E’ stata teatro di giostre e caroselli, ha incantato Dante e poi Shakespeare, che la sognava da lontano. Ha visto sorgere e tramontare uno dei maggiori casati italiani e ha sofferto sotto i colpi delle guerre mondiali. Elegante, raccolta ed essenziale, Verona è una delle mie città italiane preferite e si esplora benissimo in un weekend.
In questo post, un itinerario con le tappe più significative.
Piazza Bra e il Liston
Come tutti i borghi medievali, anche Verona era un tempo circondata da alte cerchie murarie, i cui resti sono visibili ancora oggi. L’ingresso principale della città – i cosiddetti Portoni della Bra, due grandi archi merlati sovrastati da una torre – lo si può varcare tutt’ora, ed è qui che puoi iniziare la tua visita. Ti troverai subito nel cuore pulsante di Verona, nei pressi dello slargo conosciuto come Piazza Bra. Vivace e brulicante, questa zona è dominata dall’Arena e costeggiata dal Liston, un ampio camminamento dove turisti e gente del posto sono soliti far do vasche.
Da piazza Bra si dipanano le vie principali del centro storico, vie ricche di posticini in cui fermarsi per un boccone, come La Tradision per un giro di cicchetti, o i Tre Marchetti per un pranzo tipico con musica lirica in sottofondo. Da provare, il risotto all’Amarone, la polenta con le seppie al nero o con il baccalà e, per dessert, un pandoro artigianale che, in quanto originario proprio della città scaligera, viene spesso servito anche in estate, magari accompagnato da gelato e frutta fresca.
L’Arena
Simbolo indiscusso di Verona – forse ancor più di Romeo e Giulietta -, l’Arena risale probabilmente al I secolo d. C. ed è, dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua, l’anfiteatro romano più grande e meglio conservato d’Europa. Molto caratteristica è la sua ‘ala’: le quattro arcate che vediamo elevarsi di lato, sono tutto ciò che resta del muro esterno dell’edificio, crollato a seguito del terremoto del 1117. L’Arena di Verona ha una storia alquanto interessante. Edificata (al tempo) fuori le mura, ha visto combattere i gladiatori, ospitato tornei medievali e rappresentazioni teatrali ed è infine passata, a partire dal secolo scorso, ai grandi eventi musicali: opera, balletti, concerti di musica classica o leggera. Credo però che la mia generazione l’assocerà per sempre alla finale del Festivalbar: ero molto piccola, ma ricordo perfettamente Vittorio Salvetti che saliva sul palco, le riprese aeree di Italia 1 e una vittoria in particolare, quella di Luca Carboni del ’92, con Mare Mare. (Cioè, guardatela!!)
E’ comunque con la lirica che l’Arena dà il meglio di sé. Fin dal 1913, ogni estate, l’anfiteatro è solito mettere in cartellone una stagione straordinaria, esaltata dalla cornice in cui le opere prendono vita. Il palcoscenico dell’arena si presta infatti alla spettacolarizzazione e consente di giocare con allestimenti e proiezioni luminose che creano effetti tridimensionali. Alcune opere – definite appunto ‘areniane’ – si adattano al contesto meglio di altre: sono quelle che prevedono ambientazioni esterne o esotiche, balletti e, soprattutto, un gran numero di personaggi e comparse. Tra di esse, figurano ad esempio il Nabucco, la Turandot e l’Aida, a cui ho avuto modo di assistere l’estate scorsa. Pensa alla marcia trionfale di Radamès che conduce i prigionieri etiopi al cospetto del Faraone: sfilate, danze, colori, volteggi, il tutto accompagnato dalla solennità delle famose trombe egizie. L’effetto sonoro è sensazionale, quello scenico ancor di più!
Se hai intenzione di assistere a uno spettacolo, puoi acquistare i biglietti sul sito ufficiale; il giorno dell’evento ricordati di portare con te un cuscinetto imbottito se siedi sulle gradinate (viene venduto per pochi euro appena fuori l’arena: fidati che sono soldi ben spesi!) e un eventuale mantellina se le previsioni promettono pioggia. Infatti, a meno che non venga giù il cielo, non sarà qualche goccia a fermare lo show. Una volta preso posto, agli spettatori verranno consegnate delle candeline: prima dell’inizio della rappresentazione, la notte ormai scesa, è tradizione che il pubblico le accenda per accogliere i cantanti con un mare di stelle.
Piazza delle Erbe e Piazza Dante
Dall’Arena, prendi ora via Mazzini fino a sbucare in Piazza delle Erbe. Sovrastata dalla Torre dei Lamberti, la più alta della città, piazza delle Erbe deve il suo nome all’antico mercato di frutta e verdura che si teneva qui sin dal medioevo. Quest’usanza non si è affatto perduta nel corso dei secoli e continua ancora oggi grazie ai piassaroti che, dal lunedì al sabato, offrono sulle proprie bancarelle generi alimentari, ma anche piante, fiori e souvenir. Attigua a Piazza delle Erbe si trova Piazza dei Signori (conosciuta anche come Piazza Dante per via del monumento a lui dedicato). Per arrivarci, passerai sotto ad uno strano oggetto ricurvo appeso in aria, teso tra due edifici: secondo alcuni è una reliquia crociata, secondo altri una vecchia insegna, per altri ancora una costola del demonio (!). Molto probabilmente si tratta invece di un osso di balena, ma perché sia stato posto proprio lassù non ci è dato di saperlo!
