Proprio come New York, Chicago è un set: sbruffona e criminale, ha visto prosperare il proibizionismo e le bische clandestine; nascere Al Capone e gli Intoccabili, quelli veri e quelli di De Palma. Fumosa e bohemien, ha animato le sue notti con le performance dei teatri, con le note del blues e del bebop. Ma Chicago è anche la città del vento, tanto vento – che le ha valso il soprannome di Windy City – e di una primavera che ha il 40% di chance of snow. E’ la capitale della pizza (insomma, l’importante è crederci) e tutti quelli con cui parli hanno almeno un parente italiano, a cominciare dal tassista che, in una gelida notte di circa un anno fa, ci ha portati in hotel.
Come non amarla? Se hai appena una giornata di tempo, ecco qualche suggerimento per goderti la metropoli. E mettiti il cuore in pace, che qui vorrai tornare di certo. Del resto, lo dice anche la canzone: Baby don’t you wanna go / Back to that same old place / Sweet home, Chicago?
#1 – Ammirare l’architettura del Loop
Con appena 24 ore a disposizione, è bene cercare di ridurre al minimo il tempo da dedicare agli spostamenti in taxi o con i mezzi pubblici: per questo motivo, prendi alloggio proprio nel cuore della città, ossia nel Loop. Fulcro non solo economico ma anche e soprattutto storico della città, è qui che si concentrano buona parte delle sue attrazioni principali. Giralo a piedi: è il modo migliore per ammirare l’architettura pazzesca che lo caratterizza.
Non ti sarà difficile capire perchè pare sia proprio Chicago la città che ha ispirato l’oscura Gotham di Batman: vedrai palazzoni massicci e ingombranti che risalgono a fine 800, come il Monadnock Building e il Rookery, che deve il suo nome (‘l’uccelliera’) alle colonie di piccioni che vi si appollaiavano su. Vedrai sottopassaggi bui e back-street anguste; costruzioni recenti e futuristiche, come l’Aqua Tower ed edifici art déco, emblema degli anni 20, come il Carbide and Carbon Building e il bellissimo Chicago Board of Trade (foto sotto). E sentirai l’adorabile accento dell’Illinois in ogni angolo.
Due chicche: sempre nel Loop, troverai il celebre Chicago Theatre di cui riconoscerai senz’altro l’insegna vintage e il Chicago Picasso, una scultura di 15 metri che l’artista ha donato alla città negli anni ’60. E’ esposta in maniera permanente nel Daley Plaza, di fronte all’omonimo grattacielo: Picasso non le ha mai dato un nome né spiegato cosa rappresenta.
#2 – Percorrere tutto il Magnificent Mile e tutto il Navy Pier
Il miglio magnifico – che è poi Michigan Avenue – si stende a nord del Chicago River ed è la via dello shopping ma anche di palazzi iconici come il Wrigley Building, per decenni il grattacielo più alto della città, la Water Tower, sopravvissuta al catastrofico incendio che distrusse buona parte della metropoli nel 1871 e il Chicago Tribune Building, sede di una delle testate giornalistiche più diffuse del Midwest.
Non troppo distante dal Mag Mile, il Navy Pier è una tappa simpatica, sebbene un po’ turistica. Si tratta di un molo affacciato sul Lago Michigan, utilizzato – durante la seconda guerra mondiale e fino agli anni ’80 – come centro di formazione della marina militare americana. Attualmente, il Pier è invece un susseguirsi di negozi di souvenir e fast food, nonchè di attrazioni per bambini. Che detto così, uno dice perchè mai ci dovrei andare. In realtà una visita la vale tutta, non fosse altro che per la stupenda vista che regala sul lago. E poi chissà che non ti venga voglia di salire su quella gigantesca ruota panoramica che ricorda un po’ le sue sorelle più famose, quelle di Coney Island e Santa Monica.
#3 – Scoprire l’arte moderna del Millenium Park
Una sosta perfetta se capiti a Chicago in una giornata di sole (cosa non scontata) e vuoi goderti un po’ di verde! Piccola porzione di Grant Park, l’enorme parco in cui Barak Obama tenne il discorso della vittoria alle presidenziali, il Millenium Park ospita una serie di opere che non solo sono divenute importanti landmark della città, ma sono anche capolavori di arte e architettura moderna. Il più amato è il Cloud Gate, conosciuto semplicemente come The Bean, ossia il fagiolo. Si tratta di una scultura in acciaio (appunto a forma di fagiolo) dalla superficie lucidissima su cui turisti e skyline vi si specchiano in un gioco di riflessi. Ho visto delle foto del Bean sotto la neve e sono stupende, ancor più di quelle col cielo azzurro!
Sempre nel Millenium Park, meritano attenzione anche il Pritzker Pavilion, un auditorium a forma di conchiglia che ospita concerti gratuiti; il BP Bridge una lunga serpentina (fantastica dall’alto!) progettata dall’architetto canadese Frank O. Gehry (lo stesso del Guggenheim Museum di Bilbao) e la Crown Fountain, una fontana interattiva che proietta a rotazione i volti dei cittadini – tutti residenti a Chicago – che hanno prestato la loro immagine durante la realizzazione del progetto.
