Milano: dentro e fuori il Duomo

cosa vedere nel duomo di milano
Statue terribili e reliquie preziose, meridiane settecentesche e un sacco che cadrà solo il giorno del giudizio. E poi su, in terrazza.

Non credevo mi sarebbe mancata la folla di Piazza Duomo. Quell’ammasso di vita – impiegati, scolaresche, venditori ambulanti, turisti, piccioni, turisti con addosso piccioni, spose cinesi, spose cinesi con addosso piccioni – che la pandemia ha portato via (a parte i maledetti piccioni, certo).

Ricordo le code per entrare in Duomo: l’ultima volta me la sono cavata con poca attesa per fortuna. Erano anni che non mettevo piede al suo interno e così, munita di biglietto – 3 euro quello base (solo Cattedrale) e fino a 25 se aggiungi salita alle terrazze (con o senza ascensore), museo, area archeologica etc. – ho varcato il portale.

Immenso e gigantesco, il Duomo come il buio ventre di una balena gotica. Realizzato nel corso di 500 anni, laddove – in tempi ancor più remoti – sorgeva un tempio dedicato a Minerva, oggi è la terza chiesa cattolica più grande al mondo, seconda solo a San Pietro e alla Cattedrale di Siviglia.


Ma come si descrive una cattedrale?

“Tanto per cominciare, sono altissime” – mi viene in mente uno dei racconti più belli di Carver. Quello in cui un tipo tenta di descrivere una cattedrale a un altro tipo, un amico della moglie. Cieco. “Svettano nel cielo. Sempre più su. Puntate dritte al cielo. Alcune sono così grandi che devono avere questa specie di puntelli. Per sostenerle in aria, per così dire. Questi puntelli si chiamano archi rampanti. Per qualche motivo, mi fanno venire in mente dei viadotti. Ma magari tu non sai nemmeno che cosa sono i viadotti, eh? A volte le cattedrali hanno diavoli e roba del genere scolpiti all’esterno sulla facciata. Altre volte, dame e cavalieri. Non mi chiedere come mai”. [..] Mi sono sforzato di pensare a cos’altro dire. “Sono davvero grandi”, ho aggiunto. “Massicce. Sono fatte di pietra. A volte di marmo. Ai vecchi tempi, quando costruivano le cattedrali, gli uomini volevano essere vicini a Dio. Ai vecchi tempi, Dio era una parte importante della vita di ognuno. Lo si capisce da tutte le cattedrali che costruivano. Scusa”, gli ho detto poi, “ma mi sa tanto che questo è il massimo che posso fare per te. È che non ne sono proprio capace”.

Io, comincio dal pavimento. Cerco la lunga striscia di ottone che corre davanti al portale, parallela ad esso, che monta un paio di metri sulla parete di sinistra. E’ affiancata da mattonelle con i segni dello Zodiaco: che ci fanno i Gemelli, il Cancro e lo Scorpione in una chiesa? Nessun mistero: si tratta della meridiana costruita dagli astronomi dell’Accademia di Brera nel 1786, sulla quale – tanto era precisa – si regolavano tutti gli orologi della città. Ogni volta che il sole entra in un nuovo segno, un foro praticato ad arte lascia filtrare un raggio di sole che andrà a posarsi proprio sul segno in questione. L’unico punto da chiarire è perché sia stato dato particolare rilievo al Capricorno, posto non sul pavimento ma sul muro: le leggende demoniache associate a questa scelta si sprecano ma, forse e più semplicemente, si trova lì in quanto segno del solstizio d’inverno, oltre che primo (e ultimo) dell’anno solare.

A proposito di leggende, eccone un’altra. Fermati nella navata di destra, vicino all’ingresso, e guarda in su. Sopra la tua testa pende un grosso sacco, fissato all’arcata. Non ti dico cosa contiene perché non lo so. Anzi, nessuno lo sa. In tanti conoscono però il mito che vuole che quel sacco cada solo il giorno del giudizio, conseguenza (o forse causa?) della fine del mondo. Ho cercato sul web qualche info in più ma non ho trovato assolutamente nulla riguardo a questa diceria: chi ce l’ha messo ad esempio? E quando?

Percorri ora le navate, continua lungo quella di destra o salta a sinistra. Vai fino in fondo, verso l’altare maggiore. Ammira i pilastri, le volte a traforo, le vetrate e i sarcofaghi (tra gli altri, quelli di San Carlo Borromeo e di Gian Giacomo Medici). La cappella di San Giovanni il Buono che calpesta il corpaccio disgustoso del diavolo, l’altare della presentazione di Maria e il pesante candelabro Trivulzio. E ancora, il battistero, la Madonna delle Rose senza rose. E una statua che non sembra spaventosa ma lo è, quella di San Bartolomeo che, drappeggiata intorno al corpo, non porta una toga – e se ti viene in mente un certo dettaglio della Cappella Sistina ti si accenderà una lampadina – ma la sua stessa pelle, ché lo scorticamento fu il suo martirio. Destinata inizialmente alla facciata esterna, questa scultura venne relegata all’oscurità della cattedrale perché giudicata troppo impressionante.

