Eccentrica e sofisticata: a piedi nella Milano del liberty

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Piazza Eleonora Duse, Milano
Piccolo itinerario tra Porta Venezia e San Babila, con sosta nel magnifico Quadrilatero del Silenzio

Sarà, ameno per un po’, l’era del turismo di prossimità. Il problema è che la mia prossimità ancora non ho ben capito quale sarà. L’Oman non credo: al 99% leveremo le tende a inizio estate, ma se continueremo la nostra vita all’estero o se torneremo in Italia è ancora presto per dirlo (E in un momento come questo non saprei sinceramente per quale opzione propendere).

In attesa di capire cosa ne sarà di noi, mentre sono chiusa nella mia casa di Muscat da ormai due mesi, torno con la mente all’estate scorsa, a una delle passeggiate più belle del capoluogo lombardo. Andiamo nella Milano di inizio novecento, quella dei salotti mondani, della borghesia emergente. Una classe sociale nuova e sicura di sé, fuori dagli schemi e pronta a rischiare e ad esagerare tanto nell’imprenditorialità quanto nell’architettura. Quella che vedrai è la Milano liberty che, all’ombra di palazzi eccentrici e dietro lo sguardo immobile di putti e cariatidi, cela angoli silenziosi e, forse proprio per questo, incredibilmente preziosi.

Partenza in Porta Venezia

Siamo all’inizio di via Frisi, nei pressi di un edificio lungo e grigio: quella che oggi è una biblioteca comunale, a inizio ‘900 era un luogo ben più affascinante, dove le fantasie prendevano vita; era infatti uno dei primi cinematografi della città. Dei bei tempi andati, l’ex cinema Dumont conserva solo la facciata che, con i suoi rilievi floreali, dà il via a questo itinerario a tema.

Provocanti e irriverenti, i nouveaux riches milanesi certo non facevano della sobrietà la loro bandiera: non hanno avuto paura di assoldare architetti all’avanguardia, artisti in grado di combinare elementi classici e moderni, estri barocchi e fantasie bucoliche, ma anche azzardati mix di cemento, ceramica e ferro battuto. Proseguendo su via Malpighi capirai cosa intendo: basta dare un’occhiata a Casa Guazzoni al numero 12, con i suoi mascheroni dal capo cinto d’edera e le sue schiere di angioletti intenti a sorreggere pesanti balconi intarsiati. Ancor più significativa è Casa Galimberti, al civico 3. Tra i pezzi forti del nostro percorso, colpisce per la sua facciata interamente rivestita di maioliche, sulla quale si allungano alberi carichi di fiori e frutti. Li raccolgono dame che, con vesti e pettinature d’altri tempi, lanciano sguardi languidi ai passanti.

[Ah, non c’entra con il Liberty ma, a proposito di fiori, se ti trovi da queste parti verso l’ora di pranzo, non troppo distante da qui troverai il Flower Burger, un localino dove assaggiare hamburger vegani e coloratissimi!]

Scendi ora lungo Corso Venezia, supera il planetario e il museo di storia naturale. Prima di svoltare in via T. Salvini, prosegui dritto in direzione Palestro e raggiungi l’edificio al numero 47. Quello che vedi è Palazzo Castiglioni, oggi considerato uno dei capolavori del liberty italiano e attualmente sede della Confcommercio. Questa costruzione è stata protagonista di un aneddoto curioso. Come dicevo poco fa, i ricchi borghesi del tempo certo non si preoccupavano di dare scandalo. Ecco perchè, per completare la facciata della sua proprietà, il signor Castiglioni aveva pensato di installare due gigantesche figure di donna proprio sopra il portone. Niente di male in questo, non fosse che siamo nel 1904 e che le due procaci signore siano, per l’epoca, un po’ troppo poco vestite. Per non parlare del loro generoso didietro in bella mostra.

Suscitando forse più ilarità che indignazione, Palazzo Castiglioni si guadagnò l’appellativo di Cà di ciapp col risultato che il proprietario, piuttosto stizzito, finì per rimuovere le due donzelle, accontentandosi dei soliti fregi floreali. Peccato, perchè come dichiarò il Sommaruga – uno degli architetti più di tendenza del periodo – quelle due figure non erano che rappresentazioni allegoriche di Pace e Industria! Ma niente paura, le due discinte signore non sono andate perse: le puoi vedere qui oppure, dal vivo, in via Buonarroti 48: incorniciano l’entrata laterale di Villa Faccanoni (oggi clinica Columbus).

