Piccola check-list per un weekend a Matera

I Sassi visti dal Parco della Murgia
Esperienze ed emozioni da vivere in una meta fuori dal tempo

Un viaggio fuori dal tempo, alla scoperta non solo dei Sassi ma anche e soprattutto di un’epoca passata, una parte a lungo trascurata della storia del nostro Paese. Se hai in mente di trascorrere un weekend a Matera ed è la tua prima volta, ecco 12 cose che devi fare assolutamente!

# Emozionarti alla Casa Noha. Mi ha sempre colpita il trascorso di Matera che, da vergogna d’Italia – così come la definì Togliatti – è divenuta patrimonio mondiale dell’umanità, nonché Capitale della Cultura nel 2019. Se non conosci la storia di Matera (ma pure se la conosci già!), la casa Noha – bene del FAI – può essere la prima tappa del tuo weekend: attraverso la proiezione di una serie di filmati e reportage dell’epoca, vedrai l’evoluzione dei Sassi, in un percorso fatto di sofferenza, umanità e riscatto. Non potrai non uscirne commosso.

# Prendere parte a un tour guidato. Prima di scoprirla in autonomia, a Matera ho voluto fare una passeggiata guidata. E questo non certo perché sia difficile orientarsi, ma perchè ci tenevo a sentire raccontare la città da chi la vive ogni giorno, per poter scorgere cose che, da sola, probabilmente non avrei notato. Così, per esempio, ho potuto rendermi conto che quella su cui poggiavo i piedi era una strada ma anche il tetto di una casa. Che quello che mi arrivava alle ginocchia, sporco della fuliggine del tempo, era un comignolo. Che la via dove oggi si trovano i migliori hotel della città una volta era quella in cui le donne svuotavano cantari pieni di urina. Che quei grossi anelli di pietra che sporgono dalle pareti di alcune case, erano gli stessi a cui si annodavano i fili per far asciugare il bucato o, in alternativa, si legavano i muli. Tante piccole notizie che, però, per un turista, hanno il grande pregio di rendere Matera più tangibile, più vera.

# Scendere via Muro. Si dipana da Casa Noha ed è un po’ l’anima di Matera. Scenderla è un’esperienza imprescindibile: affacciata sul Sasso Caveoso, panoramica come nessun altra, questa via è stata scelta anche da Mel Gibson per la scena della Via Crucis del suo Passion of Christ e, prima ancora, da Pasolini per il Vangelo secondo Matteo.

# Visitare il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna. Una visita a Palazzo Lanfranchi è d’obbligo, non fosse altro che per vedere le opere di Carlo Levi che, la Basilicata, oltre a raccontarla, l’ha anche dipinta. Se hai letto lo stupendo Cristo si è fermato a Eboli, troverai i ritratti di personaggi a te familiari: il dottor Milillo, Giovannino, la capretta Nennella e l’immancabile domestica Giulia Venere, ritratta col suo scialle nero che le incorniciava l’antico viso giallo di serpente. Da non perdere il gigantesco telero ‘Lucania ’61’ (3,20 x 18,50 metri – una piccolissima parte in foto qui sotto), realizzato in occasione della mostra celebrativa del Centenario dell’Unità d’Italia: tra le pennellate di quest’opera, da ‘leggere’ come un romanzo, c’è un paese intero.

weekend a Matera

# ‘Immergerti’ nel Palombaro Lungo. Non ti bagnerai, non preoccuparti! Il Palombaro Lungo è un’enorme cisterna scavata nel tufo – naturalmente a mano – che fungeva da serbatoio idrico per la città. Non era l’unico presente a Matera, ma era senz’altro il più grande: noto anche come “cattedrale dell’acqua”, è profondo 15 metri e ha una capienza di circa 5 milioni di litri.
Rivestito da un intonaco che lo rendeva impermeabile, raccoglieva acqua piovana e sorgiva da utilizzare nei periodi più siccitosi. Anche se abbandonato a inizio ‘900 a seguito della costruzione dell’acquedotto pubblico, il Palombaro resta comunque un interessantissimo esempio della ‘Matera sotterranea’ e, in particolare, della sua rete idraulica. Riportato alla luce solo negli anni ’90, oggi è possibile scendere al suo interno: l’ingresso è in Piazza Vittorio Veneto.

# Ammirare gli affreschi delle chiese rupestri. Sono luoghi di culto antichissimi che cominciarono a fiorire una dopo l’altra grazie all’arrivo di comunità monastiche in fuga dall’Oriente, Turchia soprattutto. Realizzate all’interno di grotte naturali opportunamente scavate, non si privavano però degli elementi architettonici basilari – colonne, absidi, transetti, rozzi capitelli e, in qualche caso, addirittura due o tre navate – e, soprattutto, di affreschi e decori. Sono proprio le immagini sulle pareti il prodigio del rupestre: disegni dal tratto sorprendentemente moderno, preciso, vivace, che seguono il neutro profilo della roccia e lo colorano di Eden fioriti, lo popolano di santi a grandezza d’uomo e madonne vivide ed espressive. Oltre ai tanti esempi presenti a Matera – due su tutti, Santa Maria di Idris e Santa Lucia alle Malve – vale la pena vedere alcune chiese anche nel Parco della Murgia, situato oltre la Gravina, di rimpetto ai Sassi: qui, se ne contano oltre 150.

