Cose belle in terra di Bari

Terra di Bari
Quattro gioie che mi ha regalato questa parte di Puglia. Ricci di mare inclusi.

Alla ricerca di leggerezza, mesi fa ho messo da parte i miei amati mattoni classici per dedicarmi a letture più spensierate. Mi sono imbattuta in un ciclo di tre romanzi ambientati a Polignano: scritti dal torinese Luca Bianchini, due di essi sono diventati film con Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti.

A questi volumetti devo numerose risate e il desiderio di vedere dal vivo la città “sulle cui rocce aleggia la voce di Modugno”. Ecco perché, l’estate scorsa, dopo la Val d’Itria, ci siamo spinti in quella che ho scoperto chiamarsi ‘Terra di Bari’. No, non provincia, proprio terra. Una specie di sub-regione insomma, di cui fanno parte svariati comuni costieri e non tra cui, appunto, Polignano.

Della mia capatina – troppo breve! – quattro cose che mi sono piaciute tanto:

# I centri storici
E’ il bianco a farla da padrone, ma non solo.
Trani, ad esempio, gioca con le sfumature rosa della pietra estratta dalle sue cave. Il centro storico, vicinissimo alla darsena, profuma di mare e di storia: una parte di esso coincide infatti con la Giudecca, l’antico quartiere ebraico. Per sfuggire alle persecuzioni moresche, centinaia di famiglie spagnole trovarono rifugio in Italia e molte si insediarono proprio qui agli inizi dell’anno 1000. Delle quattro sinagoghe erette in città, tre sono state trasformate in chiese cristiane nel corso dei secoli, ma una – la sinagoga Scola Nova – è tutt’oggi consacrata all’ebraismo.

A Polignano invece ho trovato sprazzi di colore su porte e muri, versi di poesie scritte sui gradini delle botteghe e un gran cielo turchese, lo stesso che forse ispirò Modugno. Nato proprio qui, la sua statua in bronzo accoglie tutti a braccia aperte (nel vero senso della parola) e le strofe di Volare illuminano Via Roma, sospese tra una panetteria e un negozio di casalinghi. Ma il bello del centro storico di Polignano è che spesso basta girare l’angolo per trovare un affaccio sul mare, una balconata sul blu che appare come un regalo gradito e inaspettato.

Terra di Bari

# Le sorprese architettoniche
Due gioielli mi hanno lasciata davvero a bocca aperta per la loro bellezza. Il primo è l’Abbazia dei Benedettini nella frazione di San Vito, un’abbazia antica e diroccata che proietta la sua ombra barocca su di porticciolo squisito, di quelli piccoli, con le barchette dipinte a toni vivaci e le cime ammucchiate a riva. L’Abbazia così come la vediamo oggi è il risultato di secoli di restauri e modifiche, che ne hanno fatto un edificio elegante (bellissima la scalinata che porta al loggiato) ma allo stesso tempo funzionale: ci si doveva pur difendere dalle incursioni marine!

La Cattedrale di San Nicola il Pellegrino, a Trani, è invece una costruzione romanica unica nel suo genere: situata proprio al porto, a poca distanza dal castello svevo, è circondata per due terzi dal mare e, per questo, sembra galleggiare sulle acque.

Terra di Bari

# Il mare (e i tramonti sul mare)
Cado nell’ovvio, lo so. Ma non parlo di spiagge, parlo di scorci, di luci impossibili da imprigionare e che regalano tramonti pazzeschi anche dopo un acquazzone. Oltre alla già citata darsena di Trani e al porticciolo di San Vito,  in quanto a scorci indimenticabili non posso non menzionare Polignano e la sua Lama Monachile (motivo principale della nostra deviazione in terra di Bari).

Lama Monachile, che si chiama così perché pare fosse abitata da una colonia di foche monache, è una lingua verde smeraldo che si insinua tra due pareti di roccia dritte dritte; la spiaggia, una distesa di ciottoli bianchi. E’ così bella che le case addossate in cima al costone paiono una piccola folla di persone – le finestrine tanti occhi – che si pigiano per un posto in prima fila sullo spettacolo sottostante.

Noi turisti, privi di quell’affaccio privilegiato, possiamo scegliere altri scorci: quello dal ponte borbonico ad esempio, situato proprio alle spalle della Lama, lungo la via Traiana, l’antica strada che collegava Roma e Brindisi o la visuale che regala la cosiddetta ‘pietra piatta’, una terrazza di pietra dove ci si può stendere a prendere il sole, accessibile tramite la gradinata alle spalle della statua di Modugno.

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# Il crudo di pesce
Si dice che i baresi siano devoti a due cose: San Nicola e il crudo di mare. Gli oggetti di culto? Ostriche, cozze, cozze pelose (più dolci), noci, tartufi, tagliatelle di seppia (ossia seppie tagliate a striscioline) e i pezzi più pregiati: gamberi rossi e ricci di mare.

Due parole sui preziosi ricci: li puoi trovare tutto l’anno, ad eccezione dei mesi di maggio e giugno, in quanto un decreto ministeriale ne ha imposto il divieto di pesca per favorirne la riproduzione. La tradizione vuole che i ricci migliori siano quelli pescati nei mesi con la ‘r’, perchè si presentano con una polpa bella carnosa che ben si presta alla scarpetta. Diciamo però che anche in agosto non sono proprio da buttare, ecco: noi siamo entrati praticamente in fissa e li cercavamo ogni sera! Questo qui sotto è un piatto che abbiamo ordinato a Savelletri, patria del riccio per antonomasia.

Non pensare che il crudo di mare sia una prerogativa dei ristoranti patinati: lo servono anche tantissimi locali lungomare in maniera molto easy. Uno di questi è La Pescaria di Polignano, rinomato oltre che per il crudo, anche per i (giganteschi) panini farciti. I due che abbiamo provato: (1) Polpo fritto con rape aglio e olio, mosto cotto di fichi, olio alle alici, ricotta e pepe e (2) Gamberoni al ghiaccio con melanzana, fior di latte, pancetta, chips di patate, rucola fresca e salsa rosa.
E va bhè, ti senti sazio solo a leggere.

Terra di Bari

Ciao Puglia, tornerò!

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