Tra le regioni italiane, è forse il Piemonte a vantare il maggior numero di suggestioni occulte. Contrassegni massonici in ogni dove, costruzioni ad opera del diavolo, tranquilli borghi di campagna che nel loro passato annoverano storie di sabba e di streghe. All’esoterismo non sfugge nemmeno Torino che, secondo alcuni, farebbe parte del triangolo della magia bianca insieme a Praga e Lione e, secondo altri, di quello della magia nera, con San Francisco e Londra.
Avvolta nel mito è anche la Sacra di San Michele, che una legge speciale del dicembre 1994 ha dichiarato monumento simbolo della regione, in virtù de “la sua storia secolare, le testimonianze di spiritualità, di ardimento, d’arte, di cultura e l’ammirevole sintesi delle più peculiari caratteristiche che può offrire del Piemonte, nonché la sua eccezionale collocazione e visibilità”.
Visitare la Sacra di San Michele: le origini
Arroccata sulla cima di un monte non distante dal capoluogo, la Sacra di San Michele è un’abbazia antichissima: terminata agli albori dell’anno 1000, ha una struttura architettonica complessa, frutto di continui restauri ed ampliamenti effettuati nel corso dei secoli (proprio come altre chiese altrettanto celebri, quali Notre-Dame). Fu però nel Medioevo che catalizzò l’attenzione del cristianesimo, diventando meta di pellegrinaggio dei devoti di San Michele, l’Arcangelo guerriero che sconfisse gli angeli ribelli.
Si dice – ecco la prima leggenda – che fu il santo in persona a demandare la costruzione della Sacra. I lavori vennero avviati ma, ogni mattina, accadeva qualcosa di strano in cantiere: la cataste di legna ammucchiate il giorno precedente sparivano nel nulla. ‘Trafugate’ da una schiera di angeli durante la notte, esse ricomparivano magicamente sul monte Pirchiriano, dove l’abbazia venne poi realizzata e dove si trova tutt’oggi.
Solitaria e imponente, la Sacra è un edificio austero, che sembra sgorgare dalla pietra viva. Se in estate l’unico tocco ameno è dato dalla natura – tanto verde e una corona di vette -, è però nella stagione fredda che risulta essere particolarmente suggestiva: forse ti sarà capitato di vedere qualche immagine dell’abbazia che buca le nubi, appena visibile tra le nebbie. Immagini bellissime che, al pari di un faro in balia della tempesta, accentuano il lato malinconico ma resiliente dell’edificio.
Visitare la Sacra di San Michele: la chiesa e le rovine
Ad accogliere il visitatore è, naturalmente, San Michele: all’ingresso, lo vediamo in un bronzo di oltre 5 metri, ritto su di uno spuntone di roccia. A differenza dall’iconografia tradizionale, non indossa un’armatura né, sguainata la spada, si appresta a infilzare un serpente; veste invece abiti benedettini e la lama è già conficcata in terra. Custode simbolico del regno di Dio, dietro di lui si innalza uno dei muri portanti dell’abbazia, mentre ai suoi piedi, laddove punta la spada, vi sono le tenebre in cui è sprofondato il Male.
Varcata la soglia, vediamo una lunga scalinata scavata nella roccia. Porta un nome piuttosto sinistro: lo Scalone dei Morti, appellativo che deriva dall’usanza (ormai decaduta) di seppellire i monaci nelle nicchie che davano su di esso. Un fascio di sole inonda quello che in inverno è senz’altro un ambiente cupo e gelido: in cima ai gradini, la luce passa attraverso un portale suggestivo ed emblematico, il Portone dello Zodiaco. Al di là delle rappresentazioni che ornano gli stipiti – i segni zodiacali e le costellazioni – , a essere piuttosto controversi sono i fregi dei capitelli, in quanto riportano scene piuttosto macabre: donne che allattano serpenti, pazzi che si strappano i capelli a vicenda, tritoni con busto umano e coda di pesce, grifoni che beccano un cranio e leoni furenti.
Passiamo sotto un paio di archi rampanti, saliamo altri gradini ed eccoci alla sommità del Pirchiriano, dove si erge la chiesa vera e propria. Dalla navata centrale è possibile accedere al punto più sacro dell’abbazia, il Santuario Primitivo di San Michele. Ci si arriva scendendo 12 scalini di pietra, gli stessi consumati da migliaia di fedeli dal Medioevo ad oggi. Forse, era proprio questo il nucleo originario intorno al quale è stata eretta la Sacra.
Usciamo dalla Chiesa e ci spostiamo sul lato nord, in quella che secondo me è la parte più affascinante del complesso. Innanzitutto, da qui c’è un panorama splendido: la verde Val Susa appena sotto le mura e, in lontananza, i tetti di Torino e la basilica di Superga, visibili nei giorni più tersi.
