La conchiglia e gli altri: piccola simbologia del Cammino di Santiago

simboli cammino di santiago
Mojón del chilometro 100
Quotidianità del pellegrino, icone e oggetti che caratterizzano il percorso

Come ti raccontavo qui, durante il Cammino di Santiago il tempo sembra scorrere diversamente: il lento incedere giornaliero detta un ritmo tutto nuovo al fluire di ore e pensieri. In una delle mie lunghe (!) riflessioni quotidiane, mi sono trovata a constatare quanto in fretta ci si abitui a tutto, quanto velocemente l’insolito diventi consueto. Prova ne è che, in una realtà in cui il web ha reso obsolete persino le carte stradali, mi scopro a viaggiare seguendo una scia di conchiglie e lo faccio come fosse la cosa più naturale del mondo.

Curiosità per il lettore, quotidianità per il pellegrino, in questo post trovi alcune delle costanti che caratterizzano – e rendono unica – la via per Santiago, a cominciare proprio da lei:

La concha – Simbolo del Cammino per eccellenza, la conchiglia in questione non è una qualunque ma è, nello specifico, la capasanta. Pare infatti che fossero proprio le sue valve a ricoprire il sarcofago del Santo Apostolo, giunto in Galizia via mare. Ma se questa è una leggenda, è invece documentato il fatto che gli antichi pellegrini – parliamo di Medioevo – una volta arrivati alla Cattedrale proseguissero poi il loro viaggio verso l’Atlantico. Nelle spiagge più estreme della Galizia, in particolare a Cabo Finisterre, dove si pensava finisse il mondo, cercavano una concha da portare a casa con sé: era la prova concreta che il pellegrinaggio era stato ultimato.

Lungo il Cammino, la conchiglia viene riprodotta un po’ ovunque e impiegata innanzitutto per segnalare la strada da seguire. La vedrai dipinta – gialla su fondo blu – su piastrelle in ceramica, oppure, in metallo, incastonata tra i sanpietrini o nell’asfalto. La incontrerai sbalzata nel ferro battuto di cancelli, ringhiere e portoni o scolpita nella pietra sulle vasche delle fontane o sulle facciate delle chiese. La troverai in una miriade di gadget ma, soprattutto, legata allo zaino di coloro che camminano con te. Infatti, se un tempo la concha suggellava la fine del pellegrinaggio, oggi l’usanza si è capovolta: la si acquista solitamente all’inizio, affinchè accompagni il viaggiatore fino a Santiago.

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I mojón e la freccia gialla – Come le conchiglie, ti aiutano a orientarti. I mojón sono pietre miliari, pilastrini in cemento che riportano il kilometraggio mancante alla meta. Proprio come quello che vedi nella foto di copertina, sono sempre corredati di una piastrella gialla e blu e di una freccia gialla che ti segnala la giusta direzione da prendere.

La flecha amarilla è invece un indicatore per così dire più amatoriale, ma è altrettanto importante. Dipinta su muri, marciapiedi, tronchi d’albero, guardrail, fioriere e decine di altri posti più o meno strani, puoi star certo che sbucherà fuori ogni volta che avrai un dubbio su come procedere. Ecco perché lungo il cammino è praticamente impossibile perdersi e – udite udite – Google Maps NON serve.

La freccia gialla è un simbolo piuttosto recente: è nata negli anni ’80 grazie all’ingegno e alla voglia di fare di Don Elías Valiña Sampedro, parroco di O Cebreiro. Il religioso constatò infatti che la sua cittadina, posta in cima a un’altura e spesso immersa nelle nebbie, non era facile da raggiungere. Un giorno, o almeno così si racconta, trovò un secchio di vernice gialla dimenticato da alcuni operai che stavano rifacendo la segnaletica e prese a dipingere una serie di frecce che conducevano alla sua parrocchia. Molti volontari seguirono il suo esempio e… il resto è storia.

La croce di Santiago – La definiscono cruz ma sembra più una spada, il braccio orizzontale a formare l’elsa gigliata e il verticale che scende come una lama appuntita. Il suo rosso vivo rappresenta il sangue: quello versato dall’Apostolo durante il martirio a Gerusalemme, che terminò con la sua decapitazione, e quello sparso dall’esercito cristiano in nome della fede. Pare inoltre che i cavalieri crociati, celebrati in Spagna come matamoros, fossero soliti piantare nel suolo la propria spada per farne una croce davanti alla quale pregare.

