Questo post non offre un elenco esaustivo di tutto ciò che puoi incontrare lungo la Route66 in New Mexico. Le tappe sono tante e, come dicevo qui, variano in base al tempo che hai a disposizione, ai tuoi interessi e… al caso: non è infrequente arrivare a metà pomeriggio in un museo/diner/attrazione qualsiasi e trovarla (già) chiusa. Sono gli imprevisti che caratterizzano qualunque on the road! Goditi la strada così come viene: è il consiglio più grande che posso darti affinchè il tuo viaggio sia speciale.
Qui di seguito, il mio New Mexico.
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Nickname: New Mexico, The Old Trails Road
Distanza coperta dalla historic route: 487/2448 miglia totali
Interstate di riferimento: I-40
Fuso orario: Mountain Time
L’avevo detto superando quel confine, quello con il Texas: è adesso che comincia la mia parte preferita. Degli 8 stati attraversati dalla vecchia US 66, ne abbiamo già superati 5 ma sono gli ultimi tre quelli che mi hanno regalato più emozioni. Il New Mexico, in particolare.
Tucumcari – Sarà per via delle insegne vintage che illuminano la main road al tramonto e per tutta la notte. Saranno i suoi murales o lo charme del motel più famoso della Strada Madre, il Blue Swallow. Oppure, più semplicemente, sarà il cielo del New Mexico. Fatto sta che, per me, Tucumcari è la tappa più bella di tutta la Route 66. Del suo fascino triste, di città ormai semifantasma che non vuole cedere alle lusinghe del presente, te ne ho già parlato ampiamente in questo post. Fermati qui un giorno intero e, naturalmente, una notte.
Santa Rosa: E’ qui che si trova una piccola meraviglia nascosta: il Blue Hole. Si tratta di una piscina naturale che cela in profondità un complesso di tunnel e caverne e che, oggi, rappresenta una delle più popolari destinazioni subacquee degli USA. Acque incredibilmente limpide, di un azzurro terso e brillante, fanno di questo posto una vera e propria oasi in mezzo al deserto. Attualmente, nel blue hole, è possibile fare immersioni (immagino però solo con una guida) oppure un semplice tuffo e una nuotat(in)a: tuttavia, come puoi vedere dalla foto che ho scattato qui sotto, la piscina ha un diametro molto ridotto e, ahimè, più gente troverai e meno piacevole sarà l’esperienza.
Poco dopo Santa Rosa, la Route66 si biforca prendendo due direzioni diverse. La prima, diretta a nord, segue il cosiddetto Santa Fe Loop, un vecchissimo trail in uso fino agli anni ’30 che, appunto, passa per la state capital. La seconda, che entrò in vigore solo dopo il 1937, esclude invece Santa Fe dall’itinerario e tira dritta su Albuquerque, dove i due percorsi torneranno poi ad unirsi. Certo, la seconda opzione è più veloce (diciamo che ti consente di risparmiare un centinaio di miglia) ma per noi non c’è storia: optiamo per il Santa Fe Loop!
Pecos: Seguendo dunque il percorso a nord, può valere la pena fare una sosta nel pueblo di Pecos, abbandonato a metà ‘800 e che, prima d’allora, ospitava più di duemila persone. Una volta dentro al Pecos National Historical Park, potrai seguire in totale autonomia un percorso a piedi che ti porterà a scoprire le rovine di due missioni spagnole – come la chiesa di Nostra Signora degli Angeli, distrutta nel 1680 dalle popolazioni locali, in rivolta contro i conquistadores – e del pueblo stesso. Vedrai ad esempio diversi kiva, ambienti sotterranei a pianta circolare, utilizzati per funzioni religiose o assemblee, come quello ti posto qui in basso.
Santa Fe – Santa Fe, capitale del deserto a oltre 2000 metri d’altezza, ha una bellezza tutta sua, un fascino speciale: un po’ latino, un po’ nativo e un po’, naturalmente, a stelle e strisce. E’ una delle città più attraenti e particolari degli USA, un luogo fuori dal tempo, con case in adobe, musei e gallerie d’arte moderna e ottimi ristoranti di cucina messicana. Una tappa splendida per riposarsi qualche giorno e vivere una movida unica al mondo. Qui trovi qualche suggerimento per goderti la città!
