Le tante identità di Lisbona, un bairro dopo l’altro

quartieri di lisbona
Dalla Baixa ai quartieri arabi, dalle zone della movida alla Belém del secolo d'oro: quante sono le anime di Lisbona?

Quella che ricordavo era una città sporca, anche vagamente pericolosa. Dove ti vendevano crack per le strade. Ricordo che nei negozi di souvenir non mancava mai un galletto nero dall’ampia cresta rossa e che non capivo – ovviamente – mezza parola di quanto sentivo (e per favore non si dica che il portoghese è poco diverso dallo spagnolo e, di conseguenza, dall’italiano!).
Questo 15 anni fa, più o meno.

Nel frattempo, il portoghese l’ho imparato un po’ e, in quanto a Lisbona, ‘mudou completamente’. Parola del giovane tassista pieno di tatuaggi che, dall’aeroporto, ci ha accompagnati in hotel il mese scorso. Aveva ragione da vendere, lui, e me ne sono resa conto in pochi giorni, riscoprendo Lisbona e le sue tante identità, un bairro dopo l’altro.

Baixa
‘La Bassa’. Probabilmente la chiamano così perchè stretta tra due colli allampanati, quelli su cui sorgono Alfama e Bairro Alto. Cuore di questo quartiere è la Praça do Comércio – Terreiro do Paço, per i lisboeti – che vede da un lato il grandioso Arco da Rua Augusta e, dall’altro, l’estuario del Tejo, il fiume Tago. Da sempre punto d’accesso alla città, è in questa gigantesca piazza che i mercanti smerciavano prodotti dal fascino esotico, provenienti dalle colonie africane e brasiliane.

Oltre che del commercio, la Baixa era tradizionalmente il luogo delle botteghe e dei mestieri, come testimoniano le vie che corrono parallele a Rua Augusta, la lunga strada pedonale che comincia sotto l’arco di Praça do Comercio: Rua da Prata, Rua do Ouro, Rua Sapateiros. In un certo senso, è ancora così. La Baixa è la Lisbona che vive e lavora di giorno, quella degli uffici, dei negozi, delle famiglie in vacanza, dei souvenir. (Piccola nota: il galletto sembra essere sparito dagli scaffali, per lasciar posto alla più appetibile sardina, protagonista incontrastata di una catena di shop di conserve ittiche dalle atmosfere giocose, circensi, oltre che declinata in un’amplissima gamma di gadget).

Ma la Baixa è anche la Lisbona regale, delle grandi piazze: speculare a Praça do Comercio, c’è la bella Rossio, ossia Praça Dom Pedro IV e basta infilare due strade laterali per sbucare a Praça dos Restauradores e Praça da Figueira. E’ qui che viene fuori il lato dolce del quartiere: svariate pasticcerie storiche si nascondono dentro a palazzi ricoperti di azulejos variopinti. Quasi alla fine di Rua Augusta poi, un ascensore. E’ l’Elevador di Santa Justa che, in funzione dal primo ‘900, evita la fatica di percorrere strade in salita per raggiungere un quartiere pochi metri più su: il Chiado.

Chiado e Bairro Alto
Quelli che oggi sono i quartieri più trendy della città, quelli della movida, hanno conosciuto in realtà un passato ben diverso. Chiado era il bairro degli artisti senza un quattrino e degli intellettuali illuminati. E’ la Lisbona letteraria, se vogliamo un po’ snob, quella che celebra i suoi grandi scrittori: Eça de Queiroz, Luis de Camões, Fernando Pessoa. E’ il posto giusto per fare people watching, magari seduti al tavolino di un caffè di Rua Garret, uno su tutti il celebre A Brasileria, dove si può prendere posto accanto al bronzo, appunto, di Fernando Pessoa.

Quassù si trova anche una delle attrazioni più insolite della città, il Convento do Carmo. Costruito in epoca medievale, è andato quasi completamente distrutto durante il terremoto che, nel 1775, sventrò la città. Oggi, del suo scheletro gotico non restano che le volte a sesto acuto, alcuni frammenti di capitelli e, per tetto, il cielo. Un cielo quasi sempre azzurro, perché pare Lisbona sia la città europea che vanta più giornate di sole l’anno. Ed è questo dettaglio a fare la differenza rispetto a un’altra chiesa dal tetto di cielo: la trovi a Edimburgo.

