Feudo dei casati Montefeltro e Della Rovere durante l’epoca delle Signorie, Gubbio è una cittadina medievale meravigliosamente conservata. Arroccata su di un colle, le case e le strade di pietra, ha l’aspetto solenne e rassicurante di un presepe e, per l’appunto, è una delle località italiane che il Natale lo sente e lo celebra di più.
Fa giusto al caso mio che, invece, lo spirito del 25 dicembre, l’ho perduto ormai da tempo. Non sono il Grinch né Mr. Scrooge, non fraintendermi. E’ solo che continuo a rincorrere le atmosfere di una volta, il nonno che arrivava con la cravatta, i due tavoli uniti con la tovaglia rossa, l’enorme presepe costruito sulla scala che porta in mansarda e le pecore che, sul muschio, non stavano mai su. E poi, anni dopo, l’entusiasmo di Londra, quell’atmosfera incredibile che pervadeva tutta la città, che mi contagiava sin dai primi di novembre. La valigia con i regali da portare in Italia.
Oggi, di tavolo ne basta uno solo e, se lo si allunga, è per far sedere persone in fin dei conti estranee, che ti regalano romanzi insulsi o biscottiere (storia vera). Ma sai che c’è? La vita è troppo breve per leggere libri brutti e poi, diciamoci la verità: chi mai desidererebbe passare il Natale con una che si presenta con una biscottiera in ceramica?!? Perchè è vero che basta il pensiero ma, appunto, sarebbe bene farlo questo pensiero. Basta porsi una domanda semplice semplice: piacerà ‘sta roba al destinatario?
Così, per sfuggire a questo spleen condito d’ipocrisia, sono venuta qui a cercare un po’ di evasione, di magia. Che a Natale, Gubbio, fa le cose in grande. A cominciare dall’albero.
L’albero più grande del mondo
E’ nel Guinness dei Primati dal 1981 e ricopre più o meno la superficie di trenta campi da calcio. Con una base di 450 metri e un’altezza di 750, si allunga sulle pendici del monte Ingino, il colle situato alle spalle della città. Uniti da oltre 20 chilometri di cavi elettrici, i suoi punti luce sono circa un migliaio: 300 quelli verdi, che ne disegnano il profilo; multicolore i rimanenti, ad addobbarne i ‘rami’ come globi scintillanti. Della sua realizzazione si fa carico un gruppo di volontari e, ogni anno, è possibile partecipare all’iniziativa ‘Adotta una luce’ che – a fronte di un piccolo contributo che andrà a finanziare la costruzione dell’albero l’anno successivo – ti assegna una lucina tutta tua. Brillerà per la persona (o la causa) a cui la vuoi dedicare.
La cerimonia di accensione dell’albero eugubino è un vero e proprio rituale, famosa in Italia almeno quanto quella del Rockefeller Center di New York. Per vederlo in tutto il suo splendore, ricorda però che devi uscire da Gubbio; prendi la macchina e sali sul colle proprio di fronte alla città! Non ti ci vorrà più di un quarto d’ora: da lontano, lo spettacolo è unico.
La Basilica di Sant’Ubaldo
Anche se non è esattamente così da un punto di vista geografico, il puntale dell’albero di Gubbio – una stella cometa di oltre 1000 mq – lo si identifica con la basilica di Sant’Ubaldo, situata proprio in cima al monte. La puoi raggiungere in auto oppure, se non fa troppo freddo, con una suggestiva ascesa in funivia. In ogni caso, non perdertela: da qui si gode infatti di una vista splendida sulla città e, all’interno della basilica, sono conservate non solo le reliquie del santo patrono ma anche i tre ceri protagonisti ogni 15 maggio – almeno fino al 2019 – dell’omonima Festa.
Pesantissimi, quasi 300kg ciascuno, i ‘ceri’ sono in realtà macchine lignee alte 5 metri, sulle quali viene issata la statua di un santo: Ubaldo protettore dei muratori, Giorgio degli artigiani e mercanti, e Antonio, patrono di studenti e contadini. Portati a valle la prima domenica di maggio, il 15 vengono affidati ai ceraioli, cittadini che, divisi in tre gruppi, se li caricano sulle spalle e li riportano in cima al monte Ingino con una folle corsa (pazzi!!).
Piazza Quaranta Martiri e i suoi mercatini
Sistemato il puntale, torniamo alla base: l’albero di luce affonda le proprie radici (sempre idealmente, si capisce) in Piazza Quaranta Martiri. Questa ampia piazza è costeggiata da un lato dalla chiesa di San Francesco, quella in cui il santo trovò rifugio dopo l’abbandono della casa paterna e, dall’altro, dalla Loggia dei Tiratori, un bel porticato che, a dispetto del nome, nulla ha a che a vedere con archi o balestre in quanto era semplicemente il luogo in cui venivano tesi (tirati) i fili su cui stendere il bucato!
