Vitto e alloggio sono due componenti fondamentali di un viaggio lungo la Main Street of America. Se di roadfood ho già parlato qui, questo post è tutto dedicato ai motel.
In principio erano i Motor Court, locali nati durante la Grande Depressione, economici e spartani, pensati per accogliere i viaggiatori provenienti dal MidWest. Poi, la gente in transito aumentò e, con loro, le strutture ricettive; nacquero i motel (motor+hotel) che, a prezzi modici, promettevano con le luci accecanti delle loro insegne due cose preziose: l’aria condizionata – di cui le auto erano sprovviste, ricordiamolo! – e delle clean restrooms. Due concetti che, tra l’altro, vengono tutt’ora ribaditi a grandi lettere sui vari cartelloni pubblicitari che costeggiano le highways americane.
Oggi, della maggior parte di questi motel non rimangono che le gigantesche insegne che, scolorite dal sole e dal tempo, inviano messaggi monchi a chi ha ancora voglia di leggerli. Hanno il fascino malinconico di vecchie dive sfiorite e sono bellissime da vedere.
Il fatto è che molte di queste strutture sono proprietà di privati che, se non riescono più a ricavarne denaro, non esitano a lasciarle al loro destino indipendentemente dal valore storico che rivestono. E così, ogni anno, la Route66 perde un pezzetto di sé.
La buona notizia è che alcuni di questi motel sono ancora in funzione e, non dormirci, significa perdere buona parte di quella che è l’esperienza sixty-six. Per molti viaggiatori, essi costituiscono un punto d’incontro, un luogo per ritrovarsi e riconoscersi dopo aver vissuto insieme altre tappe della Strada Madre: è capitato anche a noi di rivedere proprio in albergo persone incrociate lungo il percorso!
In questo post ti racconto le strutture in cui ho pernottato e te ne cito altre che, sebbene non abbia sperimentato in prima persona, hanno comunque rappresentato una buona tappa fotografica.
Boots Court Motel – Carthage, MO
Cominciamo con il mio preferito in assoluto. Si trova a Carthage, cittadina che rappresenta l’America di una volta, quella dei film. C’è un drive-in, uno dei pochissimi ancora in funzione. C’è una pancake house buona buona – no frills, just good food – dove una schiera di anziani col berretto fa colazione ogni mattina, parlando di caccia e baseball. E al Crossroads of America, il punto in cui la 66 intersecava la 71, c’è il Boots Court.
Tozzo, bianco con le porte rosse, ha fermato il tempo agli anni ‘40, a quando Clark Gable, che passava di lì, vi soggiornò. Le stanze sono piccole, con il parquet. Sui comodini ci sono centrini all’uncinetto e una vecchia sveglia a doppia campana che deve fare un rumore terribile quando suona. Non c’è la TV (del resto, negli anni d’oro della 66 era un lusso) ma c’è la radio, di quelle retrò ovviamente.
La signora Debbie Dee ce l’ha fatta trovare accesa in camera: trasmette solo successi di quei decenni [Io che mando un audio a mio fratello di He’s Got the Whole World in His Hands, che è la prima volta che lo sento cantare da qualcuno che non sia Steve Buscemi mentre l’aereo di Con Air precipita su Las Vegas – scena che ci ha sempre fatto morire dal ridere da piccoli].
Quella sera di inizio maggio, in realtà, la radio trasmetteva a intervalli sempre più frequenti anche dei tornado warning per invitare gli automobilisti a trovare riparo. A giudicare dal colore del cielo, fuori stava per scatenarsi il finimondo: Debbie Dee dice che eventualmente c’è un bunker (?!?) in cui andare a rifugiarsi. Fortuna che non siamo arrivati a tanto; nonostante la violenza della pioggia abbia interrotto il mio sonno più volte, il mattino dopo riusciamo a partire per il Kansas. Che avventura!
