Route66: cosa vedere in Illinois, dove la strada ha inizio

Route66 cosa vedere in Illinois
Bob Waldmire Memorial, Pontiac, IL
Stazioni di servizio vintage, giganteschi Muffler Men, murales e musei a tema: cominciamo col botto!

Questo post non offre un elenco esaustivo di tutto ciò che puoi incontrare lungo la Route66 in Illinois. Le tappe sono tante e, come dicevo qui, variano in base al tempo che hai a disposizione, ai tuoi interessi e… al caso: non è infrequente arrivare a metà pomeriggio in un museo/diner/attrazione qualsiasi e trovarla (già) chiusa. Sono gli imprevisti che caratterizzano qualunque on the road! Goditi la strada così come viene: è il consiglio più grande che posso darti affinchè il tuo viaggio sia speciale.
Qui di seguito, il mio Illinois.

Nickname: Illinois, where the route begins
Distanza coperta dalla historic route: 301/2448 miglia totali
Interstate di riferimento: I-55
Fuso orario: Central Time

Chicago La Route 66 ha un inizio e una fine ben precisa. La partenza del Westbound si trova su East Adams Street, poco prima dell’incrocio con Michigan Ave., in pieno Loop. E’ qui che vedrai un cartello marrone con su scritto ‘Historic Route – Begin’. A onor del vero, c’è anche un altro segnale appena pochi isolati prima: dice la stessa cosa, ma è moderno, patinato e pieno di colori. Che anche no, insomma. Il vecchio, quello vintage e marrone, è il cartello.

Una volta individuatolo puoi mettere l’auto in moto ma… sappi che non andrai troppo lontano: la prima sosta è ancora nel cuore di Chicago, nei pressi della Union Station. Il ristorante Lou Mitchell’s (565 di W Jackson Blvd) è noto come “the First Stop on the Mother Road” e si dice che fare colazione qui sia imprescindibile sin dagli anni ’20 per almeno tre motivi: 1) è una sorta di rito propiziatorio per i viaggiatori della Mother Road; 2) Lou vanta di servire “the World’s finest Coffee”; 3) prepara colazioni spaziali. Pare che in estate la gente sia disposta ad aspettare in coda anche un paio d’ore per assaggiare il caffè di Lou! Il 29 di aprile ce la caviamo con 20 minuti, durante i quali scopriamo però il quarto motivo per passare di qui: mentre sei in coda una cameriera ti allieta l’attesa porgendoti un secchiello zeppo di donut hole fritti e zuccherati. Che delle ciambelle non si butta via niente, tanto meno i buchi!

Giunto il nostro turno, ci viene versato immediatamente circa un litro di caffè a testa – che in effetti è buonissimo, ma non essendo amante del tipico espresso italiano mi sa che non faccio testo – e, dopo aver letto con scrupolo il menu, ordiniamo egg benedict e pancake to share.You’re in for a lot of pleasure, huh?” – ride il cameriere. Arrivano 4 egg benedict a testa (!), un mucchietto di hash brown potatoes rannicchiato in un angolo del piatto e tre pancake con sciroppo d’acero: spessi, fluffly e dal diametro di una spanna e mezza. Stati Uniti, vi amo.

Wilmington – Partiamo davvero ora? Partiamo. Lasciamo la Windy Ciy attraversando i sobborghi di Cicero (ex quartier generale di Al Capone), Berwyn e la cittadina di Joliet dove, finalmente, diventa possibile immettersi sulla vecchia 66. Il paesaggio cambierà poco alla volta: gli agglomerati di cottage diventano più rari e via via si aprono le praterie dell’Illinois. Ci fermiamo a Wilmington. Ora, è cosa nota che negli USA tutto è più grande: le distanze, i cieli, le porzioni di patatine e i bicchieri di coca cola. E più è grande e più fa sensazione.

Forse, la pensava così l’ideatore dei Muffler Men: giganti eretti a scopo pubblicitario, molto comuni lungo la Route66 degli anni d’oro. Oggi ne rimangono ben pochi e uno dei più famosi è quello che si erge qui di fronte a noi in carne e… vetroresina. Si tratta del Gemini Giant che, con i suoi 9m di altezza, sosta da decenni davanti al ristorante Launching Pad Drive In di Wilmington. Il suo nome e la sua tenuta – missile in mano e casco in testa – derivano dal programma spaziale Gemini, il secondo programma di volo umano nello spazio, intrapreso dagli Stati Uniti nel 1965.

Dwight & Odell – Proseguiamo verso queste deliziose cittadine di provincia, accomunate dalla presenza di due stazioni di servizio storiche, tra le più graziose di tutto il percorso. La prima è la Ambler-Becker Texaco, una fillin’ station anni 40, dalla caratteristica architettura a cottage: le pompe di benzina rosso fuoco, è entrata di diritto nello United States National Register of Historic Places quale stazione in funzione per più tempo in assoluto: dal 1933 al 1999. Oggi, al suo interno, c’è un visitor center.
A Odell vedrai invece la Standard Oil Gasoline Station che, se possibile, è ancor più carina della precedente e di una decina d’anni più vecchia (dunque anni 30). Nella prima parte del tuo on the road, diciamo fino al Texas, farai il pieno di stazioni vintage, vero e proprio simbolo della Strada Madre.

