Bari vecchia è un compendio di Puglia: è fatta di storia e di architettura, di stradine che ricordano più un borgo che non una grande città, di massaie che tirano la pasta, di santi, di esclamazioni dialettali, di focacce e di mare. E soprattutto, di quella sensazione di genuinità che contraddistingue la regione. Eppure non è sempre stato così: fino ai primi anni del 2000, le antiche mura in cui si inserisce il centro storico fungevano anche da confine, da barricata dietro la quale si trincerava la malavita. Spaccio, usura, faide tra batterie criminali rendevano l’area off-limits per i baresi stessi, figuriamoci per i turisti. Poi, poco alla volta, la riqualificazione: la borgata si affranca da questa immagine di negatività e riapre porte e cuore alla gente. Una storia che ricorda da vicino quella di un altro quartiere, in un’altra città: il rione Sanità di Napoli.
Se vuoi visitare Bari vecchia, una mattina è sufficiente: può essere un’ottima idea se hai un volo nel pomeriggio. Qui di seguito, un piccolo itinerario a piedi.
Bari e i suoi due santi
Chi è il santo patrono di Bari? Ma che domanda, lo sanno tutti che è San Nicola! Forse, però, non tutti sanno che a contendergli il ‘titolo’, c’è stato per lungo tempo un certo San Sabino. Protettore della città fino all’anno 1000, questi è stato letteralmente spodestato nel momento in cui le spoglie di un nuovo santo venuto dall’oriente fecero il loro ingresso in porto. Da allora – e chissà poi perché – i baresi abbandonarono progressivamente il vecchio culto, anche se sarà soltanto nel 1961 che la chiesa riconoscerà ufficialmente San Nicola di Myra (oggi Turchia) nuovo patrono di Bari. A lui – ma anche a Sabino – sono intitolate le due chiese principali del capoluogo, che trovi proprio in questo quartiere. Ti suggerisco di vederle ambedue e in particolare:
# La Cripta della Basilica di San Nicola. E’ un ambiente molto suggestivo, che ospita le reliquie del santo arrivato dal mare e che rappresenta un punto d’incontro tra il mondo cattolico e quello ortodosso. San Nicola è infatti uno dei santi più venerati da entrambi i culti, tant’è che la basilica è meta di un turismo religioso proveniente in special modo dai Paesi dell’Est. Nella cripta è presente una cappella russa-ortodossa e, all’esterno della chiesa, si trova una targa bilingue firmata da Putin, a consolidare l’amicizia tra Bari e Mosca.
# Il sito archeologico della Cattedrale di San Sabino. Costruita sui resti di un duomo bizantino, la Cattedrale di San Sabino cela nei suoi ambienti sotterranei un tesoro di rilevanza storica e architettonica. Oltre ai resti del duomo paleocristiano – che, con le sue tre navate, è grande grossomodo quanto la cattedrale che lo sovrasta -, vedrai le vestigia di una via d’epoca romana, antichi sepolcri e, soprattutto, il Mosaico di Timoteo. Estremamente ben conservato, si tratta di un mosaico a pavimento gigantesco, risalente al V secolo. Il suo restauro ha riportato alla luce le tinte vivaci che lo colorano e una cornice di motivi marinari oltre che religiosi: pesci, bestiole acquatiche e persino un bel polpo azzurro dagli occhi spalancati. Più barese di così!
La via delle orecchiette
Lasciate le chiese, dirigiti ora verso u Castidde, la fortezza normanna-sveva che sorge al limitare della città vecchia, e costeggiane le mura. Da piazza Federico II, proprio di fronte al castello, parte una stradina che comincia stretta stretta per poi allargarsi un po’. Si chiama via dell’Arco Basso – immagino dal nome dell’arcata sotto alla quale necessariamente si passa per accedervi – ma tutti la conoscono come la ‘via delle orecchiette’. E’ qui che, sedute una di fronte all’altra sull’uscio di casa, in un venticello leggero che gonfia le lenzuola stese sui fili tirati sopra la loro testa, le massaie impastano, tagliano e danno forma alla pasta simbolo della regione.
