Le perle barocche della Val Di Noto

Ragusa, Val di Noto
Di quando, anche dall’evento più terribile, scaturisce qualcosa di straordinario

A volte, anche dall’evento più terribile può scaturire qualcosa di bello. E’ il caso della Val di Noto, zona della Sicilia sud-orientale che, distrutta da un tremendo terremoto – 1693, oltre 90.000 vittime – , è stata completamente ricostruita. E nel migliore dei modi.

Perse le origini medievali, si è optato per uno stile conforme al gusto dell’epoca e della regione, quel tardo barocco dalle caratteristiche proprie, insulari, reso speciale dalla splendida pietra del luogo: nera di lava a Catania, color del miele a Noto. In un tempo relativamente breve, architetti, capimastri, artisti e scalpellini hanno saputo dare un nuovo volto alla zona, trasformando un cumulo di macerie in un sito patrimonio Unesco.

Le perle del barocco sono otto: eccole qui.

1. Ragusa
E’ l’araba fenice per eccellenza, capitale del barocco risorta dalle proprie ceneri. Si compone di due zone distinte: Ragusa Supra o moderna a monte, e Ragusa Iusu o Ibla a valle. A seguito del cataclisma infatti, borghesia e nobiltà non giunsero a un accordo sulla ricostruzione della città: la prima propendeva per una zona più sicura, sulla montagna, mentre gli aristocratici, più restii ai cambiamenti, desideravano rimanere nell’insediamento originario. Vennero così edificate due città del tutto indipendenti, riunificate – soltanto! – nel 1926. Inutile dire che, delle due, il vero gioiello è Ragusa Ibla, oggi considerato centro storico.

Il panorama più bello dicono sia quello di cui si gode dalla Chiesa di Santa Maria delle Scale, laddove Ragusa – arroccata e bianca – ricorda un po’ Matera. Stupendo, sì, ma poichè non amo accostare un luogo all’altro ho preferito scorci un po’ più distintivi: il cupolone del Duomo di San Giorgio che spunta solitario in fondo a una strada illuminata, un mascherone che si affaccia beffardo sotto a un balcone, le persiane blu del Circolo di Conversazione e… la faccia golosa dei turisti di fronte a un piatto di scacce.

città val di noto

2. Modica (RG)
Se a Ragusa abbiamo due centri urbani, a Modica ne troviamo ben tre: Modica Alta, la zona medievale, Modica Bassa, barocca, e Modica Sorda, la parte più recente. Questa distinzione ha portato la città a contare ben due cattedrali ugualmente importanti, una intitolata a San Giorgio e l’altra a San Pietro. La prima è forse la più scenografica: posta in cima a una scala monumentale di quasi 300 gradini, è anche un perfetto punto d’osservazione sulla città e sulla collina circostante. Il Duomo di San Pietro si trova invece lungo corso Umberto, una strada da percorrere tutta con occhi sognanti e lo sguardo in su: è un tripudio del barocco, tutto riccioli, balaustre in ferro battuto, putti e intarsi.

Ma Modica non è famosa solo per la sua architettura: i più golosi ne sanno qualcosa. Poco distante dal duomo di San Pietro, troverai l’Antica Dolceria Bonajuto, uno dei laboratori di pasticceria più noti di Sicilia. E’ qui che potrai assaggiare il mitico cioccolato modicano che, ruvido e sabbioso al palato, è realizzato secondo una ricetta antichissima che si dice provenire nientemeno che dagli Atzechi. Con la pancia piena, prima della prossima sosta, sali al belvedere di via Sant’Andrea: ti prometto che la visuale sarà stupenda.

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3. Scicli (RG)
Elegante e preziosa, per alcuni conserva il barocco più bello di tutta la Sicilia. L’ho visitata sul finire del giorno, il cielo ancora azzurro e le buganvillee fiorite e la ricordo come una delle tappe più affascinanti del mio on the road. Basta camminare lungo l’arteria principale, via Penna, per rendersi conto della sua bellezza: un’infilata di edifici nobiliari, a cui fa capo Palazzo Beneventano, raccontano il passato della città e regalano al visitatore tutta una serie di piccoli dettagli da non perdere, come i graziosi balconi bombati, la cui forma era stata pensata apposta per consentire il movimento alle ampie gonne che caratterizzavano la moda del XVIII secolo.

E poi le chiese: ce ne sono davvero tante a Scicli! Quella del Carmine, situata nella piazza principale, quella di San Bartolomeo e quella di San Giovanni Evangelista, quest’ultima decisamente da vedere per via del curioso dipinto che ospita. Il Cristo in gonnella offre infatti una versione piuttosto insolita del Gesù: inchiodato alla croce, non indossa il tradizionale drappo bianco bensì una sorta di ‘gonnella’ a pieghe, lunga fino alle caviglie, con tanto di orlo in merletto. Sebbene l’autore sia ignoto, l’ispirazione è spagnola: nella cattedrale di Burgos, Castiglia y León, è infatti custodita una scultura simile, ritenuta, tra l’altro, miracolosa.

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4. Noto (SR)
Che è stata costruita a tavolino, con un rigore e una logica perfetta, lo si capisce subito: Noto è un capolavoro dell’urbanistica. Scalinate e terrazze scenografiche ad unire i diversi livelli della città, piazze che sembrano set cinematografici, strade ampie e lineari e, non certo da ultimo, palazzi sensazionali. Posti uno di fronte all’altra, riflesso della bellezza nonchè del potere religioso e politico, la Cattedrale di San Nicolò, e il Palazzo Ducezio sono i simboli più riconoscibili della città, ma io ho amato in modo particolare Via Nicolaci: non c’era la tradizionale Infiorata ad adornarla ma, dai suoi balconi, ho visto affacciarsi leoni di pietra, faccioni grotteschi, cavalli alati, chimere e persino un gruppo di sirene.

