Cinque borghi da vedere nella Sicilia orientale

Borghi Sicilia orientale
Il litorale di Aci Trezza (CT)
Ricchi di storia e di scorci da cartolina: ecco i borghi più belli da visitare tra le province di Siracusa e Messina

Dopo una breve rassegna dei borghi da vedere sul versante occidentale della Sicilia, oggi ci spostiamo a est in cerca di altre cartoline viventi, piccole realtà da esplorare in appena qualche ora. Eccone alcune:

Palazzolo Acreide (SR)
Bisogna dirigersi verso l’entroterra per raggiungere Palazzolo Acreide. Situato a circa 700 metri d’altitudine, questo piccolo borgo, annoverato tra i più belli d’Italia, ha un’origine medievale; si sviluppò infatti a partire da un castello. Corso Vittorio Emanuele è un piacere per gli occhi: palazzi settecenteschi, facciate dalle tinte tenui, rosa o dorate, le persiane verdi, le teste di moro che decorano i balconi. Sbuca in Piazza del Popolo, salotto perfetto dominato dalla basilica di San Sebastiano, tutta riccioli e decori.

Di uguale importanza la chiesa dedicata a San Paolo, secondo santo di Palazzolo: in passato (ancora oggi?) il culto dell’uno o dell’altro ha dato origine a vere e proprie rivalità tra quartieri, che vedevano contrapposti sammastianisi e sampaulisi. La cosiddetta ‘guerra di santi’ era cosa piuttosto comune in Sicilia, così come racconta il Verga in una delle sue novelle: “tutt’a un tratto, mentre San Rocco se ne andava tranquillamente per la sua strada, sotto il baldacchino, coi cani al guinzaglio, con un gran numero di ceri accesi tutt’intorno, e la banda, la processione, la calca dei devoti, accadde un fuggi fuggi, un “casa del diavolo”: preti che scappavano colle sottane per aria, trombe e clarinetti sulla faccia, donne che strillavano, il sangue a rigagnoli, e le legnate che piovevano come pere fradicie fin sotto il naso di san rocco benedetto”.

Castelmola (ME)
Tra i borghi che ho visitato questo è certo tra i più carini: si trova a circa dieci minuti d’auto da Taormina e, per arrivarci, la tua auto dovrà arrampicarsi un po’. Edificato in punta a uno sperone roccioso, le cui sembianze ricordano vagamente quelle di una macina del mulino (la mola, appunto), Castelmola ha un panorama da brividi: da piazza Sant’Antonino, il punto più alto, si vedono la costa ionica, l’Etna e persino la mezzaluna del Teatro Greco che spicca contro l’azzurro.

Non fermarti alla terrazza però! A Castelmola troverai anche i resti di un castello medievale, un duomo, una deliziosa, minuscola biblioteca comunale, un pub a tema (il Turrisi – lascio a te scoprire il tema) e un baretto dove gustare arancini fan-ta-sti-ci (si chiama Pier de Cat e i suoi sono stati gli arancini più buoni di tutta la vacanza, rivelazione dell’ultimo giorno proprio come la granita con la panna!).

Borghi Sicilia orientale

Marzamemi (SR)
Piccolo, coloratissimo borgo non distante dalla Riserva di Vendicari, Marzamemi è una di quelle mete esplose grazie a Instagram: chi non conosce la sua piazzetta dalle sedioline bianche e blu? In tutta onestà però, consapevole di essere una voce fuori dal coro, devo dire che Marzamemi ha deluso le mie aspettative.

L’enorme parcheggio – roba che manco San Siro – già la dice lunga sullo spropositato numero di visitatori che ogni giorno si affannano avidi di selfie con sediolina. E un flusso di turisti così ingente significa una cosa sola: ristoranti e negozi a nastro. Il che può anche passare, non fosse che, a Marzamemi non troverai molto altro. Peccato perchè i due porticcioli naturali, Fossa e Balata, sarebbero senz’altro da cartolina se non fossero schiacciati dalla quantità di bar e localini vari. I pagliaru, le antiche casette dei pescatori, e la tonnara, una delle più importanti di Sicilia, costruita sotto la dominazione araba, avrebbero molto da raccontare se solo fossero valorizzate adeguatamente. E piazza Regina Margherita saprebbe conservare il suo fascino anche senza le luci natalizie perennemente accese e pure con le sedie in legno sgangherate, scolorite dal sole. Per fortuna, gli scorci sul mare, di quelli belli, resistono. Il mio preferito? Un vicolo cieco che, invece di terminare con un muro, finisce con cinque gradini che portano a uno stretto balcone – più un davanzale – dal quale affacciarsi per ammirare l’azzurro.

Insomma, mi aspettavo un borgo autentico, tranquillo. Siciliano vero. Invece ho trovato un paesello che punta tutto sui negozi, sui ristoranti, su Instagram. Carino, sì. Ma privo di identità, privo di quel fascino d’altri tempi che pensavo di trovare.

Aci Castello (CT)
Sono ben nove i paesi in provincia di Catania che cominciano con il prefisso ‘aci’. Un caso? Non proprio. Narra Ovidio, nelle sue Metamorfosi, della ninfa Galatea, creatura stupenda amata dal ciclope Polifemo ma innamorata di Aci, un pastore siciliano. Sapendo di non avere alcuna possibilità, il gigante decide di distruggere il rivale scagliandogli addosso nientemeno che la vetta di un monte. Devastato dall’impatto, il corpo del giovane si smembra in nove parti da cui nasceranno i nove paesi che oggi condividono l’etimo.

Di questi, te ne segnalo due in particolare, situati entrambi su quel tratto di mare che, allacciandosi ancora una volta alla mitologia, prende il nome di Riviera dei Ciclopi. Il primo è Aci Castello, un borgo marinaro dominato da un’imponente fortificazione normanna in pietra lavica. La trovi nella piazza principale del paese, costruita a strapiombo sul mare. I merli ancora visibili, il ponte levatoio lasciato all’immaginazione, il maniero è oggi sede di un museo civico, ottimo punto di partenza per scoprire i fasti medievali di quest’angolo di Sicilia. 

Borghi Sicilia orientale

Aci Trezza (CT)
Ancor più piccino, Aci Trezza è una frazione di Aci Castello. Qui, dove Bastianazzo perse la vita e la Provvidenza, il legame con il mare e il passato si sente: forse ammaliata dalle suggestioni del Verga, mi è parso di trovare una Sicilia più vera, lontana anni luce dai filtri turistici di Marzamemi. Di Aci Trezza ho amato la terra nera, i cuscini di lava – pillows in gergo che ti accompagnano sul lungomare, i colori rosa-arancio del tramonto e i faraglioni (foto di copertina). Che ok, non saranno come quelli di Capri, ma hanno il loro perchè, soprattutto in quanto al mito legato alla loro formazione. Protagonista è di nuovo lo sventurato Polifemo che, ora gabbato non in amore ma in astuzia, getta dietro all’Ulisse in fuga ben otto scogli di pietra, gli stessi che oggi impreziosiscono il litorale di Aci Trezza.

La notte in cui ho dormito qui, l’Etna  – vicinissimo – sfumacchiava. Ma una fumata bianca, come nuvole. Solo nel cuore della notte avrebbe fatto il pazzo, dando vita a uno spettacolo senza pari. La mattina successiva, ho trovato le strade coperte di polvere scura.

 

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