Cosa si mangia in Oman? 9 esperienze culinarie (+1) da fare

cosa si mangia in Oman
Dolcini, Al Bustan Palace, Muscat
Piatti tipici e tanti indirizzi per un viaggio (anche) all'insegna del gusto!

Sulla tavola, spesso, si legge la storia di un intero Paese. Ma cosa si mangia in Oman? In quei piatti di carne dal sapore molto forte – capra, agnello, cammello -, in quelli che profumano di mare, in quel mix di spezie insolito – un po’ indiano, un po’ pakistano, turco e persiano – si indovina un popolo di allevatori, pescatori, commercianti e beduini.

Quest’anno, naturalmente, il cibo ha un sapore diverso. Da qualche giorno è cominciato il Ramadan ma, a celebrare la fine del digiuno quotidiano, non ci saranno gli opulenti Ifṭār: o meglio, si terranno cene più modeste, che vedranno la partecipazione di gruppi meno numerosi, dato che qui come nel resto del mondo gli assembramenti sono vietati.

Mentre in Italia si prospettano camerieri in mascherina e insopportabili divisori tra commensali – varrà la pena uscire a cena in queste condizioni? O preferiremo optare per un take away? – non ci resta che attendere che quest’incubo finisca: nel frattempo, ecco qualche succulenta esperienza culinaria da fare in Oman. Perchè si ricomincerà a viaggiare prima o poi. Non dimentichiamolo! ❤

#1 – Colazione da Ubhar, Muscat
Adoro le colazioni ricche. E ricca è proprio la parola giusta, dato che mi ha saziata quasi fino all’ora di cena. Quella che vedi qui sotto, servita da Ubhar, è una colazione per due (!) e, oltre al tradizionale caffè, comprende cibi salati come lo shakshuka (le uova con pomodoro, cipolle e spezie che vedi al centro) e dolci come i quraisat, i pancake omaniti e i luqaimat, le frittelle immerse nello sciroppo di datteri che avevo avuto modo di gustare a Dubai qualche mese fa. Prima di uscire, non scordarti di intingere le mani nell’acqua di rose!

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#2 – Cena tipica da Al Angham, Muscat
Da esploratrice di cibo per di più residente a Muscat, mi duole ammetterlo ma la cucina puramente omanita (che, attenzione, è ben diversa da quella che genericamente definiamo ‘araba’ o ‘mediorientale’) non mi esalta. Tuttavia, per te che giustamente vorrai provare le pietanze più tipiche, ecco qualche suggerimento:

#Piatti di carne: quello nazionale per eccellenza è lo shuwa (foto sotto), una portata dalla ricetta particolarmente elaborata. Si prepara dapprima una pasta speziata con cardamomo, cumino, coriandolo, noce moscata, chiodi di garofano, sale, pepe, aglio, olio e cannella. Con questa si andrà a massaggiare un taglio di carne – di solito agnello – che si lascerà riposare per almeno una notte affinchè tutti i sapori penetrino per bene. Il giorno seguente, si avvolge la carne marinata in una foglia di banano e, ripostala in un forno di fossa, la si lascia cuocere per almeno 24 ore (in un forno normale ne bastano un paio, ma il risultato non sarà lo stesso). Una volta pronta, risulterà morbida e rosa all’interno e con una crosta croccante e speziata all’esterno; va servita con generose porzioni di riso e una salsina piccante al pomodoro. In alternativa allo shuwa, puoi assaggiare il makbous, riso speziato con zafferano e cardamomo nel quale vengono sfilacciati pezzi di carne di manzo o agnello.

#Piatti di pesce: prova la papllo, una zuppa di pesce fresco con tanto, tantissimo coriandolo (che amo!); l’insalata di awal (squalo essiccato, dal gusto molto forte) o il mashuai (pesce arrosto con riso al limone).

#Cosine buone e particolari: 1) Il pane! Presente in tantissime varietà, per citarne solo alcune si va dal sottilissimo khubz al muradhaf (pane ai datteri), dal mandazi con la cannella al canfrorush con lo zafferano. 2) Le declinazioni culinarie del franchincenso: resina odorosa distintiva dell’Oman, ne ho ritrovato il profumo in un’acqua aromatizzata e nel gelato.

#Ristoranti: Curiosa di provare la cucina locale in un’ambientazione altrettanto tipica, facendo un po’ di ricerca sul web prima di trasferirmi qui, due ristoranti continuavano a saltarmi all’occhio: Bait Al Luban, con vista sul porto e sulla Corniche, e Al Angham, situato nel complesso dell’Opera House. Non apprezzando a dovere i menu esclusivamente omaniti, personalmente non tornerei in nessuno dei due locali ma, per qualità di cibo e servizio, consiglio senza ombra di dubbio il secondo.