Oltre che del Cammino, la croce è anche il simbolo dell’Ordine di San Giacomo, una congregazione monastico-militare tutt’ora esistente. Fondata nella provincia di León nel XII secolo con lo scopo di respingere l’invasione araba, successivamente si adoperò per proteggere i viandanti in pellegrinaggio.

Presente soprattutto nei luoghi di culto, la croce di Santiago la trovi anche dipinta sulle conchas e miniata nello zucchero a velo sulla famosa tarta de Santiago. In foto ti propongo però una delle prime che ho incontrato, quella che si staglia sulla pietra che marca l’ingresso in Galizia.

Credencial e Compostela – Sono i due documenti principali del Cammino. Già nel Medioevo, i pellegrini portavano con sé un certificato che li identificava come tali e che consentiva loro di accedere a parrocchie e rifugi. L’antica credenziale andava timbrata nelle tappe più importanti e, una volta a Santiago, era la prova tangibile dell’effettivo compimento del pellegrinaggio.

La credencial odierna funziona più o meno allo stesso modo: rilasciata da un’autorità religiosa, contiene i dati anagrafici e le intenzioni (spirituali o meno) del proprietario. Come una sorta di passaporto, va bollata quando possibile in modo che i timbri, che risulteranno così in ordine cronologico e geografico, attestino l’avvicendarsi delle tappe. I sellos (timbri) possono essere apposti nei luoghi più diversi: chiese, ostelli, uffici del turismo, ristoranti e negozi. Alcuni di essi sono piccoli capolavori d’inchiostro: sulla mia credencial spiccano quello di O Cebreiro, che raffigura un insieme di case e pallozas; quello del monastero di Samos, di sapore medievale e, naturalmente, l’ultimo e più ambito: quello con l’effige di San Giacomo, rilasciato dall’Oficina del Peregrino a Santiago.

Oggi come un tempo, è solo dietro esibizione della credencial che viene rilasciata la compostela, l’attestato che dichiara che, per pietatis causa, il credente ha portato a termine il suo cammino. Se nel Medioevo ricevere la compostela significava ottenere il perdono dei peccati, oggi essa non è che un ricordo prezioso di questa avventura e la sua consegna resta comunque una grande, grandissima soddisfazione! Stampato su pergamena e decorato con i fregi della cattedrale e una miniatura dell’Apostolo, il documento è redatto interamente in latino, nome compreso (io sono diventata Christinam!).

Attenzione: la compostela non viene rilasciata a tutti. Per ottenerla è necessario dimostrare di aver percorso un minimo di 100 km a piedi (o 200 in bicicletta).

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Il bastone da passeggio e la zuccaBordón e calabaza sono due simboli antichi, oggi soppiantati dai più pratici bastoncini da trekking e borraccia. Entrambi vengono però ancora venduti e, soprattutto il primo, utilizzati dai pellegrini in marcia. Ma andiamo con ordine: fedele compagno di viaggio e sostegno nei momenti di stanchezza, il bordón ha un valore non solo allegorico. Che tu scelga di munirti di una nodosa verga d’altri tempi o di racchette più moderne, sappi che un punto d’appoggio ulteriore contribuirà a ridurre la pressione sulle articolazioni: gambe e ginocchia ti ringrazieranno!

Per quanto riguarda la calabaza, non pensare alle zucche tonde di Halloween ma immaginane una molto più piccola, a forma di pera, allungata in cima e più larga sul fondo. Presente anche nelle iconografie antiche, una volta scavata all’interno, serviva come serbatoio d’acqua (o di vino!) e veniva fissata al bastone. Oggi è un simpatico souvenir.

I cruceiros – Disseminati lungo il cammino, sono croci di pietra erette in passato per chiedere protezione e perdono dei peccati. Generalmente presenti agli incroci oppure accanto a chiese e cimiteri, talvolta si trovano anche in luoghi impensabili, in cima ad un poggio o immersi nella boscaglia. Nella sola Galizia se ne contano circa 12.000, uno diverso dall’altro: croci rudimentali, sculture elaborate, volti di Cristo coperti dal muschio o levigati dal tempo, abbinati a statue di Madonne in preghiera o sorretti da una base decorata con teschi e ossa a rammentare la caducità della vita. Tantissimi però hanno ai propri piedi uno stuolo di immagini sacre, spiccioli e, talvolta, persino degli oggettini: calze, fazzoletti, pupazzi. Li lasciano i pellegrini per invocare protezione o, semplicemente, per rendere grazie.