Pontiac – E’ proprio bellina, dedicale tempo! A Pontiac puoi entrare innanzitutto nel primo di una lunga serie di musei intitolati alla Route66. Due parole sui musei a tema: da qui alla California incontrerai una miriade di cittadine provviste di musei che raccontano la storia della Mother Road. Alcuni sono veramente belli – quello di Clinton, OK, è imprescindibile – altri invece sono accozzaglie di cimeli distribuiti più o meno alla rinfusa. Decidi tu se vederli tutti o meno: io credo che un buon compromesso sia selezionarne uno per stato, in fondo c’è tantissimo da vedere già lungo la strada stessa! Al Route 66 Hall of Fame and Museum di Pontiac (110 W. Howard St.), che racconta la Mother Road in Illinois, consiglio però di fermarti perchè, tra insegne di latta, spille, scudetti, taniche per olio e benzina, tute da meccanico e targhe automobilistiche, c’è un pezzo veramente speciale: il van di Bob Waldmire.

Breve digressione: la storia della Route66 è allacciata ad alcuni personaggi particolari – ‘gli angeli della strada’ – persone che, in un modo o nell’altro, hanno aiutato la Main Street of America a prosperare e a non morire nel momento in cui è stata soppiantata dalle interstate (vedi qui la storia della 66 per saperne di più). Bob Waldmire era uno di loro: pur non essendo un hippie in piena regola, era però uno spirito libero, che aveva fatto di quella strada che percorreva in lungo e in largo con il suo Volkswagen van, la sua casa. Bob era però anche e soprattutto un cartografo: durante i suoi spostamenti disegnava l’essenza della route ritraendo non solo i posti più noti ma anche quelli in lenta decadenza, destinati alla chiusura. Quella di Waldmire – continuare a far conoscere e a far vivere tutto ciò che era Route66 – si trasformò in una vera missione ed egli stesso divenne una delle figure più riconosciute ed amate dall’Illinois alla California.

Ma torniamo a Pontiac: una volta uscita dal museo, non rimetterti subito in auto ma vai a vedere i murales downtown! Nel tuo viaggio, troverai innumerevoli murales dedicati alla 66: privi dei significati e delle dietrologie che caratterizzano la moderna street art, questi murales sono semplicemente inni alla strada; alcuni sono stati dipinti di recente, altri sono invece ormai sbiaditi, quasi illeggibili. I più belli li trovi a Cuba, MO e Tucumcari, NM ma anche Pontiac non scherza: ne raccoglie ben 23, due dei quali particolarmente degni di nota: “the world’s largest Route 66 shield mural” e quello dedicato a Bob Waldmire, da lui stesso abbozzato sul letto di morte (2009, a soli 64 anni) e realizzato poi da amici e parenti (foto di copertina).

Atlanta – Fermati qui per la tua prima esperienza in un diner storico: si tratta del Palm’s Grill Café (110 SW Arch St.), attivo dal 1934. Non è tra i più belli né tra i più colorati ma, con quegli sgabelli tondi e il grosso flipper all’entrata, ti mette nel giusto mood vintage! All’esterno, non faticherai a individuare un altro muffler man: è Tall Paul, che stringe tra le braccia… un hot dog gigante.


Lincoln e Springfield (state capital) – Sempre per la serie se non sono smisurati (e kitsch) non li vogliamo, passando da Lincoln (che è il nome della cittadina) fermati ad ammirare il più grande Covered Wagon (carovana) del mondo. Parcheggiato qui dal 2007, vede alla guida un Abe alto 3.5 metri (affatto attento alla strada dato che è impegnato a leggersi un libro)! Se questo presidente ti interessa in modo particolare, fermati però a Springfield, dove puoi visitare un museo a lui dedicato, la sua casa e la sua tomba.

La storia non ti appassiona? Allora prosegui e fai invece tappa al Cozy Dog Drive-in, un diner che riconoscerai sicuramente per la tenera insegna rotante che vede due wurstel abbracciati. Se gli hot dog sono noti a chiunque, forse non tutti conoscono i corn dog, ossia gli hot dog su bastoncino, impanati in una pastella di farina di mais e fritti in olio bollente. Sai chi li ha inventati? Il padre di Bob Waldmire, ex militare dell’Air Force! Fu proprio lui che aprì il Cozy Dog che, grazie alla ricetta segreta della moglie Virginia, attira i viaggiatori di passaggio sin dal 1949: da provare assolutamente, magari insieme a una root beer che, però, pur essendo uno dei must della Route66, non incontra il favore di tutti! Si chiama birra ma in realtà è una bevanda analcolica, un soft drink dolciastro a base di, ehm, radice di sassofrasso. No, non è buona (era meglio l’Inca Kola in Perù e con questo ho detto tutto) ma viene venduta praticamente ovunque e ti sfido a non volerla provare. Anzi fallo subito: via il dente, via il dolore!

Route66 cosa vedere in Illinois

Appena dopo Springfield ti troverai di fronte a una forbice: puoi scegliere di avventurarti su di un tratto più lento e antico, dove ricalcare alcuni tratti originali della Strada Madre molto particolari, come l’Auburn Brick Road – poco più di un kilometro pavimentato a mattoni rossi – oppure procedere più spedito lungo l’I-55. Le strade si riuniscono poi a Mt. Olive, dove trovi la Soulsby’s Shell Station, una stazione di benzina anni 20 completamente restaurata, oppure poco più giù a Staunton, sede dell’Henry’s Rabbit Ranch, che io ho trovato chiuso ma che, leggendo su web, promette un americano simpatico, vecchi volkswagen piantati nel terreno a fare il verso alle Cadillac texane e molti, molti conigli.

Sei ormai arrivato al confine con il Missouri e, con esso, al fiume Mississippi: tra i ponti che lo attraversano, da vedere è l’Old Chain of Rocks bridge, oggi percorribile solo a piedi e in bicicletta.

Insomma, come vedi l’Illinois offre un inizio decisamente col botto, ma il Missouri non sarà da meno!

 

Tutti gli articoli che via via inserirò sulla Route66 li trovi a questo link.

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