Un litorale frastagliato e costeggiato da palme. Una sabbia dorata, a tratti persino bianca, lambita da onde turchesi. E, soprattutto, una fauna marina eccezionale. Che le acque omanite avessero qualcosa di speciale, ce ne siamo accorti già camminando sulla rena di Shatti Al Qurum, una spiaggia bella ma tutto sommato cittadina, residenziale. Tra bagnanti del luogo – solo gli uomini in costume – e turiste in bikini, giaceva incagliata nella sabbia e ormai priva di vita, una medusa enorme, il corpo viola e gelatinoso. Mai vista una così grande.
E’ la singolarità dei suoi fondali che rende questo braccio del golfo persico una meta tanto ambita dagli amanti delle immersioni. Le acque che sfiorano i 2000 km di coste dell’Oman – dall’enclave di Musandam a nord sino al governatorato del Dhofar a sud – ospitano oasi subacquee custodi di piccoli e grandi tesori: giardini di coralli, tartarughe, branchi di delfini giocherelloni, squali, razze e, naturalmente, pesci in technicolor.
Una di queste oasi – una tra le più pregiate, tant’è che è stata dichiarata riserva protetta sin dagli anni ’90 – si trova a poco più di un’ora di barca da Muscat, la capitale del sultanato.
Si tratta delle isole Daymaniyat, un arcipelago di nove piccole terre, che copre una superficie complessiva di circa 100 ettari. Lungi dall’essere scenografiche, le Daymaniyat non devono certo la loro fama all’aspetto aspro e roccioso che le caratterizza: a decretarne la fortuna è piuttosto l’ambiente marino in cui sorgono, che le rende una destinazione ideale tanto per chi ama lo scuba diving, quanto per chi, come me, si limita a un semplice snorkeling.
Organizzare un’escursione alle isole Daymaniyat
Ci si arriva direttamente da Muscat, salpando dal porto di Al Mouj (conosciuto come The Wave), nella parte nuova della città. Qui hanno sede numerosi tour operator che propongono gite di mezza giornata o di una giornata intera, comprensive di tutta l’attrezzatura necessaria per le attività in acqua.
Quando andare alle isole Daymaniyat?
Tendenzialmente tutto l’anno, anche se i diver sono concordi nel dire che la stagione ottimale sia tra maggio e ottobre, quando le acque sono più calde (tra i 20 e i 28°) e la visibilità è migliore (dai 5 ai 30 metri di profondità). Se c’è brutto tempo (capita anche in Oman!) o se il mare risulta eccessivamente mosso va da sé che l’escursione salta o, comunque, è sconsigliata (ma questo ovunque, no?).
Sebbene l’estate sia il periodo migliore per le immersioni, ricorda però che in questi stessi mesi non è possibile attraccare sulle isole: è proprio adesso che colonie di tartarughe e di uccelli migratori nidificano e, per evitare di disturbarli, ai turisti non è concesso mettere piede sulle isole. Onestamente – ma questa è un’opinione personale – non credo che lo sbarco cambi di molto l’esperienza: a terra, in fin dei conti, si prende il sole e/o si consuma un pranzo al barbecue organizzato dal tour operator.
Tip: per un’esperienza davvero – ma davvero – straordinaria, il periodo migliore per visitare le Daymaniyat è settembre/ inizio ottobre. E tra poco ti spiegherò perché!
Cosa vedrò alle isole Daymaniyat?
L’arcipelago è organizzato in tre diversi gruppi di isole, ciascuno dei quali offre uno scenario unico e particolare. Di certo la tua uscita in mare andrà a prevedere più tappe, volte appunto a farti apprezzare la diversità dei fondali. Alcune aree sono ottime per esplorare le distese corallifere, altre per osservare pesci tropicali e altre ancora per nuotare insieme alle tartarughe. Proprio così: sono forse le tartarughe le vere star dell’arcipelago, in modo particolare la specie embricata, lunga fino a 90 cm. Le troverai probabilmente vicino agli scogli, nelle acque più basse, quasi sempre in gruppo.
In quanto ai pesci, purtroppo non ci siamo imbattuti in quei vivaci banchi variopinti che avevano colorato le nostre immersioni alle Maldive e in Polinesia Francese: niente chirurghi gialli e blu ad esempio, bensì svariati pesci farfalla, pesci picasso e altri grossi esemplari variegati.
Poco prima di immergerci, abbiamo visto nuotare a pelo d’acqua un serpentello giallo e sottile (e piuttosto lungo!). Il nostro skipper lo ha liquidato con un ‘se non lo avvicinate non vi considera’ ma, bhè, un po’ di impressione la fa: di serpenti che nuotano non ne avevo mai visti! A fine escursione mi sono comunque trovata una specie di bruciatura larga un dito sulla caviglia, appena sopra la pinna: temo sia stata una medusa, ma qualcosa comunque mi ha sfiorata (ansia!).
La vera chicca delle Daymaniyat: lo squalo balena
L’Oman consente di realizzare un sogno comune a molti: nuotare con lo squalo balena, il gigante buono dell’oceano. Enorme – arriva fino a 20 metri – e immediatamente riconoscibile a causa della sua livrea a pois, lo squalo balena è, nonostante la mole, un animale innocuo e, soprattutto, vegetariano. E’ una specie protetta che ama le acque calde e le zone costiere, perché è lì che trova il plancton più prelibato. Per accaparrarselo, nuota distanze lunghissime che lo portano a transitare anche nel Golfo Persico, prima di dirigersi verso latitudini ancor più tropicali.
Lo squalo balena fa il suo passaggio al largo delle Daymaniyat (dunque non nei fondali adibiti allo snorkeling, ovviamente troppo bassi per lui) in una finestra di tempo molto ridotta: settembre è il mese clou e, se riesci a incrociarlo ancora in ottobre, puoi ritenerti davvero fortunato. A noi è successo: anche se gli esemplari che abbiamo incontrato erano piuttosto piccini (4-5 metri, non di più), vederli da vicino e nuotarvi insieme è un dono inaspettato e prezioso.
Vogliamo parlare dell’adorabile occhietto nella prima foto qui sotto?
Ti piacerebbe nuotare con lo squalo balena? E qual è l’incontro più emozionante che hai fatto in mare?