#3 – Un boccone veloce e un bicchiere di lemon-mint al Souq di Mutrah
Sete? Sebbene molti hotel internazionali servano birre e alcolici, nella calura del golfo non c’è niente di più dissetante di un lemon-mint, una bevanda ghiacciata che troverai un po’ dappertutto, a base di limone, lime, zucchero e menta. Qualcuno poi, come il Fastfood ‘n’ Juice Centre – a pochi passi dal Souq di Muscat – ci aggiunge dello zenzero per darle un twist pungente: diventa ancor più buona!
Per un boccone veloce ti puoi sbizzarrire con i piatti più tipici non tanto dell’Oman quanto del Medio Oriente: salse in cui intingere il pane arabo (hummus di ceci o barbabietole e baba ganoush, di melanzane); fresche insalate come il tabbouleh (di prezzemolo) o il fattoush (con pezzi di khubz tostati); i dolma, foglie di vite in salamoia ripiene di riso; gli shawarma, panini molto simili al kebab; i mishkak, arrosticini di carne speziata e, per chi ama il fritto, i sambusa, triangoli di pasta fillo imbottiti di verdure o carne.

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#4 – Datteri e caffè… nel deserto
Connubio indissolubile e simbolo dell’ospitalità omanita, vengono serviti praticamente ovunque, spesso anche prima di un pasto (!). Cominciamo dai datteri: tanto calorici quanto energetici, da sempre sono parte della cultura araba e non solo da un punto di vista strettamente culinario. Come ti raccontavo qui, secoli fa, unito all’acqua bollente, lo sciroppo di datteri aveva uno scopo difensivo: versato sul nemico che tentava di assalire un forte, lo ustionava fino alla morte al pari della pece. Da un punto di vista religioso invece, è proprio con un dattero che si spezza il digiuno durante il Ramadan. In Oman, questo frutto viene utilizzato in parecchie pietanze (non solo dolci) e se ne contano almeno 250 specie diverse: nei supermercati c’è da perderci la testa! Io non ho un palato così fine da carpirne le differenze ma pare che la varietà più pregiata sia il khalas, particolarmente appiccicosa e carnosa, di colore rossiccio e dal gusto molto vicino al caramello.

Contraltare perfetto alla dolcezza dei datteri è il kahwa, ossia il caffè. Diversamente da quello turco – forte e scuro – quello omanita è chiaro e speziato. A casa, ogni tanto, cerco di prepararlo anch’io (sebbene con scarsi risultati)! Ecco come si fa: in un pentolino, si porta a ebollizione l’acqua insieme a qualche cucchiaio di caffè aromatizzato al cardamomo (fondamentale) e, se ci sono, ad alcuni baccelli di cardamomo secchi; la si lascia sobbollire un poco e poi si abbassa il fuoco, si leva il pentolino qualche secondo per non far fuoriuscire il contenuto e poi lo si rimette sul gas. Quando bolle lo si solleva nuovamente e così via fino a che il caffè non avrà raggiunto la densità desiderata: se lo vuoi leggero sarà sufficiente farlo bollire una volta sola. Quando pronto, puoi trasferirlo nella dallah, la tradizionale caffettiera araba, allungata e dal beccuccio sporgente; aggiungi un po’ d’acqua di rose e lascia riposare qualche minuto in modo che i residui di caffè si depositino sul fondo. Versa poi il contenuto – con la mano sinistra: è segno di rispetto verso l’ospite! – nelle fenjan, tazzine piccole e senza manico. Lo zucchero non è previsto: ad addolcire il kahwa ci penseranno i datteri!

Perché ti suggerisco di consumare questo rituale proprio nel deserto? Semplicemente per aggiungere a un sapore così intenso un panorama che regga il confronto!

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#5 – Karak tea all’Al Bustan Palace, Muscat
Prima del the, due parole su Al Bustan. Cinque stelle di proprietà Ritz-Carlton, vanta una lobby spettacolare. Principesca, elegante e sfarzosa, ricorda l’interno di una moschea; completano l’architettura un soffitto a cupola alto una quarantina di metri, una fontana al centro della hall e un enorme lampadario di cristalli.

E’ in questa cornice eccezionale che ogni pomeriggio si tiene il rito dell’high tea, che comprende una bevanda calda (the, caffè o tisana) e un’ampia selezione di appetizer dolci e salati, omaniti e non. Può essere l’occasione giusta per assaggiare il karak tea, the di origine (probabilmente) indiana che prevede l’aggiunta di latte evaporato e spezie (curcuma, zafferano, cardamomo e persino za’atar – una mistura di origano, timo, cumino e maggiorana). I dolcini serviti col the li vedi nella foto di copertina, l’atrio di Al Bustan è invece quello qui sotto. Se vuoi partecipare all’high tea non dimenticarti di prenotare e di presentarti in abbigliamento adeguato: gambe e spalle completamente coperte, cosa che – con la scusa che l’Oman è molto tollerante – molti turisti tendono a dimenticare.