Se nel Medioevo questa era zona di mercato, oggi è qui che si trovano stand e bancarelle a tema natalizio: decorazioni in legno o ceramica, prodotti d’artigianato e, naturalmente, tanti omaggi alla gastronomia locale. Sei alla ricerca di qualcosa di dolce e ‘dicembrino’? Allora opta per un bicchiere di vin brûlé e una calda crescia alla nutella. Quella che nel resto dell’Umbria è conosciuta come “torta al testo”, qui a Gubbio si chiama crescia e altro non è che una sorta di focaccia azzima, resa golosa dalla sua farcitura. Nove volte su dieci la troverai ripiena di cibi salati – salsicce, verdure o formaggi – ma basta un po’ di cioccolato o di marmellata per trasformarla in una merenda ghiotta.
Palazzo dei Consoli e le luci del centro storico
Ora puoi addentrarti in città. Gubbio è organizzata su più livelli, raggiungibili con una serie di ascensori oppure con un più tradizionale (e faticoso) sistema di scalinate. Da Quaranta Martiri, dirigiti verso Piazza Grande, una piazza pensile estremamente scenografica. Ha un affaccio stupendo sui tetti medievali di Gubbio e sull’ormai celebre “mare dell’Umbria”, una distesa di pendii verdi, punteggiati in questa stagione dalla ruggine delle ultime foglie. In fondo alla piazza spicca imponente un edificio gotico e merlato: si tratta del Palazzo dei Consoli, davanti al quale si staglia un albero semplice ma luminoso e, grazie al contesto, di sicuro effetto. Scendi adesso su Via dei Consoli e lasciati guidare dalle luminarie: arriverai a una fontana. E’ la Fontana del Bargello, così chiamata per via dell’edificio che la sovrasta, residenza di quello che un tempo era il capo della polizia locale.
Grazie a questa fontana puoi prendere una patente molto speciale, quella da matto! Conosciuti per il loro carattere estroverso e ironico, gli eugubini hanno infatti ideato – quando esattamente non si sa, ma pare in tempi molto antichi – uno speciale patentino che permette ai forestieri di divenire ‘matti onorari’. Come ottenerlo? La licenza ufficiale, in pergamena e ceralacca siglata, viene rilasciata dall’associazione Maggio Eugubino, ma sono ormai numerosi i negozi che vendono certificati più ‘svelti’, pensati apposta per il turista. In ogni caso, prima del rilascio, è necessario dare prova della propria follia, compiendo “con animo fraterno e giocoso” – dice il testo ufficiale – tre giri consecutivi intorno alla Fontana!
Il Quartiere di San Martino e le vie del Presepe
A questo punto, dopo aver camminato un po’ per Gubbio, avrai potuto verificare di persona quanto dicevo all’inizio di questo post: tra case di pietra, archi, fondaci, portoni in legno e persino un piccolo rio, il Camignano, la città sembra veramente un presepe. E allora perché non allestirne uno speciale, che sfrutti quest’ambientazione così caratteristica? E’ quanto accade nel quartiere di San Martino, dove il Medioevo prende vita grazie all’installazione di decine e decine di statue a grandezza naturale, che riproducono non solo le scene bibliche – dal censimento disposto ai tempi di Erode alla Natività – ma anche e soprattutto gli antichi mestieri.
Troviamo infatti personaggi intenti a cardare la lana, a infornare pagnotte, a battere il ferro, a lavorare il cuoio. Troviamo pastori, macellai, speziali, calzolai, zampognari. E ancora, lavandaie affaccendate a lavare i panni sulla riva del torrente, materassaie che infilzano lunghi aghi e cordai alle prese con le loro funi. Molto più di un presepe, quello di San Martino è dunque una ricostruzione della Gubbio medievale, un omaggio a tutte le professioni andate perdute. Bellissimo il colpo d’occhio: mentre i gatti (veri) scorrazzano tra le gambe di un cammello, elemento tanto esotico quanto imprescindibile in ogni presepe, i manichini fasciati in tuniche e tabarri sembrano fondersi perfettamente con i visitatori moderni, avvolti in sciarpe e piumini. Come un’unica umanità senza tempo, che si incontra per caso in una manciata di vie.
Durante il periodo natalizio, Gubbio si riempie di iniziative. Oltre a quelle di cui ti ho parlato c’è naturalmente il famoso presepe vivente che non ho avuto modo di vedere e il circuito ChristmasLand, che prevede una serie di attrazioni a tema sparse per la città, dedicate ai bambini e non solo.
A te, ovunque tu sia, auguro un sereno Natale.