Ultreia et SuseiaUltreia è un’antichissima espressione di origine medievale che significa pressappoco “andiamo avanti/ andiamo oltre”. Ad essa si risponde con le parole et suseia, ossia “e più in alto”, inteso come verso il Cielo, verso Santiago. Si tratta dunque di frasi di incoraggiamento reciproco, con cui i pellegrini si esortavano a procedere. Tuttavia, sebbene lungo il mio percorso l’abbia vista scritta molte volte, personalmente non l’ho mai sentita utilizzare.

Molto più comune è invece la formula ¡Buen Camino!, un saluto che non prevede alcuna risposta particolare, se non la ripetizione del medesimo augurio da parte di chi lo riceve. La sentirai pronunciare decine di volte al giorno in una quantità di accenti diversi e sin da subito soppianterà il classico buongiorno!

Gli horreos – Non c’è abitazione che ne sia sprovvista: presenti a migliaia in Asturia e Galizia, gli horreos sono antichi depositi di cereali, forse di origine celtica. Esempio di architettura rurale, sono divenuti un elemento caratteristico del paesaggio grazie al loro aspetto piuttosto curioso: adornati con croci o altri fregi, poggiano su alti piedistalli dalle estremità tondeggianti – pensati per impedire ai topi di arrampicarsi – e possono essere in legno o pietra. Mentre in tanti cortili gli horreos hanno uno scopo esclusivamente decorativo, altrove conservano invece la loro funzione: quello che vedi qui sotto è il più grande della Galizia ed è ancora in uso. Lungo ben 35 metri e dichiarato monumento storico nazionale, l’ho visto a Carnota, lungo la Costa da Morte; ho preferito però esemplari più piccoli, abbandonati, con le assi di legno divelte e graffiate, nere di pioggia.

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La Santa Compaña – Storicamente la Galizia è terra di streghe, avvolta da superstizioni e credenze oscure che non hanno lasciato immune nemmeno la strada per Santiago. Nello specifico, una leggenda narra di una processione di anime, figure nere e incappucciate munite di candela, condannate a vagare notte dopo notte sotto la guida della Santa Compaña. Quest’ultima, un vivente prossimo alla dipartita terrena, ha in mano una croce, lugubre testimone di morte che passerà alla prima persona che incontrerà. Onde evitare il maleficio, Wikipedia suggerisce tutta una serie di azioni da intraprendere: aprire le braccia a croce; rispondere “Cruz ya tengo” o “Te toca a ti“; mettersi sotto a un cruceiro o all’interno di un cerchio disegnato a terra; o semplicemente occupare le mani (con una pietra, un bastone etc.) in modo che la Compaña non possa consegnarti nulla.

C’è chi giura di averla vista o di aver sentito un improvviso odore di cera misto a nebbia e vento freddo, inconfondibile segno del transito della processione. La maggior parte dei pellegrini si limita però ad osservare il murale un po’ sbiadito che la rappresenta, realizzato sul muretto che circonda la chiesa di Sarria.

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Il menu del pellegrino – E’ quello che propone la maggior parte dei bar o dei ristoranti lungo il Cammino, una serie di portate fisse, spesso a prezzo scontato. Tra gli imprescindibili trovi: il caldo gallego, un brodo verdino a base di cavolo, grelos (cime di rapa), fagioli e tocchetti di salumi; pimientos de Padròn, peperoni simili ai nostri friggitelli, fritti in olio d’oliva e spolverati di sale grosso, ma anche tortillas, empanadas e polpette di chorizo.

Protagonista indiscusso del menu galiziano è però il polbo á feira, polpo bollito e successivamente condito con paprica dolce e piccante. Lo si trova praticamente ovunque, ma il più buono si dice sia quello della cittadina di Melide. In alternativa, come portata principale puoi optare per un piatto di capesante (vieiras) o per una chuleta de ternera, la classica bistecca. Una caña ghiacciata di Estrella de Galicia per accompagnare e, come dolce, i filloas, crêpes ripiene di panna montata, o una fetta di tarta de Santiago, un dolce a base di mandorle cosparso di zucchero a velo.

Ai simboli più convenzionali, vanno poi aggiunti quelli individuali, quell’arsenale di ricordi messo insieme da ciascun pellegrino. Quando vedrò il giallo delle ginestre, incrocerò lo sguardo buono di una mucca o percorrerò un tratturo coperto di licheni so che la mia mente tornerà qui, a quel brevissimo istante della mia vita in cui tutto ciò ha fatto parte della mia quotidianità.

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