becos di Mouraria c’è chi vede le tinte del Marocco, chi quelle del Mediterraneo. Chi riconosce il bianco accecante della Grecia e chi l’arancio di Trastevere. E chi, dando un’occhiata ai muri coperti di azulejos, sorride pensando alle tante facce di Lisbona.
Mouraria va esplorata come viene, senza l’impiccio di una cartina. Tuttavia, abbi cura di passare per Rua do Capelão, definita il berço – ossia la culla – del fado. La riconoscerai perché proprio all’ingresso vedrai l’effige di una chitarra portoghese, un particolare tipo di strumento a corde, dalla cassa tondeggiante, che accompagna immancabile il vibrare delle voci. La chitarra che ‘chora’, che piange, è lei. Lungo i muri di Rua do Capelão sono ritratti i più famosi fadisti del Paese: Fernanda Maria, Maria Teresa de Noronha, Alfredo Duarte, Berta Cardoso, Carlos do Carmo e, naturalmente, la già citata Amalia Rodrigues, che diede al genere lustro internazionale, portandolo sui più prestigiosi palcoscenici del mondo.
Degna di nota, seppur rappresentata soltanto da un disegno (che vedi in copertina), è a Severa, ossia Maria Severa Onofriana, classe 1820, nata esattamente un secolo prima della grande Amalia. Triste e misteriosa, la sua figura è leggendaria: lavorava come prostituta in un postribolo situato proprio in questa via, dove morì di tubercolosi a soli ventisei anni. La Severa è anche la protagonista, insieme a Fernando Mauricio, del bel murales Fado vadio (vagabondo), che trovi sempre a Mouraria al fondo delle Escadinhas de Sao Cristovão.
Fu la prima fadista in assoluto.

Da Mouraria, dirigiti ora verso l’Alfama, prendendo il tram 28 in Praça Martim Moniz oppure – e te lo suggerisco caldamente – a piedi, fermandoti a guardare la città da uno dei suoi tanti miradouros. Una volta all’Alfama puoi visitare il Museu do Fado, in Largo do Chafariz de Dentro 1.
Dove ascoltare il fado a Lisbona?
Soprattutto nelle vie più turistiche, le note del fado escono da qualunque negozio. Tuttavia, e mi pare ovvio, per apprezzarlo al meglio lo devi ascoltare dal vivo! Puoi scegliere una tasca, ossia una sorta di osteria a poco prezzo, oppure una delle tante Casas do Fado, locali ubicati per lo più tra Alfama e Bairro Alto dove, oltre ad assistere a una performance live, si gusta una cena più o meno gourmet, a seconda del livello della Casa. Tra una cavala fumada e un bacalhau à braz, le luci si abbassano ed entrano i fadisti accompagnati dalle chitarre: durante la loro esibizione, la cena si ferma, naturalmente. La sala si riempie di note drammatiche e struggenti – quelle del fado menor – o di quelle più incalzanti e coinvolgenti del fado corrido, dall’andamento più allegro; la celeberrima Casa Portuguesa ce l’ho ancora in testa.
Te la lascio qui di seguito.