Forse, questa storia, le anziane del Golfo Persico la raccontano ancora: “C’era una volta una tribù che vagava nel deserto ormai da mesi. Ipnotizzata da quelle dune tutte uguali, le scorte d’acqua ridotte a poche gocce, la gente era rassegnata al peggio, finchè un giorno – poof! – un’agile antilope si materializzò dal nulla. Un miraggio? Chissà. Eppure, radunate le ultime forze, le carovane presero a seguirla e, in breve, giunsero a un’oasi: palme, datteri e, soprattutto, una sorgente d’acqua dolcissima. Da lì, non se ne andarono più e fondarono quella che sarebbe poi divenuta la capitale degli Emirati Arabi Uniti”. Abu Dhabi, per l’appunto, significa ‘Padre della Gazzella’.
Oggi come allora, Abu Dhabi si leva dal Rub’al Khali come una sorta di miraggio, sensazione accentuata al tramonto, quando le silhouette dei suoi palazzi tremolano all’orizzonte. Situata a quarantacinque minuti d’auto dalla più nota Dubai, Abu Dhabi è però molto diversa. Dubai è figlia dell’apparenza, di un’ostentazione che spesso si traduce in auto di lusso affittate giusto il tempo di una vacanza, di una foto. Abu Dhabi fa meno rumore; non necessita di specchi e riflettori ma la vera città dorata è lei: se vai nei quartieri giusti, Ferrari e Lamborghini abbondano e no, qui non sono certo a noleggio. Più raffinata, meno turistica, di conseguenza più autentica: così ho trovato questa metropoli. Sebbene la mia visita sia stata piuttosto sommaria, ecco una serie di motivi per (tornare a) scoprirla non appena possibile.
#1: L’architettura futuristica
Letteralmente piantato nella sabbia, lo skyline di Abu Dhabi è tanto vertiginoso quanto futuristico, un paradiso per gli amanti dell’architettura moderna. Basta osservare le Etihad Towers (foto sotto), il complesso di grattacieli di specchio e acciaio divenuto emblema dell’emirato: al loro interno ospitano uffici e appartamenti di lusso, ma anche svariati hotel, negozi e ristoranti, nonché un’immensa sala da ballo pronta ad accogliere fino a 1400 ospiti. Se ti piace guardare le città dall’alto, sali all’Observation Deck della Tower 2, al 74esimo piano: a 300mt d’altezza, avrai Abu Dhabi ai tuoi piedi. Per quanto non paragonabile al Burj Khalifa di Dubai (che ho trovato molto più sbalorditivo), questo belvedere vale comunque una visita perchè ti consente di notare la particolare conformazione della città, costruita su di un arcipelago, e quanto essa sia un work in progress, cantiere aperto pronto a mutare il proprio volto rapidamente e di continuo.
Piccola nota per gli amanti del cinema (trash): le Ethiad Towers sono state sfondo e location dell’ormai mitica scena di Fast and Furious 7! Quale scena? Questa ovviamente (dal minuto 1:10 fino alla fine)!
Gironzolando in auto per la città, ti capiterà d’imbatterti in numerosi altri edifici interessanti, tutti progettati dal genio di architetti di grido. C’è la Capital Gate, la torre che ospita l’Hyatt Hotel e che, con un’inclinazione di 18 gradi – quasi quattro volte la Torre di Pisa – è la costruzione più pendente del mondo. C’è The Aldar HQ, il primo grattacielo tondo del Medio Oriente. E ancora, gli Al Bahar, due grattacieli gemelli noti anche come Pineapple Towers per la loro facciata a nido d’ape. Lungi dall’essere una trovata decorativa, quest’ultima è invece un sofisticato espediente tecnologico che rende le due torri tra le più smart-green al mondo: i pannelli si adattano infatti ai movimenti del sole, in modo da regolare di conseguenza la temperatura degli interni.
#2: La Sheikh Zayed Grand Mosque
Affascinata dalla meravigliose moschee omanite, sognavo da tempo di visitarla: la Moschea Bianca, come spesso viene definita, vale da sola un viaggio ad Abu Dhabi! E’ la più grande del Paese e, con un’estensione di oltre 12 ettari, una delle maggiori del mondo islamico per capacità di accoglienza: al suo interno trovano posto fino a 50.000 fedeli. Intitolata allo sceicco Zayed, padre fondatore e primo presidente degli Emirati, la moschea concretizza quella che era la sua visione di pace e tolleranza: aperta a visitatori di ogni credo, fonde i diversi stili dei paesi mussulmani e la sua realizzazione ha visto una commistione di professionisti (e materiali) provenienti da ogni parte del globo.
82 sono le cupole lattee che la sovrastano, 1000 le colonne dai capitelli d’oro, 7 gli enormi lampadari in Swarovski, 5700 i metri quadri del tappeto persiano che ricopre la sala di preghiera maschile. E poi i fiori che sbocciano sul mosaico del saḥn, la grande corte interna, i riflessi delle arcate che si sdoppiano nelle vasche blu, il canto dei muezzin che si diffonde dai minareti, i 99 nomi di Allah scolpiti sul muro della Qibla: una meraviglia!