Chiancaredde, cappelleit, stracchiodde, ricchitedd, ricchie o strascinat: a seconda di dove ti trovi in Puglia, assumono nomi diversi ma sono sempre loro, le orecchiette. Per farle, non servono tanti ingredienti: fondamentali sono la semola di grano duro, meglio se non rimacinata, e l’acqua che, però, non deve’essere troppa se no l’orecchietta viene poco rugosa (e non va mica bene!). Per il resto, solo abilità ed esperienza; sono le mani delle pastaie il vero ingrediente segreto. Osserviamo le signore all’opera: dell’impasto giallo fanno lunghi serpentelli e li tagliuzzano a tocchetti i quali, ‘strascinati’ e schiacciati a dovere, diventano orecchiette. Ce ne sono di piccole, di grandi, di farina integrale, al nero di seppia…
Quelle piccole sono perfette con il ragù, ma decidiamo di comprarne un sacchetto di grandi, da cucinare con le cim d’ reep (sempre che a Milano riesca a trovarne). Aggiungiamo anche un pacco di taralli e via, ci tuffiamo nelle viuzze di Bari vecchia. Passiamo sotto una serie di archi, gettiamo lo sguardo dentro ai cortili: in uno fanno bella mostra di sé cascate di peperoncini e un enorme mazzo di aglio, in un altro un’edicola votiva dedicata a un santo che, per un’abitazione privata, mi pare gigantesca (!). Forse anche per via del Covid non c’è tantissima gente in giro, anche se i negozi sono aperti: frutta e verdure profumate sono impilate ai bordi delle stradine che, così, diventano ancor più strette. Un altro arco ancora e siamo fuori dal dedalo: ecco il mare.
Il mare n’ dèrr’ la lanz
Si chiama Imperatore Augusto, ed è il tratto di lungomare che circonda Bari vecchia. Lo seguiamo superando il Molo di San’Antonio, il porto vecchio, per arrivare a un altro molo, quello di San Nicola: conosciuto dai baresi come n’derr’ la lanz, è uno dei luoghi più amati e frequentati della città. N’derr’ la lanz significa grossomodo ‘accanto ai gozzi’ (lanz in dialetto) e fa riferimento al fatto che, un tempo, i pescatori esponessero il pesce in terra – vicino alle loro barchette di legno – per venderlo al pubblico. Oggi, sebbene in modo meno spartano, la tradizione del mercato del pesce continua; è sempre qui che si possono acquistare cozze, seppie, polpi e, se di stagione, persino i ricci di mare, da gustare crudi e freschissimi. Negli ultimi anni, complice lo storico chiosco del “Chiringuito”, il molo di San Nicola è divenuto uno dei ritrovi della movida e, di conseguenza, una zona molto battuta anche la sera.
A 5 minuti a piedi da qui, troverai il Petruzzelli, il teatro rosso, mentre se hai tempo (e voglia!) di camminare, puoi proseguire sul lungomare per altri 2.5 km e spingerti fino a “Pane e Pomodoro”, la spiaggia dei baresi per eccellenza. Per completare la tua esperienza di Bari Vecchia, ti suggerisco però un’altra passeggiata, quella lungo la Muraglia.
Una muraglia, una fcazz e una Peroni
Risali verso piazza Ferrarese e imbocca via Venezia che porta, salendo un po’, alla Muraglia, una porzione della lunga cinta difensiva che anticamente proteggeva la città. Restaurata più volte nel corso dei secoli, la Muraglia offre una delle passeggiate più romantiche del capoluogo: se una volta le mogli dei pescatori vi si affacciavano pregando il mare affinchè restituisse i loro mariti sani e salvi, oggi offre bellissimi scorci sul dedalo di Bari vecchia e, naturalmente, sull’azzurro solcato da gozzi e pescherecci.
Spingiti fino alla sommità della Muraglia, ossia al Fortino di Sant’Antonio Abate, un torrione di vedetta sul porto. Non troppo lontano da qui noterai una discesa gradinata che ti immetterà nuovamente nel centro storico. Dato che ormai sarà ora di pranzo, non ti resta che provare una fcazz, ossia l’autentica focaccia barese. E sei fortunato visto che uno dei forni migliori della città – anzi d’Italia – si trova proprio in questo quartiere, a pochissimi minuti dalla Muraglia.
In via Palazzo di Città 38, sorge infatti il Panificio Fiore, un forno storico nel vero senso della parola, dato che è allocato all’interno di una cappella bizantina oggi sconsacrata. Tra reperti archeologici e sotto l’occhio vigile delle icone religiose affisse alle pareti, vengono infornate ogni giorno decine e decine di ruote, ossia di focacce (così chiamate perchè rigorosamente tonde!). Soffici all’interno, croccanti alla base, olive, pomodorini e olio evo: cosa chiedere di più? Ah, una Peroni ovviamente – non dimenticartela!