Albuquerque – Non ha il fascino di Santa Fe (ma nemmeno lontanamente), tuttavia l’old town è piuttosto pittoresca: racchiusa tra Rio Grande Blvd. a ovest, Central Avenue a sud e Mountain Rd. a nord, raccoglie edifici sempre in adobe, negozi, localini e l’American International Rattlesnake Museum, che mette in mostra la più ampia collezione di serpenti a sonagli vivi al mondo. Questa, però, la lascio vedere a te che io manco morta.
Ad Albuquerque c’è anche la bella insegna vintage del Monterey Motel (2402 Central Ave SW), ancora operativo e, soprattutto, c’è il 66 Diner, elogio dell’esperienza culinaria lungo la Route66. Il pavimento a scacchi, gli sgabelli alti per appoggiare i gomiti al bancone, il juke box lampeggiante che funziona davvero. Gigantografie e ritagli di giornale di Marilyn e Elvis (Rock idol dies at 42, 17 August 1977) appesi alle pareti insieme a Betty Boop, divanetti imbottiti, distributori di caramelle e cameriere con le divise azzurre di una volta. In questo locale, che era originariamente una Service Station Phillip’s con annesso garage, respiri tutta l’atmosfera dei nifty fifties e ti aspetti che da un momento all’altro sia Fonzie a varcare la soglia, o anche solo Ralph.
Sebbene sia perfetto per un pranzo o una cena, in alta stagione, evita le ore di punta per avere la speranza di trovare un tavolo. Invece di hamburger e hot dogs, puoi sempre optare per un densissimo milkshake, da affrontare con una spessa cannuccia!
Dopo aver attraversato le più grandi città new-messicane, la Route 66 procede spedita verso l’Arizona e, di questo stato, comincia ad anticiparne gli splendidi panorami naturali:
Da McCartys a Grant – La strada che si srotola tra queste due cittadine (la prima delle quali fantasma) è immersa nei lava beds, nere distese di roccia lavica, a tratti solcate da quei lunghissimi, interminabili treni merci americani di cui non vedi mai la fine.
Da Prewitt a Lupton, AZ – Il roadside volge dal nero al rosso: nella corsa al confine di stato, la vecchia 66 è costeggiata dalla red rock bluffs line, una catena bassa, piatta e compatta di rocce che si infiammano sotto il sole. In questo tratto, due tappe degne di nota:
Continental Divide – A 7245 piedi (circa 700 metri di altezza), si trova il punto che fa da spartiacque per le precipitazioni: la pioggia che cade a ovest va verso l’oceano Pacifico, quella a est verso l’Atlantico. Vicino al cartello che funge da barriera invisibile, un enorme trading post, oggi Indian Market, che vende gioielli e bambole prodotte dai nativi, ma anche snack, soda, magliette, lenzuola e… fuochi d’artificio.
Gallup – E’ qui che ci fermiamo per la nostra ultima notte in New Mexico. Una scelta non casuale, perchè alloggiamo a El Rancho, che si autodefinisce home of the movie stars: questo storico hotel, infatti, negli anni ’30 e ’40 era il punto di appoggio degli attori che giravano film nei suggestivi dintorni. Una hall grandiosa, con tutti i crismi kitsch dell’arredamento country; un ristorante, dove ti suggerisco di provare il John Wayne Burger, quello con tanto formaggio e tanto guacamole, e un ballatoio che è una galleria di foto in bianco e nero autografate dalle star, le stesse a cui è intitolata ciascuna delle stanze: Ronald Reagan, Mae West, Humphrey Bogart…
L’indomani, è tempo di fare rombare di nuovo la nostra Camaro: all’Arizona mancano pochissime miglia.
Tutti gli articoli che via via inserirò sulla Route66 li trovi a questo link.
Leggo sempre affascinata i post sulla Route 66. E’ un viaggio sulla mia lista (lunghissima lista!). Il New Mexico poi…
Grazie Paola 🙂 ho ancora un paio di post sulla Route! Il New Mexico è fantastico, ha un fascino tutto suo…