Per avere un colpo d’occhio sulla città, sali sul campanile della chiesa di San Carlo Borromeo: scatta una foto ricordo sotto le sue tre campane e poi affacciati a goderti lo spettacolo! Ma fallo al tramonto, quando i palazzi di Noto, la Cattedrale in modo particolare, diventano di una tinta tra il rosa e il dorato che rende il centro storico ancor più speciale.

PS: Noto è anche un’ottima base per visitare l’Oasi faunistica di Vendicari (dove, se sei fortunato, puoi trovare i fenicotteri). Se come me ti fermi qui qualche giorno, non faticherai a iniziare un dolce rituale: la colazione presso il Caffè Sicilia, a base di granita e brioscia col tuppo.

5. Palazzolo Acreide (SR)
Bisogna dirigersi verso l’entroterra e salire un po’ per raggiungere Palazzolo Acreide. Situato a circa 700 metri d’altitudine, questo piccolo borgo, annoverato tra i più belli d’Italia, ha un’origine medievale; si sviluppò infatti a partire da un castello. Corso Vittorio Emanuele è un piacere per gli occhi: palazzi settecenteschi, facciate dalle tinte tenui, rosa o dorate, le persiane verdi, le teste di moro che decorano i balconi. Sbuca in Piazza del Popolo, salotto perfetto dominato dalla basilica di San Sebastiano, tutta riccioli e decori.

Proprio come Modica, Palazzolo presenta due chiese di uguale importanza: a San Sebastiano si affianca infatti la basilica di San Paolo. In passato (ancora oggi?) il culto dell’uno o dell’altro santo ha dato origine a vere e proprie rivalità tra quartieri, tra sammastianisi e sampaulisi. Questa ‘guerra di santi’ non deve però stupire, in quanto era cosa piuttosto comune in Sicilia; persino il Verga apre così la sua omonima novella: “tutt’a un tratto, mentre san rocco se ne andava tranquillamente per la sua strada, sotto il baldacchino, coi cani al guinzaglio, con un gran numero di ceri accesi tutt’intorno, e la banda, la processione, la calca dei devoti, accadde un fuggi fuggi, un “casa del diavolo”: preti che scappavano colle sottane per aria, trombe e clarinetti sulla faccia, donne che strillavano, il sangue a rigagnoli, e le legnate che piovevano come pere fradicie fin sotto il naso di san rocco benedetto”.

6. Catania
Ricostruita esattamente nel luogo in cui crollò, Catania è una città nera e raffinata, su cui svetta l’onnipresente profilo dell’Etna. Camminando lungo le arterie principali – via dei Crociferi e via Etnea in primis – non si può fare a meno di notare l’elevato numero di chiese che la caratterizzano, spesso raccolte in un fazzoletto, a pochissimi metri le une dalle altre. Patrona indiscussa è però Sant’Agata, a cui è intitolato il Duomo dell’omonima piazza dove, tra l’altro si trovano due fontane molto scenografiche: quella dell’elefante che, sovrastato da un obelisco, è il simbolo della città, e quella dell’Amentano, un fiume che scorre nel sottosuolo e sgorga con uno speciale effetto a cascata.

Oltre che per la sua architettura barocca, Catania è anche nota per lo street food, un po’ più sui generis rispetto al resto della regione: dalla frittura di pesce alla carne di cavallo, dal tradizionale arancino all’insolita ‘cipollina’, dalla granita al seltz.

7. Caltagirone (CT)
Edificata originariamente su tre colline, con la sua espansione a valle, Caltagirone si trovò a dover fronteggiare un problema: collegare la città vecchia alla nuova. Si pensò così di creare un camminamento a gradoni, intercalati da diverse piazzette. Fu così che nacque la strata nova, una via gradinata che venne mantenuta anche nel piano urbanistico post-terremoto, seppur con qualche modifica. La Scalinata di Santa Maria del Monte è un grandioso rettilineo che, con i suoi 142 gradini, raggiunge una lunghezza di 130 metri e un dislivello di ben 45. Per salirla serve un pochino di fiato, ma basta procedere con lentezza; del resto, è tutta da ammirare. L’alzata di ogni scalino è infatti rivestita di piastrelle di maiolica dipinte con i tradizionali, coloratissimi motivi siciliani in voga dal decimo secolo ad oggi, che rendono l’ascesa un viaggio nella storia di Sicilia e dell’arte figurativa, in un susseguirsi di stili ed epoche.

Caltagirone ha fatto della ceramica la sua fortuna: se non hai tempo di visitare il bel museo ad essa dedicato, basta prestare attenzione a muri e balconi della città, decorati con piastrelle, fregi, fontanelle, pigne, vasi e stupende teste di moro, per le quali ho sviluppato un’insana (!) passione. Conosci la loro origine? Molto in breve, la storia è questa: anno 1000, dominazione moresca. Una giovane palermitana si innamora, ricambiata, di un moro. Un giorno questi le annuncia che deve far ritorno in Oriente, dove già ha una famiglia. Durante la notte, pazza di gelosia, la giovane decapita l’amante. Presa la testa, ne fa una specie di vaso, vi pianta il basilico e lo mette in balcone: in questo modo lo avrà sempre con sè. Il basilico cresce così rigoglioso che i vicini, nella speranza di ottenere risultati simili, cominciano a creare vasi di terracotta con le stesse fattezze antropomorfe: le stesse che sono arrivate oggi a noi.

città val di noto

L’ultima perla della Val di Noto è Militello, sempre in provincia di Catania, ma purtroppo non ho avuto modo di vederla. Lascio dunque a te il compito: fammi sapere se l’hai già visitata e se ti è piaciuta!

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