Anche il Bairro Alto ne avrebbe tante da raccontare. Mai uguale a se stesso, il Bairro Alto ha ospitato mercanti e alta borghesia nel secolo d’oro, quello delle grandi scoperte, per poi diventare col tempo un luogo malfamato, di taverne e bordelli. Oggi vive la sua ennesima vita, quella di apprezzato quartiere di locali notturni – di tutto rispetto –, bar da aperitivo, tascas, casas de fado e ristoranti.

I quartieri arabi: Alfama, Mouraria, Graça
Sono i quartieri del passato. Quartieri di marinai e donne di malaffare, di pescatori, di coloni, di mori. E’ la Lisbona più caratteristica, quella del remodelado, il tram canarino che sferraglia su e giù per ripidi becos e travessas, vicoli non più larghi di qualche metro. E’ la Lisbona del fado, dei canti struggenti che le donne dei marinai, avvolte negli scialli neri, intonavano aspettando il loro ritorno. E’ la Lisbona più antica e autentica, risparmiata dal disastroso e già citato terremoto e, purtroppo o per fortuna, mai ricostruita. Quella delle case addossate che, in barba a qualunque piano regolatore, sembrano cresciute spontaneamente, così come viene. Un po’ moresche, un po’ europee.

E’ la Lisbona dei miradouros più belli e delle vedute inaspettate dietro l’angolo o in cima a qualche gradino. Degli azulejos scoloriti dal sole, delle lanterne e dei tetti che al tramonto diventano ancora più rossi. Dei panni stesi ad asciugare. Delle piazze piene di sole e dei caffè all’aperto. Dei vicoli ombrosi, vocianti, delle parole in tutte le lingue. E’ qui che si vede l’identità tipica della città di mare che, di identità, ne ha tante e nessuna.

Belém
Se, con la voce di marinai e scaricatori di porto, l’Alfama narra il lato più ruvido della vita di mare, Belém fa proprio l’opposto. Belém celebra la grandiosità dell’età dell’oro in ogni modo possibile, raccontando l’eccellenza delle imprese, i grandi successi. I volti dei conquistadores, insieme a quelli di chi li finanziò, sono tutti sul Padrão, il monumento alle scoperte, che riproduce la prua di un’enorme barca in procinto di salpare, il vento favorevole. Ai piedi del colossale monumento, la mappa mundi, una gigantesca rosa dei venti che racconta una volta di più le gesta degli esploratori.

Poco più avanti, accompagnando il Tago nella sua inesorabile corsa incontro all’oceano, si erge la Torre di Belém, iconica roccaforte che proteggeva la città dalle minacce esterne. A celebrare – indirettamente – il fortunato legame tra Lisbona e il mare c’è anche il Mosteiro dos Jerónimos, capolavoro architettonico edificato su di un arco temporale di 50 anni e, oggi, principale edificio religioso del Portogallo. Finanziato con i proventi delle colonie, è qui che Vasco da Gama riposò la notte precedente al viaggio della vita, quello che lo ha portato a doppiare il Capo di Buona Speranza, ed è qui che riposa tuttora: la sua tomba è stata infatti allestita all’interno della chiesa.  Prima di lasciare Belém, riempiti la bocca con la squisita crema all’uovo dei pasteles, le squisite sfoglie nate proprio qui, nell’Antiga Confeitaria.

Alcântara
E’ la Lisbona moderna, riqualificata, quella dei docks. Piacevole l’atmosfera rilassata dei Moli di Santo Amaro, vecchi magazzini portuali riconvertiti in ristoranti e localini da aperitivo, dai quali si può godere di una visuale ravvicinata del Ponte 25 aprile, che strizza l’occhio al Golden Gate. Meno bella – anzi proprio brutta – la LX Factory che sarà pure spacciata per un ambiente giovane e hipster, ma a me è parso il classico mercatino di cianfrusaglie (bigiotteria-quadri-ceramiche-magliette) esposte dai soliti ragazzi coi dreadlocks. Da salvare, solo l’originale libreria Ler Devagar. La cosa più bella di Alcântara? Andarci a piedi – o in bicicletta – da Praça do Comercio, per una lunga, lunghissima passeggiata nella Lisbona riscaldata dal sole non troppo forte di metà febbraio.

Qual è il tuo quartiere preferito di Lisbona?

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