Qui in Missouri, oltre al Boots Court (che per me resta il più caratteristico), ci sono almeno altri tre motel storici che valgono una sosta, se non per dormirci anche solo per un’occhiata: il Wagon Wheel Motel a Cuba, inaugurato sul finire della Grande Depressione a metà anni ’30; il Munger Moss a Lebanon e il Rail Haven Motel a Springfield, oggi proprietà della catena Best Western, in cui pare abbiano soggiornato sia Marylin sia Elvis (rispettivamente stanze 419 e 409). Tutti e tre vantano insegne al neon squisitamente vintage.
Big Texan Motel – Amarillo, TX
La cittadina di Amarillo è famosa per ospitare una delle tappe mangerecce più note della Mother Road: the world famous Big Texan Steak Ranch (con la relativa e altrettanto famosa 72oz steak challenge: di cui parlo qui se non sai di cosa si tratta). Adiacente al ristorante, si trova anche un motel che riconoscerai per la sua coloratissima facciata. Per motivi logistici – Amarillo dista meno di 200km da Tucumcari, tappa imprescindibile lungo la Route66 – non ho potuto fermarmici a dormire, ma ho sentito dire grandi cose sul suo conto. Tipo tappeti e coperte pezzate, long hornes sui letti e una piscina a forma di Texas: tutti gli ingredienti per una notte all’insegna del kitsch, in puro stile texano. Se ripasserò da queste parti tornerò più che volentieri!
Blue Swallow Motel – Tucumcari, NM
Inaugurato nel 1939 e rimodernato più volte, è forse il motel più noto d’America e dormirci è un must: non puoi dire di aver percorso la Route66 se non hai trascorso una notte qui. Altrettanto suggestiva è la cornice in cui si inserisce: la bellezza triste di Tucumcari è indiscutibile e questa cittadina semi-fantasma è tra le tappe più emozionanti dell’intero tragitto (qui ti spiego perché).
Ma torniamo al Blue Swallow: gli ospiti non alloggiano qui per caso; amano ascoltare le storie legate al motel raccontate direttamente dai proprietari, Kevin e Nancy, e scambiare informazioni e consigli con altri viaggiatori. E’ un’icona del vintage: un paio di auto d’epoca fanno bella mostra di sé all’entrata e, se cerchi in cortile, potrai trovare un cartello piccolino, giallo, con su una lepre e un numero: 422. Sono le miglia che mancano al famosissimo Here it is!, storico trading post che incontreremo in Arizona.
Il motel dispone di una lavanderia, un cucinino e una reception piena di gadget e ogni camera ha accanto il proprio garage coperto (anche se la nostra Camaro non ci entrava del tutto!): l’interno di ciascuna rimessa è affrescato con soggetti a tema 66, dalle macchine di Cars al van giallo di Bob Waldmire; a noi – camera 12 – è capitato quello dedicato ai motociclisti del film Easy Rider!
Essere qui nel momento in cui la celebre insegna blu si accende alle ultime luci del tramonto è stupendo: ma perché proprio una rondine? Perché è un uccello ben augurale, da sempre legato alla simbologia del viaggio. Quando in nave cominci a vedere le rondini è segno che la terraferma è ormai vicina; ecco perchè, per un marinaio, tatuarsi una rondine è una sorta di rito propiziatorio. Questo uccello incarna dunque la missione del Blue Swallow: proporsi ai viaggiatori come un porto sicuro in cui riparare dalle fatiche del viaggio, una sorta di casa lontano da casa.