Con il suo contorno di edifici storici, arcate, logge e le caratteristiche case-torri, Piazza dei Signori è considerata il salotto buono della città; da qui, si accede tra l’altro al Cortile del Mercato Vecchio, una corte deliziosa che rivela un piccolo gioiello, il Palazzo della Ragione con la sua bella scalinata esterna in marmo rosso veronese.
La casa di Giulietta (e gli altri luoghi della tragedia)
Non sappiamo se Romeo e Giulietta siano effettivamente esistiti. Tuttavia, la loro vicenda è talmente ricca di riferimenti politici e geografici che gli storici sono stati in grado di individuare con una certa precisione i presunti luoghi in cui essa si svolse, oggi segnalati da targhe commemorative. Se hai tempo a disposizione, potresti pensare di percorrere tutte le tappe del tragico amore shakespeariano (qui l’itinerario); diversamente, puoi limitarti a Casa Capuleti, in via Cappello 23, pochi minuti a piedi da Piazza delle Erbe.
Ad accoglierti in giardino troverai Giulietta in persona, scolpita in un bronzo dalle forme dolci e aggraziate, a grandezza naturale. Basta alzare gli occhi per vedere il celeberrimo balcone che raccolse i suoi sospiri: da esso – solitamente previa una lunga coda – è persino possibile affacciarsi. Per farlo, bisogna entrare all’interno della casa, dove trovano posto costumi e oggetti di scena del ‘Romeo e Giulietta’ di Franco Zeffirelli, una delle versioni cinematografiche più acclamate dalla critica.
Le Arche Scaligere
Adiacenti a Piazza Dante svettano invece le Arche Scaligere, mausolei funebri della dinastia Della Scala che regnò a cavallo tra Tredicesimo e Quattordicesimo secolo e trasformò Verona in una Signoria. Fu infatti Cangrande I Della Scala a regalare alla città un periodo di splendore, ed è a lui che Dante ha dedicato l’intera cantica del Paradiso. Deceduto a soli 38 anni, a Cangrande successe il nipote Mastino II che, tuttavia, non era dotato del medesimo genio politico: nel giro di poco tempo, perse infatti gran parte dei propri territori contro la Repubblica di Venezia.
Protette da un cancello in ferro battuto, le arche sono visibili dalla strada ma, in estate, basta pagare pochi euro per accedere al cortile interno che consente di vederle più da vicino. Le tombe, sarcofaghi a baldacchino adornati con il motivo della scala, simbolo di famiglia, sono in tutto cinque: Cangrande I, Mastino II, Cansignorio, Alberto I e Giovanni della Scala. Le effigi equestri che si innalzano in cima ai mausolei sono però delle copie: gli originali sono conservati al museo di Castelvecchio.
Ponte Pietra e Castel San Pietro
Spingiti ora a nord della città, fino a incontrare il fiume Adige. Attraversa Ponte Pietra, sulle cui spalliere si affollavano un tempo casine e botteghe artigiane. Una volta sull’altra sponda, vedrai un teatro romano, la seconda arena della città, e un colle verde. A questo punto, a te la scelta: se hai voglia di fare un po’ di scalini (non so esattamente quanti ma fidati che sono parecchi), puoi cominciare l’ascesa che ti porterà alla sua sommità, a Castel San Pietro. Ne vale la pena? Certo, perché è qui si trova il terrazzo più bello; torri, campanili, tetti rossi, ponti e la dolce ansa dell’Adige che le corre tutt’intorno: ecco Verona nella sua semplice, eppure sensazionale, bellezza.
PS: Dai, te lo dico: se non hai voglia di camminare sappi che la cima del colle la puoi raggiungere anche in funicolare.
La Fortezza e il Ponte di Castelvecchio
Ancora una tappa, l’ultima di quelle imprescindibili. Scendi il lungofiume in direzione di Castelvecchio, un tempo noto come Castello di San Martino in Aquaro. Costruito nel 1354 per tentare di salvaguardare una Signoria ormai in declino, il complesso scaligero è una delle pietre miliari della storia di Verona, tant’è che venne ristrutturato in toto a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. All’interno della fortezza si trova un museo dedicato all’arte medievale ma, per me, il pezzo più prezioso si trova all’esterno ed è accessibile a tutti. Il ponte scaligero, con le sue alte merlature ghibelline dalla caratteristica coda di rondine, è uno splendido esemplare di architettura militare e attraversandolo, cercando ove possibile di buttare l’occhio sull’Adige, si ha la sensazione di poggiare i piedi su di un pezzettino di passato.
Buona passeggiata!