Il mondo carbonizzato di Ercolano

cosa vedere a Ercolano
Stesso destino, diversa conservazione: cosa vedere a Ercolano e perchè è un'esperienza diversa da Pompei

E’ meno esteso di Pompei e, al primo impatto, forse meno eclatante: eppure, il parco archeologico di Ercolano promette un’esperienza altrettanto forte e, soprattutto, ben diversa.

Diversa per due ragioni: innanzitutto perché differenti erano le due città. Pompei poteva essere definita alla stregua di un grande centro abitato, fulcro della vita politica, economica e religiosa. Strade ampie, un foro, numerose attività commerciali e di svago, grandi templi e una stratificazione sociale marcata, che alternava abitazioni modeste a ricche domus patrizie. Ercolano era invece un paese tranquillo, probabilmente una meta di villeggiatura per aristocratici e facoltosi: un porticciolo dove attraccavano i pescatori, poche vie, case piccole ma dignitose, arredate con gusto.

Ciò che però maggiormente distingue un sito dall’altro – e qui veniamo al secondo e più importante motivo – è la loro modalità di conservazione nei secoli: sebbene cancellate entrambe dal cataclisma, Pompei ed Ercolano subirono l’eruzione in modo differente.

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Stesso destino, diversa conservazione

A determinare la sorte delle due comunità fu la loro posizione geografica. Ercolano si trova a circa 8km a ovest del Vesuvio. Pompei doppia questa distanza, ma si trova a sud, ed è in questa direzione che, come documentano gli scritti dell’epoca, quel 24 agosto del 79 d.C. soffiava il vento.

Ercolano fu investita in prima battuta da nubi tossiche e ardenti – una temperatura superiore ai 400° – che annientarono i cittadini per shock termico. Le colate di lava arrivarono subito dopo e una di esse seppellì il villaggio sotto una coltre di oltre 20 metri. Su Pompei, invece, la nube venefica giunse solo il mattino dopo: nel frattempo, la città era già stata ricoperta da una pioggia infuocata di pomici, lapilli e ceneri.

Il magma di Ercolano ha carbonizzato tutto ciò che incontrava al suo passaggio ma, una volta freddo e solido, ne ha impedito la decomposizione. Al contrario, gli strati di cenere fioccati su Pompei hanno consentito il passaggio dell’ossigeno e, dunque, il progressivo deterioramento di quanto sepolto: uomini, animali, fiori, legni, tessuti.

Un esempio pratico (ma, ti avverto, un po’ macabro) può essere utile per capire gli effetti che queste due modalità di seppellimento hanno avuto sulla conservazione delle città. Di certo avrai presente i calchi degli abitanti di Pompei, individui per sempre irrigiditi in quelle pose che raccontano i loro ultimi istanti di vita: come sono stati ottenuti? Imprigionati in blocchi di cenere, che si è poi pietrificata nel tempo, i materiali organici si sono decomposti lasciando dei ‘vuoti’, ossia la propria impronta. Colandovi all’interno una miscela di gesso o cemento e acqua è stato poi possibile recuperarne il calco: fanciulli caduti bocconi, adulti con le braccia sollevate a riparare il viso, donne che fanno scudo ai figli con il proprio corpo. Persino un cane trafitto dagli spasmi.

A Ercolano, tutto ciò non è stato possibile. Il troppo calore ha dissolto all’istante ogni tessuto molle, impedendo di fatto il lento processo di decomposizione dei corpi. Per questo, dei cittadini, non sono state tramandate che le ossa, scheletri urlanti e perfettamente conservati, ammassati nelle rimesse del porto in attesa di un salvataggio che non sarebbe avvenuto.

Ercolano oggi

Se Pompei dà un’idea delle dinamiche sociali di una grande città, Ercolano penetra una dimensione più intima, che consente al visitatore di entrare nella sfera privata dei suoi abitanti.

Cosa vedere a Ercolano: gli ambienti
Numerosi edifici godono di un ottimo stato di conservazione, tanto che molti di essi hanno mantenuto intatto anche il secondo piano. Tra le abitazioni private più degne di nota, c’è la gigantesca Casa del Rilievo di Telefo con il suo colonnato di stucco rosso e la Casa del Salone Nero in cui, oltre al grande salone scuro, pavimentato a mosaico, sono ben visibili il portone in legno e gli stipiti carbonizzati.

Coloratissimo è invece il Collegio degli Augustali che vedi qui sotto, costruito quando l’imperatore Augusto era ancora in vita, tra il 27 ed il 14 a.C. A catalizzare lo sguardo sono le pareti ad archi ciechi, ornate da affreschi estremamente vividi e realistici, raffiguranti gli dei dell’Olimpo e l’eroe Ercole. Nota curiosa: all’interno di questo edificio, venne rinvenuto steso sul letto lo scheletro del custode.