El Rancho – Gallup NM
Questo hotel storico si autodefinisce home of the movie stars. Pretenzioso? Niente affatto! Negli anni ’30 e ’40, El Rancho era infatti la meta preferita degli attori che giravano film negli incredibili scenari new-mexicani. Una hall grandiosa, con tutti i crismi kitsch dell’arredamento country; un ristorante (ti suggerisco di provare il John Wayne Burger, quello con tanto formaggio e tanto guacamole!) e un ballatoio che è una galleria di foto in bianco e nero autografate dalle star, le stesse a cui è intitolata ciascuna delle stanze: Ronald Reagan, Mae West, Humphrey Bogart…
Wigwam Motel – Holbrook, AZ e San Bernardino, CA
Non ho potuto fermarmi a dormire qui, ma un giro per una foto l’ho fatto comunque. Quella dei Wigwam Motel è una catena popolarissima negli USA sin dagli anni ’30, di cui oggi non restano però che tre sedi, due delle quali lungo la Route 66, una in Arizona e una in California. Perchè è così famosa? Perché le camere sono riproduzioni (in cemento) di tende di nativi americani, sebbene – cosa curiosa – si tratti di teepee (a punta) e non di wigwam (a cupola). Indipendentemente da ciò, si tratta di una delle sistemazioni più amate e divertenti della Strada Madre che di certo merita almeno una visita: ciascun teepee ha davanti all’ingresso un’auto d’epoca o persino un VW Van in pieno stile hippie!
El Trovatore Motel – Kingman, AZ
Situato in una delle cittadine più vivaci d’Arizona, El Trovatore ha cominciato la sua ‘carriera’ nel 1937 come gas station, per poi diventare un motel a tutti gli effetti solo due anni dopo, quando una stanza costava appena $3, prezzo determinato dal fatto di essere la prima struttura con aria condizionata dello stato! Del suo passato, El Trovatore conserva oggi la bella insegna e la torre al neon che svetta luminosa nella notte. Vanta inoltre “the World’s longest map of Route66 on the wall”, una serie di murales che corrono tutto intorno al perimetro dell’hotel, e camere rigorosamente a tema. La nostra? Tutta dedicata a Elvis!!
Ah, El Trovatore ha anche una sua canzone sai? La trovi a questo link!
Route66 Motel – Barstow, CA
Anche qui, e sempre per motivi di tempo, non mi ci sono fermata ma mi sono limitata a osservarlo da fuori: l’insegna che vedi nella foto di copertina è la sua. In attività sin dal 1922, è forse l’ultimo motel dal sapore ancora vagamente vintage: infatti, in California il paesaggio cambia irrimediabilmente; il deserto e i piccoli centri abitati sono ormai un ricordo e così anche la Old 66.
Qualche tip pratico:
#Prenota con un anticipo di parecchi mesi, soprattutto se viaggi in alta stagione. Si tratta di motel ovviamente molto gettonati e tanti di essi non hanno che una dozzina di stanze.
#Non avere grandi pretese. Sul web potresti trovare recensioni del tipo ‘a fronte del prezzo pagato il materasso era duro / il bagno minuscolo / il patio rumoroso’. In caso non l’avessi capito, si tratta di strutture che sono sì rimodernate ma, di base, sono pur sempre motel con decine di anni sul tetto. Quel che si paga è l’esperienza, se cerchi asciugamani ricamati e camere insonorizzate vai altrove.
#Dato che stai facendo un viaggio così particolare, anche laddove non è possibile pernottare in motel che raccontino la Strada Madre, opta comunque per strutture speciali. Io ad esempio, a Flagstaff, AZ ho soggiornato in un hotel in stile vecchio west, di quelli col pavimento in legno che scricchiola e (pare!) infestato da un fantasma; a Santa Fe, NM in un boutique hotel che rivisita in chiave moderna lo stile dei primi coloni missionari che qui si insediarono a inizio ‘600; a Venice Beach in una sistemazione in cui dormì Jim Morrison, leader dei Doors che qui sono nati.
#E non dimenticare i motel odierni! Motel 6 e Super 8 potevano forse mancare? Controparte attuale dei vecchi motor court, sono motel(acci) da 30$ a notte, che con la loro moquette non sempre pulita, i tazzoni di caffè alla reception e il personale non troppo simpatico sono parte integrante e imprescindibile di qualunque on the road negli USA. Trascorrici almeno una notte!
Tutti gli articoli sulla Route66 li trovi a questo link.