Dopo aver ammirato Palazzo Castiglioni, torna sui tuoi passi e prendi via T. Salvini: ti condurrà nella deliziosa Piazza Duse (foto di copertina), intitolata alla ‘divina’ Eleonora, l’attrice musa di D’Annunzio. Dai un’occhiata agli edifici signorili che la circondano e imbocca via P. Cossa: arriverai in un luogo speciale.

Il Quadrilatero del Silenzio

Se a Milano si parla di quadrilatero, il primo (e forse unico) che viene in mente è quello della moda: le luci sfavillanti di Via Della Spiga, le boutique patinate di Montenapoleone, le strade affollate di turisti abbienti o semplicemente curiosi. Eppure di quadrilatero ce n’è un secondo: più raffinato e, soprattutto, estremamente quieto. Delimitato da quattro vie – Cappuccini, Serbelloni, Mozart e Vivaio – il quadrilatero del silenzio è un’oasi di pace ed eleganza, che ti ricorda quanto Milano sia ben altro rispetto al Duomo, alla movida e allo shopping.

Ti consiglio dunque di girare un po’ in zona e goderti quest’atmosfera così particolare, prestando però attenzione ad alcuni palazzi. Quali? In via dei Cappuccini trovi Casa Berri Meregalli, una costruzione ad angolo bizzarra ed imponente. L’impressione che mi ha dato è quella di un castello fuori dal tempo e dallo spazio: eclettico nelle forme e nei colori, presenta sgargianti fregi gialli e azzurri in contrasto con gli scuri mattoni della sua facciata, dalla quale sporgono le figure più strampalate: i classici angioletti e telamoni sono infatti accompagnati da arieti, leoni e altre figure di non facile classificazione!

Sempre in Cappuccini c’è anche Villa Invernizzi che ormai tutti conoscono per i suoi fenicotteri. Sebbene sia una villa privata, è possibile sbirciare attraverso le cancellate che la circondano: tra il fogliame del parco, riuscirai sicuramente a scorgere un laghetto attorniato da numerosi esemplari rosa. Che ci fanno lì e cosa li trattiene? Li ha voluti (e amati) proprio l’inventore dei formaggini (eh sì, si tratta proprio di quell’Invernizzi!) che, senza eredi, ha lasciato il compito alla fondazione amministratrice delle sue proprietà di accudirli anche dopo la morte. E così è stato: nutrita con succulenti pasti a base di crostacei, la colonia di fenicotteri milanesi prospera e si riproduce, sempre seguita da un’equipe veterinaria che, tra le altre cose, tiene sotto controllo la lunghezza delle loro penne affinchè non volino via.

In via Serbelloni, vale invece la pena notare la Ca’ de l’Oreggia, così chiamata per via del grosso orecchio in bronzo scolpito vicino all’ingresso. Opera dell’artista Adolfo Wildt e installata negli anni ’20, non era che un citofono al quale i visitatori sussurravano il loro nome.

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Verso San Babila

Esci adesso dal quadrilatero ma resta su via Mozart; questa strada conserva ancora qualche sorpresa. Una di queste è Villa Necchi Campiglio, una villa splendida, oggi bene del FAI. Da fuori si vede purtroppo ben poco: se vuoi ammirarne gli interni devi prendere parte a una visita guidata o… guardare il film di Guadagnino “Io sono l’amore”, girato proprio qui e nominato al Golden Globe 2011 come miglior film straniero. Ancora in zona Mozart, non trascurare due edifici risalenti agli anni ‘20: Villa Zanoletti, interamente avvolta dai rampicanti e, a fianco, Palazzo Fidia, una costruzione nei toni caldi del rosso e del giallo, tutta bow window e finestroni, considerata all’epoca tra le più stravaganti della città.

Lasciamo infine il quadrilatero del silenzio per dirigerci verso l’ultima tappa del nostro percorso, Casa Campanini, al numero 11 di via Bellini. Dell’interno si dicono meraviglie, ma noi ci limitiamo a guardarla da fuori: le gigantesche cariatidi che ci accolgono al portone potrebbero in qualche modo ricordare le grazie di Palazzo Castiglioni, ma in una veste decisamente più pudica. Facciamo salire lo sguardo lungo la facciata e poi su fino al tetto: i rilievi floreali, il sinuoso balcone in ferro battuto e persino gli elaborati comignoli sprigionano il liberty in tutto e per tutto.

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Dal Cinema Dumont a Casa Campanini, se segui alla lettera il mio percorso, camminerai per circa 3km. Da Via Bellini mi sono poi diretta a San Babila (sempre a piedi), aggiungendo su per giù un altro chilometro. Se c’è un bel sole perchè no?
Buona passeggiata!

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