Sarai arrivato nel frattempo al presbiterio: se ci fai caso, sotto la volta dell’abside, in corrispondenza con l’altare maggiore, brilla un faretto rosso. E’ un lume sempre acceso, che indica la presenza di una delle più preziose reliquie del mondo cattolico. Chiuso nel segreto di un tabernacolo sospeso, si trova infatti uno dei chiodi della crocifissione (gli altri sono qui). A recuperarlo, pare fu Sant’Ambrogio in persona, nell’officina di un fabbro che, nonostante le martellate, non riusciva a scalfirlo.
Il Santo Chiodo scende dal suo giaciglio solo una volta l’anno, il 14 settembre, con un rito liturgico che ha dell’incredibile. L’Arcivescovo ascende al tabernacolo a bordo della ‘Nivola’, una sorta di ascensore dalle sembianze di nuvola realizzato a fine ‘500. Si tratta in realtà di una cesta di rame, rivestita di tela e cartapesta decorata con le facce pienotte dei cherubini: lunga circa 3 metri e capace di portare fino a 5 portare, la nivola pesa circa 8 quintali ma, data la lentezza con cui ‘vola’ verso il tabernacolo, riesce a creare l’illusione di estrema levità. Oggi azionata da un dispositivo elettrico, un tempo era mossa da un marchingegno attribuito nientemeno che a Leonardo.

Ma saliamo ora sul tetto. Le guglie sono 145, le statue, comprese quelle sulla facciata, circa 3500, un vero primato per una chiesa gotica. E non solo santi, papi e apostoli: ci sono le sculture più curiose – da Vittorio Emanuele II a Mussolini (eh già), ma anche i pugili Carnera e Spalla, sempre retaggio della cultura fascista che elogiava corpo e prestanza fisica. C’è la Statua della Libertà, costruita ben prima di quella che i francesi regalarono agli americani. E poi animali vari – cani, gatti, draghi – fiori, frutta e verdura, simboli sportivi (una racchetta da tennis, un pallone da rugby).


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Come a Notre-Dame ci sono i gargoyle, doccioni mostruosi per spaventare il demonio. Peccato si spaventò anche la povera Carlina che, in epoca feudale, da quelle stesse terrazze si gettò (anche perché non aveva il coraggio di rivelare al futuro marito di essere incinta di un altro). Oggi, Carlina, ogni tanto si mostra ancora: appare alle spalle dei novelli sposi, nelle foto che li ritraggono mentre escono dal Duomo mano nella mano. La riconosci facilmente, perché è vestita di nero e ha gli occhi bianchi: ma niente paura, il suo manifestarsi pare essere di buon auspicio per la vita di coppia e in tanti sfogliano ansiosi l’album di nozze alla sua ricerca.

E naturalmente c’è la Madunina che, per una volta, brilla da vicino. Non è affatto piscinina però e nemmeno tuta dora, se per questo: alta 4 metri, d’oro è solo ricoperta. Issata nel 1774 sulla guglia più alta, protegge il duomo e i milanesi dall’ira di Dio e di Zeus: l’alabarda che impugna è un parafulmine perfettamente funzionante. In virtù di una legge emanata nel Ventennio, nessuna costruzione poteva ergersi più in alto. Ecco perché ogni edificio superiore ai 108 metri ne ospita una! Di Madonnine a Milano ce ne sono in tutto 15: sul Pirellone ad esempio (127m) e al 43° piano del palazzo della Regione Lombardia (161 metri).

Esco dal Duomo, ritrovo i soliti, detestabili piccioni. Ricordo quella notte di luglio, la notte dell’eclissi di luna, che per l’occasione non solo era gigantesca, ma si era pure tinta di rosso. E ripenso a Carver che, ovviamente, la cattedrale è riuscito a descriverla, in un finale da lacrime agli occhi.
E sai cosa? Leggilo quel racconto, se ne hai occasione.

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E tu, sei già entrato in Duomo? Se sì, ti consiglio di non perderti nemmeno queste quattro chiese, sempre a Milano!

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3 Comments

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  1. says: Paola

    So solo che è un sacco appeso, dal contenuto ignoto. Il sacco rimarrà sospeso nella navata del Duomo fino al giorno del Giudizio, quando cadrà svelando il suo contenuto. A chi, se saranno tutti morti?

  2. says: Paola

    Sono cresciuta a Milano, ci vivo e considero il Duomo un po’ mio. Ci sono stata molte volte sopra, dentro e anche sotto (nel museo), ed ogni volta scopri qualcosa di nuovo.

    1. says: Cris

      Sai dirmi di più di questo fatidico sacco de Giudizio? Mi ha scioccata questa credenza (o leggenda che sia)!!