#4 – Osservare lo skyline dall’alto
Per avere una vista aerea della Windy City hai due opzioni. La prima è lo Skydeck della Willis Tower (ex Sears Tower), il secondo grattacielo più alto degli Stati Uniti dopo il One World Trade Center di New York. E’ alta 443 metri o, come sottolinea un cartello, 262 Michael Jordan, 313 Oprah Winfrey e 283 Barak Obama (!). La piattaforma d’osservazione si trova al 103esimo piano e, come vedi nella foto sotto, in una giornata limpida l’esperienza è ottima. E’ qui che i più temerari possono saggiare i cubicoli in vetro di The Ledge, che sporgono dal grattacielo dandoti l’impressione di essere sospeso nel vuoto! Peccato i tempi d’attesa per accedervi: se per salire allo Skydeck è possibile evitare le code acquistando il biglietto online, per The Ledge è invece necessario fare la fila.
La seconda opzione è il John Hancock Observatory, alto 457m (344m senza considerare le antenne). Ora, sarà stata la visuale sul Magnificent Mile, oppure il fatto che il sole stava tramontando e ho visto la città accendersi poco a poco o, ancora, sarà stato il bicchiere di vino bianco del Bar94… non lo so: in ogni caso, se dovessi scegliere una sola piattaforma d’osservazione, sarebbe senza dubbio questa.
#5 – Assaggiare la Deep Dish Pizza
Ovviamente, chettelodicoaffà, con la nostra pizza non ha nulla a che vedere. Di difficile classificazione, la deep dish si avvicina più a una torta salata. Qualunque cosa sia, qui a Chicago è una vera e propria istituzione, tanto che la città si (auto)fregia dell’appellativo “Pizza Capital of the World”. Cioè, Napoli lèvate. Ma di cosa si tratta? Bhè, vediamo… intanto si chiama deep dish proprio perché è alta. Almeno tre dita. Proprio come una quiche, dentro al guscio di pasta c’è il ripieno. Che può essere una quintalata di salsa di pomodoro con un po’ di mozzarella ma anche combo interessanti come pepperoni, salsicce e bacon; carne macinata, formaggio, cipolle e patate fritte; pollo, cipolle e salsa buffalo.
Se la vuoi provare, ci sono un sacco di locali che la servono, ma tieni presente che la cottura potrebbe richiedere fino a un’ora di tempo. Mettilo in conto se pensi di cenare tardi e, possibilmente, scegli un locale che offra intrattenimento o per lo meno un buon bar. Noi siamo stati da Gino’s East che, oltre ad essere un nome storico, in voga sin dagli anni ’40, produce anche birra artigianale e ha locali molto particolari: tipo il nostro era una vecchia power station della rete tranviaria di Chicago.
Abbiamo ordinato una ‘pizza’ di 9 inches in due e non siamo riusciti a finirla! Buona? Ni. Da provare? Bah, diciamo da provare una volta per poi non farlo più. In quanto a cucina tipica, meglio buttarsi sul Chicago-style hot dog, che prevede un sacco di sottaceti e tassativamente niente ketchup (provalo da Portillo’s), o meglio ancora, sui brownie, che hanno visto i loro natali proprio a Chicago a metà ‘800.
#6 – Cercare le tracce della Strada Madre, la Route 66
La mitica Route 66 che, da Chicago a Los Angeles attraversa tutti gli Stati Uniti, ha un inizio e una fine ben precisa. La partenza del Westbound si trova su East Adams Street, poco prima dell’incrocio con Michigan Ave., in pieno Loop. E’ qui che vedrai un cartello marrone con su scritto ‘Historic Route – Begin’. A onor del vero, c’è anche un altro segnale appena pochi isolati prima: dice la stessa cosa, ma è moderno, patinato e pieno di colori. Che anche no, insomma. Il vecchio, quello vintage e marrone, è Il Cartello.
Sempre a Chicago, c’è un’altra tappa importante, nota come “the First Stop on the Mother Road”. Si tratta del ristorante Lou Mitchell’s, al 565 di W Jackson Blvd, nei pressi della Union Station. Si dice che fare colazione qui sia imprescindibile sin dagli anni ’20 per almeno tre motivi: 1) è una sorta di rito propiziatorio per i viaggiatori che si apprestano a percorre la 66; 2) Lou vanta “the World’s finest Coffee”; 3) prepara colazioni spaziali. Pare che in estate la gente sia disposta ad aspettare in coda anche un paio d’ore per assaggiare il caffè di Lou! In bassa stagione invece ce la siamo cavata con 20 minuti, durante i quali abbiamo scoperto un quarto motivo per passare di qui: mentre sei in coda una cameriera ti allieta l’attesa porgendoti un secchiello zeppo di donut hole fritti e zuccherati. Che delle ciambelle non si butta via niente, tanto meno i buchi (li vedi qui)!
Se avessimo avuto più tempo, probabilmente avremmo fatto un giro sul lago Michigan o un tour di street art, saremmo andati a cercare le opere di Henri Cartier-Bresson nel Museo di Fotografia Contemporanea o quelle degli impressionisti nell’Art Institute. E se non fossimo stati così stanchi, avremmo terminato la serata in un locale come il Buddy Guys’ Legend o il Kingstone Mines, ad ascoltare blues. Ma non ho troppi rimpianti; Chicago è una delle principali città americane, dunque non escludo di tornarci ancora. Anzi, lo vorrei proprio: del resto è proprio qui che si tiene una delle sei Majors, le Maratone più importanti del mondo. Ne ho corsa solo una e, quando tutto il casino che sta schiacciando il nostro prezioso mondo sarà finito, voglio prepararne un’altra. Viaggiare e correre sono la più bella forma di libertà.