# Entrare in una casa grotta. Un tempo abitate, oggi, alcune di esse sono state trasformate in minuscoli musei. Arredate con oggetti autentici, permettono a uno spettatore fantasioso di immaginare la vita dell’epoca: un angolo cucina con utensili in ferro e rame, più in là un comò e un letto altissimo dove sotto, con tutta probabilità, ci si ficcavano capre o galline. In un altro angolo della stanza, la stalla: un mucchio di paglia con un forcone e un asinello di cartapesta a grandezza naturale. A dimostrare la fedeltà delle ricostruzioni, alcune case espongono anche fotografie d’epoca: gli stessi utensili sporchi, lo stesso comò, lo stesso somaro, anzi, uno vero.
Quel che non si può percepire è ciò che forse più avrebbe ferito i nostri sensi: l’umidità del sasso, pungente sotto le ossa, e il puzzo – il chiuso, lo stantio, gli animali – forte nel naso. Tra le case-museo visitabili: la casa-grotta del Barisano, situata nell’omonimo Sasso, e quella di Vico Solitario che trovi invece nel Sasso Caveoso.

# Passeggiare nel centro storico moderno. Noto come Il Piano, tra palazzi e chiese, il nuovo centro storico di Matera annovera alcuni gioielli architettonici. In particolare, te ne segnalo tre: la chiesa di San Giovanni Battista, in stile romanico-pugliese ma d’influenza gotica negli interni; la chiesa barocca di San Francesco d’Assisi, la mia preferita, che vedi qui sotto e, infine, la chiesa del Purgatorio Nuovo. Quest’ultima è un edificio molto singolare per via della sua facciata arcuata e delle decorazioni che la ornano: teschi, scheletri, penitenti lambiti dalle fiamme a rappresentare il tema della morte e un Arcangelo Michele che, con la sua spada, simboleggia invece la redenzione e la vita eterna.

weekend a Matera

# Assaggiare il pane di Matera. Perché è forse il più buono d’Italia! Immediatamente riconoscibile per il suo aspetto – una crosta bruna, una forma alta oppure ‘a cornetto’ e tre tagli impressi sulla superficie che danno luogo ad altrettante rigonfiature – è venduto in pezzature da 1 o 2 chili, ma in passato lo si trovava in forme anche molto più grandi. Fragrante e profumato, a base di semola rimacinata di grano duro e lievito madre, fino agli anni ’50, lo si cuoceva nei forni pubblici e, per distinguere una pagnotta dall’altra, le donne avevano l’abitudine di apporvi un timbro con le iniziali del capofamiglia. Ancora oggi i timbri per il pane sono uno dei souvenir più in voga in quel di Matera e, dato che con la quarantena tutti abbiamo cominciato a panificare, ne ho comprato uno anch’io. Se ti ho fatto venire un po’ di appetito, non perderti quest’altro post pieno di delizie lucane.

# Suonare il cucù! Si tratta di un fischietto di terracotta che, pur avendo le sembianze di un galletto, prende il nome di “cucù” a causa del suono che emette. In tempi lontani era il pegno d’amore che i fidanzati donavano alle future spose, simbolo di forza e virilità ma anche del proprio status sociale, tanto più l’oggetto era decorato. Oggi è uno dei cavalli di battaglia dell’artigianato locale e viene venduto per pochi euro (i più piccini) o per svariate centinaia, i più grandi ed elaborati.
Un altro souvenir degno di nota – per il quale ho sviluppato un’insana passione, derisa da mio marito – sono… le griglie per le prese d’aria (yes, hai letto bene). Realizzate in tufo materano (ossia in calcarenite) e nate dall’esigenza di coprire in modo elegante e in linea con lo stile dei Sassi i condotti d’aria di case, hotel e ristoranti, sono vendute anche come decorazioni da parete, tanto sono belle. Che dico, BELLISSIME!

# Dormire in una grotta. E’ un modo veramente speciale per calarsi completamente nell’atmosfera materana e, in città, sono tantissime le strutture che offrono questo tipo di esperienza. Tuttavia, le camere-grotte forse più rinomate di Matera sono quelle dell’hotel Sextantio – Le Grotte della Civita, un albergo diffuso (se non sai cos’è leggi qui) dall’ospitalità a cinque stelle. Situato nella zona più antica dei Sassi, questo complesso si compone di ben 18 grotte, tutte originali. Volte ampie e altissime, pavimenti in pietra irregolari, arredi essenziali: ogni cosa è stata studiata al dettaglio al fine di non snaturare la natura rurale del luogo. Qualche esempio? Lenzuola in lino grezzo, saponi artigianali all’olio d’oliva, una bella vasca da bagno invece di una più moderna doccia, candele e, per finire, mobili autoctoni, recuperati da materiali antichi o restaurati con una diversa destinazione d’uso (una vecchia culla è diventata un vano porta asciugamani).

# Vedere la città illuminarsi come un presepe. Al tramonto, aspetta che il cielo si colori di rosa; di lì a poco cominceranno ad accendersi le luci: la chiamano “seconda Betlemme” e, quando è illuminata, Matera un presepe lo sembra davvero. Puoi goderti lo spettacolo da uno dei tanti belvedere della città (il mio preferito è il Luigi Guerricchio) oppure, per un panorama ancor più suggestivo, osservare i Sassi appena oltre la Gavina, nel Parco della Murgia.

weekend a Matera

Buon weekend!

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