In quest’area è situato il Monastero Nuovo che, a dispetto del nome, nuovo proprio non è. Costruito tra il XII e il XIV secolo, di esso oggi non vediamo altro che le rovine; arcate in pietra, pilastri e muraglioni che ci lasciano indovinare come doveva essere quell’imponente edificio a cinque piani in cui si svolgeva la vita monastica. Fu questa zona a ispirare Il Nome della Rosa, capolavoro di Umberto Eco? Del resto, era qui che si trovavano le celle, la cucina, il refettorio, le officine e la biblioteca. Niente Finis Africae o volumi proibiti però; a volerla cercare, l’unica affinità con il romanzo di Eco sta nel tragico incendio che colpì l’abbazia una notte di gennaio del 2018: vedendo le fiamme divampare dal tetto, tanti avranno pensato al vecchio Jorge da Burgos. I danni, per fortuna, sono stati contenuti e tutti i padri rosminiani, la congregazione che attualmente abita la Sacra, ne sono usciti illesi.
Poco discosti dalle rovine, i resti di un torrione solitario: è la Torre della Bell’Alda. A questa costruzione è legata la vicenda di una giovane molto devota alla Madonna, la bella (ma sciocca) Alda. Si narra che, per sfuggire alle scorrerie dei soldati di ventura, la giovane si gettò dalla torre ma, sorretta da due angeli che la posarono dolcemente a terra, sopravvisse alla caduta. Invece di essere grata di tanta misericordia, Alda si insuperbì: certa della replica del miracolo, spinta da vanità e denaro, si tuffò nuovamente dalla torre ma, stavolta, nessuno venne a salvarla. Si sfracellò sulle rocce e, come riporta la saggezza popolare, ’l toc pi gross rimast a l’era l’ouria (il pezzo più grande rimasto di lei era l’orecchio).
Visitare la Sacra di San Michele: l’energia della via Michelita
Ma veniamo ai misteri: come anticipato a inizio post, anche questa abbazia ha un lato occulto. Niente paura però, si tratta di magia bianca! Secondo la leggenda, quando San Michele scacciò Lucifero dal Paradiso, incise con la sua spada una lunga fenditura sulla superficie terrestre – la cosiddetta Via Michelita – invisibile agli occhi ma comunque percepibile a causa dell’intensa energia che tutt’ora emana. Lungo questa linea, nel corso dei secoli, sono stati eretti diversi luoghi di culto, tutti intitolati all’Arcangelo; tracciando una diagonale da nord-ovest a sud-est, se ne contano ben sette: Skellig Michael (Irlanda), St. Michael’s Mount, (Cornovaglia, UK), Mont Saint Michel (Normandia, Francia), la Sacra di San Michele (Piemonte), Monte Sant’Angelo nel Gargano (Puglia), Monastero di S.Michele (isola di Symi, Grecia) e il Santo Sepolcro di Gerusalemme (Israele).
Per la sua posizione centrale, secondo gli esperti di magia bianca, la Sacra sarebbe il fulcro di questa via, prova ne è che, al suo interno, è stata localizzata una fonte di energia senza precedenti. Sulla sinistra della chiesa, vicino all’entrata, cerca una piastrella piccolissima, di colore più chiaro rispetto alle altre: se ti posizioni qui dovresti percepire una forza incontrollata, tant’è che i soliti esperti, consigliano di non sostare in questo punto più di sette minuti per non rischiare di venire travolti da un’energia così potente. Questa storia mi ha ricordato quella di un magico portale al confine tra Bolivia e Perù, per cui… ci ho provato? Certo che sì! Ho sentito qualcosa? Certo che no. Se a te capita fammelo sapere, però!
Al di là di credenze e dicerie, va però detto che la Sacra di San Michele si trova per davvero lungo una traiettoria spirituale: si tratta della tangibilissima Via Francigena che, da Canterbury a Roma, è stata calcata in passato da migliaia di pellegrini e, oggi, da altrettanti escursionisti. Dalla Sacra piemontese parte inoltre il Sentiero dei Franchi, un trail che si snoda sui versanti della Val Susa e ripercorre idealmente il cammino dell’esercito di Carlo Magno alle Chiuse assediate dai Longobardi.
Visitare la Sacra di San Michele: info pratiche
La Sacra di San Michele si trova a circa 40 km da Torino, nel territorio del comune di Sant’Ambrogio. Per accedervi è necessario acquistare un biglietto d’ingresso; le info su prezzi e orari le trovi sul sito ufficiale. Nonostante la sua posizione così arroccata, l’abbazia non è difficile da raggiungere: in auto, il parcheggio più vicino dista circa 800 metri, a cui va seguita una breve salita di 10-15 minuti a piedi su strada asfaltata. I più sportivi possono optare per sentieri escursionistici di varia difficoltà e tempo di percorrenza, anche in mountain bike.
Infine, se cerchi un punto panoramico dal quale scattare foto (come quella di copertina), imbocca il Sentiero dei Principi: parte da Mortera, una frazione del paesino di Avigliana, ed è stato costruito nel 1836 per trasportare alla Sacra le salme sabaude che tutt’ora vi riposano.