#6 – Cucina tradizionale on the road
A causa di un passato che lo vedeva al centro delle rotte commerciali, l’Oman ha subito l’influenza culinaria di svariate nazioni. Se hai in programma di visitare il Paese con un on the road, noterai che lontano dagli ambienti più o meno patinati e internazionalizzati di Muscat, ci sono ristoranti più spartani che, su di una tovaglia di carta, ti servono – insieme a una maggiore autenticità – piatti insoliti, provenienti magari dall’Iran, da Zanzibar o dallo Yemen. Proprio yemenita è il piatto che ho assaggiato sulla strada per Al Hamra: il Mandi è una pietanza di riso affumicato accompagnato da carne di manzo, agnello, pollo o cammello, marinata con le spezie e servita con uva passa e noci.

E la cosa bella è che, spesso, questi piatti sono sprovvisti di una ricetta: le loro origini si perdono nella notte dei tempi, e dipendono sempre da quante e quali spezie si aveva (ha) a disposizione.

#7 – Crostacei e crudo di pesce in riva al mare
Per me il tipo di cena migliore, quella che veramente vale la pena di fare in Oman. Del resto siamo in un Paese (anche) di pescatori, no? Niente salse e brodaglie speziate però: se il pesce è fresco non ha bisogno di tante storie. Scegli un ristorante sulla spiaggia, dove puoi ascoltare il rumore delle onde mentre sei al tavolo, e assaggia ostriche locali, aragoste, scampi, poke o sashimi di tonno o salmone. Dove? Ad esempio al Beach Pavillion presso il già citato Al Bustan Palace o al Beach Restaurant di The Chedi che, con la sua iconica infinity pool, una piscina di oltre 100 metri che ho fotografato in notturna, è l’hotel più glamour di Muscat.

E se hai tempo, fai un giro – non per mangiare ma solo per dare un’occhiata – al vivace Souq Samak, l’affollato mercato del pesce situato all’inizio della Corniche di Muscat!

#8 – Shisha da Kargeen, Muscat
Fumare il narghilè (o shisha) è una pratica molto comune qui nella penisola araba. La pipa ad acqua è uno strumento – per me che non so reggere tra le dita nemmeno una sigaretta – piuttosto complesso. E’ composta da un braciere in cui va inserito tabacco o melassa aromatizzata, un’ampolla d’acqua (solitamente profumata) e una spirale che vi passa all’interno consentendo così al fumo di raffreddarsi prima di essere inalato con l’apposito tubicino. Io sono imbranatissima e non riesco ad aspirare niente di niente, ma se a te piace questo genere di esperienza il posto giusto è Kargeen, nel quartiere Madinat Sultan Qaboos a Muscat. Anche se non fumi, vale comunque la pena fare un salto in questo locale per via dell’ambientazione favolosa – tutta candele e lanterne – e, soprattutto, per il succo di melograno fresco e la torta ai pistacchi. Altro che fumo! 😉

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#9 – Halwa al souq di Nizwa
Tralasciando quei dolci che trovi un po’ ovunque in Medio Oriente (baklava, kunafa, umm ali, luqaimat, etc), tutto omanita è invece l’halwa. Quasi stucchevole nella sua dolcezza, si sposa perfettamente con il caffè, con il quale costituisce un’accoppiata profumatissima. Cardamomo, zafferano, zucchero semolato e di canna, noci varie, ghee (burro chiarificato), acqua e amido di mais: questi gli ingredienti base dell’halwa, che si presenta come una specie di gelatina scura, appiccicosa ma ferma, da servire tagliata a quadretti oppure in una terrina cosparsa di pistacchi o mandorle. Di questo dolce esistono varianti con sciroppo di datteri e – quella che mi piace di più – con il latte condensato (maho halwa). Si dice che il migliore di tutto l’Oman sia quello venduto al souq di Nizwa, l’antica capitale del Paese, a due ore d’auto da Muscat: è lì che ho scattato questa foto (già smangiucchiata, sorry).

 (+1) Pizza fritta da Fresco, Muscat
Lo so. Lo so che quando si va all’estero NON si mangia italiano. Però io all’estero mica sono in vacanza: ci vivo e pure da diversi anni. E una buona pizza – più del tartufo d’Alba, più di qualsiasi altra cosa commestibile – me la sogno la notte. Qui in Oman ho trovato la pace dei sensi: c’è questo posto che ha sul menù una pizza più buona dell’altra e – udite udite – persino la pizza fritta ripiena di ricotta che, a volte, fai fatica a trovare persino a Milano. A fine pasto, una graffa con la nutella e una tazzina di Moreno, l’espresso napoletano. Come dice Ramazzotti – che risuona sempre alla grande in questo locale – ‘grazie di esistere’.
Fresco si trova nel bel quartiere residenziale di Al Mouj, nella parte nuova di Muscat.

Quale esperienza ti attira di più?

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