Più o meno negli anni in cui vivevo in Congo, un gruppo di street artist fiorentini ha organizzato una mostra dal titolo “Renaissance is over”: il Rinascimento è finito.
A Firenze.
L’obiettivo? Non certo screditare un periodo così eccezionale per la storia italiana e mondiale ma, piuttosto, invitare a guardare (anche) avanti e, perché no, intorno a sé: Firenze non ha mai smesso di essere una città d’arte, con l’unica differenza che, com’era inevitabile, l’arte è cambiata. Culla di un nuovo rinascimento, stavolta tutto urbano, Firenze fa da tela a diversi artisti di strada che come cavalieri moderni si scontrano ogni giorno con indifferenza, vandalismi e banalizzazione.
L’estate scorsa ho pensato di uscire dal noto binario Giotto-Raffaello-Michelangelo e, accantonati i contorni noti di veneri bionde, david muscolosi, madonne e cardellini, ho incontrato sciamane dai capelli rossi, omini stilizzati che si lanciano cuori ed eroine moderne che, sulla maglietta, hanno la S di Superman.
Partendo dal mio B&B in piazza del Duomo sono scesa verso il fiume imboccando la Firenze dei vicoli e, giunta al Ponte di Santa Trinità, sono arrivata diladdarno. Ed è qui, nei quartieri di San Frediano e San Niccolò, che la street art è esplosa in tutto il suo colore, genialità, freschezza. Diversamente da quanto fatto per Milano, in questo caso non ho un itinerario vero e proprio da suggerirti, anche perché la street art fiorentina denota un carattere particolarmente effimero: come puoi notare dalle mie foto, parecchi lavori, quando non risentono dell’azione del tempo o degli Angeli del Bello, sono strappati, danneggiati o coperti da sticker. La buona notizia, però, è che le opere sono veramente numerose: per questo, invece di darti indirizzi che rischiano di essere inutili tra qualche mese, preferisco indicarti cosa cercare, anzi, chi. Con un po’ di attenzione, non ti sarà difficile individuare la mano di questi artisti!
ExitEnter
E’ un cantastorie. Protagonisti delle sue favole sono re, pinocchi e omini comuni, figure semplici che ricordano quelle che disegnavamo da piccoli: una testa tonda e quattro linee esili per braccia e gambe. Semplici sono anche le loro azioni: abbracciano un fiore, volano aggrappati a palloncini, si protendono per raggiungere un cuore luccicante. Immagini delicate che si stagliano su pareti ruvide e scrostate, spesso grigie, brutte. E forse è proprio questo contrasto a renderle così immaginifiche, così potenti. Perché ExitEnter? Perché ogni immagine rappresenta un concetto, un’opera creativa in uscita che, dal suo autore, arriva a chi la guarda: sul filo invisibile teso tra l’artista e il suo pubblico, immaginazione e fantasia camminano in punta di piedi, come due funamboli.
LeDiesis (Le#)
Chi si nasconda dietro questo pseudonimo (Uomo? Donna? Più persone?) non è chiaro. In occasione dello scorso 8 marzo, LeDiesis ha però regalato a Firenze una serie di opere a forte impatto mediatico. Si tratta di sette grandi donne, anzi superdonne, come si deduce dalla ‘S’ stampata sulla loro veste: Sophia Loren, Rita Levi Montalcini, Nefertiti, la principessa Leila, Margherita Hack e persino la Madonna. A strizzare l’occhio al passante c’era anche Frida Khalo, ma il suo stencil ha avuto vita breve: qualche idiota l’ha subito staccato dal muro e, portandoselo a casa, l’ha così rubato alla città di Firenze. Oggi non so quante sopravvivano… io ho fatto in tempo a vederne due. LeDiesis hanno però esportato il proprio format anche in altre città italiane: a Roma c’era Sora Lella, ad esempio!