Molto interessanti sono anche le aree comuni che animavano la città: terme e botteghe. Troverai fornai, fabbri e tabernas, queste ultime facilmente riconoscibili dall’insegna: accanto all’ingresso, sul muro esterno, presta attenzione alle brocche di vino disegnate; ciascuna di esse è accompagnata dal proprio prezzo.

Cosa vedere a Ercolano: gli oggetti
I depositi di Ercolano celano veri tesori. Dentro alle abitazioni, carbonizzati ma perfettamente conservati grazie alle colate laviche, sono stati ritrovati oggetti di ogni tipo: armadi, culle, tavolini, statue, lucerne, stoviglie, monete e dipinti. Addirittura degli avanzi di cibo: noci, fichi e melograni. Dalle taverne proviene poi un ampio assortimento di vasi, anfore e dolium (grosse giare in argilla); e dalle pistrinas (i panifici) numerose teglie di bronzo utilizzate per cuocere focacce di grano note come placentae.

Molti ritrovamenti hanno permesso di apprendere qualcosa in più sulla vita dell’epoca, ad esempio circa la condizione dei liberti, gli schiavi liberati dal padrone. E’ infatti giunta sino a noi la storia di Lucius Venidius Ennychus, proprietario della già citata Casa del Salone Nero: come tutti i liberti, conservava gelosamente i documenti che attestavano il suo nuovo status, tavolette cerate che furono rinvenute proprio all’interno di casa sua.

I reperti archeologici secondo me più incredibili sono però i due seguenti. In quella che oggi viene definita Villa dei Papiri, è stata individuata un’intera biblioteca e, tra i suoi scaffali, una serie di rotoli di papiro. Letti con tecniche infrarossi (erano pur sempre carbonizzati!), questi scritti hanno rivelato un’antologia che sarebbe altrimenti andata perduta. Oggi sono custoditi al Palazzo Reale di Napoli.

La seconda, sensazionale scoperta è nientemeno che una barca. Recuperata nei pressi del porto, è stata inserita nel contesto degli scavi successivamente e posta all’interno di un padiglione dedicato per proteggerla dagli agenti atmosferici. Si tratta di una chiglia di circa 10 metri, probabilmente la lancia militare della flotta inviata da Plinio il Vecchio per prestare soccorso. Non riuscì però a salpare e, insieme ai suoi resti, sul litorale vennero recuperati tantissimi oggetti legati alla nautica: ami, galleggianti, remi, aghi da rammendo delle reti e persino un rotolo di lenza.

Cosa vedere a Ercolano: i fornici
Contestualmente all’eruzione, in quel tragico giorno di agosto si verificò anche un potente maremoto. Ciononostante, diversi cittadini accorsero al porto sperando di trovarvi scialuppe di salvataggio: investiti dalla nube ardente, sappiamo che non ebbero fortuna. Le loro ossa vennero recuperate solo negli anni ’80, circa 300 vittime stipate nei fornici, le arcate che si aprivano sulla spiaggia.

Chi erano queste persone? Fuggiaschi senza nome, la cui identità, tuttavia, viene loro parzialmente restituita dagli oggetti che avevano con sé e da un’attenta analisi delle spoglie. C’erano ricchi aristocratici che, in preda alla disperazione, si erano caricati di denaro o dei loro aver più preziosi, come la famosa signora dei gioielli che perì con il corpo cinto da collane, anelli e bracciali. C’erano marinai dai bicipiti muscolosi, sviluppati dal continuo vogare. Un medico con una cassetta di strumenti chirurgici. Una futura mamma dal cui ventre gravido fu recuperato lo scheletrino di un feto ormai prossimo alla nascita. C’era un bambino con un braccio rotto, un soldato con la spada ancora nel fodero e numerosi schiavi e mendicanti: la colonna vertebrale curva, pochi denti in bocca ed evidenti segni di malnutrizione.

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Se per visitare Pompei è necessaria un’intera giornata (almeno!), per Ercolano è sufficiente una mattina o un pomeriggio. Per evitare le code, ti consiglio di acquistare il tuo biglietto in anticipo sul sito ufficiale; una volta sul posto, potrai optare per una visita guidata o meno. Infine, per completare la tua esperienza degli scavi, non perderti assolutamente il MANN, il Museo Archeologico di Napoli, dove trovi tantissimi reperti provenienti da entrambi i siti e una collezione di pitture pompeiane stupenda.

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