Carla Bru
Se vedi una mano esile che, sullo sfondo grigio di uno sportello del gas o di una centralina elettrica, regge un fiore, è la sua. Carla dipinge anche fate e sciamane, figure eteree e rannicchiate, dai lunghi capelli rossi. Oltre che street artist, è anche una gallerista e il suo Dhai Studio, lo trovi in via di S. Niccolò 44.
Ache77
Sebbene ritragga soprattutto soggetti femminili, Ache77 è un ragazzo, rumeno. Le donne con i grandi occhi neri che ti osservano dalle mura o dalle finestre cieche di Firenze ce le ha appiccicate lui. Serie e penetranti, oppure sfuggenti e quasi altezzose, sembrano scrutarti nel profondo. La chicca: pare che lo sguardo della sua immagine più famosa, la donna dalle sopracciglia folte e i capelli raccolti (in giro per Firenze ne vedrai tantissime), sia proprio quello dell’artista.
MeP – Movimento per l’Emancipazione della Poesia
Non ci avevo fatto caso all’inizio. Attaccate ai muri c’erano risme bianche con su qualche rigo scritto in un font poco attraente: sembravano annunci, robe così. Poi ne ho visti talmente tanti che, curiosa, ci ho buttato un occhio. E prima sul muro di un parcheggio, poi vicino a un bidone, poi in un vicolo deserto e così via in tanti altri posti, ho letto dei versi. Poetici. Il MeP raccoglie, stampa e affigge sonetti, rime e canti scritti dagli stessi membri del movimento o da autori anonimi, esterni ad esso. Attenti a non apporre i loro fogli su opere d’arte o monumenti, i componenti del MeP svolgono comunque un’azione di attacchinaggio non sempre legale che, tuttavia, rende i cuori di chi cammina per Firenze ancor più lievi.
Blub – L’arte sa nuotare
Prendi un volto noto – Dante, Leonardo, Verdi, Galileo – oppure un quadro famoso, chessò, La Dama con l’Ermellino, Gli Amanti di Magritte, gli amorini di Raffaello, la Gioconda o addirittura un affresco pompeiano, come il ritratto di Paquio Proculo. Ora cala tutto in acqua e non dimenticarti di aggiungere maschere e boccaglio. Otterrai le opere di Blub.
Un nome che evoca il rincorrersi delle bollicine sott’acqua, ma anche il colore blu, come lo sfondo – marino – che accomuna tutti i lavori di questo artista. Il messaggio? Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Ossia, invece di annegare nel panico, nella rabbia o nella depressione, mettiamoci una maschera e impariamo a guardare tutto da una prospettiva diversa. E, soprattutto, ricominciamo a respirare. Proprio per la sua positività, Blub è il mio preferito.
Clet
Si chiama Anacleto ed è bretone, ma vive a Firenze da anni. Scherzoso e dissacrante, Clet ha il pregio di trasformare oggetti banali e tristarelli come i segnali stradali in articoli divertenti e giocosi: appiccicando gli adesivi da lui creati vediamo un senso unico mettersi le dita nel naso, un David che si copre le vergogne con la barra di senso vietato, un omino che precipita nel buco bianco del divieto di transito, una freccia che trafigge un cuore e un semaforo che si trasforma in un albero di Natale. Svariate città conservano le tracce del suo passaggio – i suoi lavori li avevo già visti a Londra, ad esempio – ma è solo a Firenze che puoi visitare il suo studio! Tra osterie, laboratori e botteghe artigianali, Clet ha preso ‘casa’ in Via dell’Olmo 8, non troppo lontano da Piazzale Michelangelo: oltre a adesivi, magliette e gadget puoi anche acquistare litografie e segnali stradali. Veri, naturalmente.
Questi sono solo alcuni dei grandi nomi che riempiono il panorama della street art a Firenze, un microcosmo dinamico e divertente, da accostare – per chi desidera scoprire una città più hipster e attuale – a quello rinascimentale, immensamente più corposo e di tutt’altra caratura.
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