Qualche suggerimento per visitarla al meglio: l’entrata alla moschea è gratuita ma è necessario osservare alcune regole di comportamento. Le donne sono tenute a coprirsi non soltanto il capo ma anche braccia e gambe fino a polsi e caviglie; maglie, gonne o pantaloni non devono essere trasparenti in alcun modo nè troppo aderenti. Non tutte le aree sono accessibili o fotografabili, in modo particolare il sepolcro dello Sceicco Zayed. Se parli inglese, ti consiglio vivamente di prendere parte a uno dei cosiddetti ‘cultural tour’, visite guidate tenute a cadenza oraria tutti i giorni tranne il venerdì. Completamente gratuite, durano dai 30 ai 40 minuti e ti consentono di capire meglio l’ambiente in cui hai la fortuna di trovarti! Infine, un ultimo suggerimento: se puoi, visita la moschea al tramonto, quando il sole comincia a indorarne le cupole. Aspetta che si accendano le prime luci e poi corri ad osservarla tingersi di blu al belvedere di Wahat Al Karama. Lo spettacolo è assicurato ma ti avverto: questa canzone ti rimarrà in testa per giorni.
#3: Il verde (e il blu)
In quanto al blu non c’è nulla di strano: proprio come a Dubai, il mare è turchese e pulito. Per godertelo, tante spiagge tra cui scegliere, Yas Island con il suo spettacolare acquapark e la Corniche, una lunga passeggiata che si snoda lungo 8km di costa, da percorrere a piedi o in bicicletta.
Più particolare è invece il verde: ad Abu Dhabi si concentra infatti circa il 75% di tutta l’area forestale di mangrovie degli UAE. Perché proprio le mangrovie? Perchè sono in grado di proteggere il litorale dalle maree, purificano le acque e, naturalmente, l’aria. Due sono le zone in cui osservarle: estremamente suggestivo al tramonto, il Parco Nazionale di Eastern Mangrove è una riserva protetta dall’Environment Agency di Abu Dhabi (EAD). Lontana (ma non troppo!) dai grattacieli, quest’area cela un ecosistema di acque salmastre, canali navigabili e tanto verde, in cui non manca certo la fauna: aironi, fenicotteri, pesci ma anche volpi e tartarughe. Su Jubail Island, isolotto posto tra Saadiyat e Yas, è stata invece installata la Mangrove Walk, un percorso su passerella che si spinge per oltre 2km nel folto della vegetazione.
#4: Il distretto culturale
Si trova su Saadiyat Island, 27 km quadrati in cui sorgono (e sorgeranno) alcuni tra i maggiori poli artistici del continente. Io sono stata al Louvre, arteria emiratina dell’omonimo parigino che, oltre ad una collezione permanente, ospita a rotazione opere provenienti da tutto il mondo. Oltre ai ‘soliti’ grandi nomi – da Picasso a Monet, da Kandinsky a Van Gogh – tra le sale di Abu Dhabi ho scoperto un piccolo tesoro di stampe giapponesi (Utamaro, Hokusai e Hiroshige con il suo caratteristico blu: assolutamente da non perdere per gli appassionati del genere!) e una serie di testi sacri antichissimi – Torah, Bibbia, Corano e un rotolo buddista – che, invito alla tolleranza, sono esposti in un unico ambiente uno accanto all’altro. Fantastici gli esterni del museo: per ombreggiare i cortili e il canale che circonda il Louvre (navigabile in kayak!), l’architetto Jean Nouvel ha pensato bene di realizzare una gigantesca cupola traforata. Composta da otto livelli sovrapposti, l’idea è quella di riprodurre il modo in cui il sole filtra in un barasti, la tipica capanna beduina dal tetto di foglie di palma. L’effetto è davvero singolare!
Una curiosità: del Louvre di Abu Dhabi si era discusso molto anni fa – forse lo ricorderai – in merito a un dipinto piuttosto controverso che avrebbe dovuto sancirne l’inaugurazione. Si trattava del Salvator Mundi, opera che aveva spaccato il mondo dell’arte, in quanto non tutti gli esperti concordavano sulla sua attribuzione a Leonardo da Vinci. Ebbene, quest’opera al Louvre non giunse mai: battuta all’asta per 450 milioni di dollari, ad aggiudicarsela fu il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman Al Saud che, oggi, pare stia costruendo un museo in patria apposta per esporre il suo acquisto.
Sull’isola di Saadiyat, oltre al Louvre, trovano posto anche altri musei già accessibili al pubblico o in via di apertura, tutti caratterizzati – in linea con la città – da un’architettura pazzesca. Lo Zayed National Museum, realizzato da Norman Foster, riproduce ad esempio le penne di un falco (animale simbolo degli UAE), con la più alta che sfiora i 125 metri; il Gugghenheim di Frank O. Gehry, unisce invece il cubismo ad alcuni elementi classici dell’architettura araba quali le torri del vento (Non sai cosa sono? Ne avevo parlato qui); mentre il Performing Arts Centre di Zaha Hadid, cittadella del teatro e della musica, sembra staccarsi da terra al pari di una navicella spaziale.
#5: Storia e tradizioni
Una visita a Qasr Al Hosn, la Fortezza Bianca, primissima residenza reale nonché edificio più antico della città (1760). Il rituale del caffè arabo, chiaro e super speziato. Una passeggiata nell’Heritage Village che, tra i grattacieli di Marina Mall, ricostruisce quella che era un’oasi beduina con tanto di arti e mestieri. Un giro nel souk di Al Mina, dove si contratta il prezzo della frutta e del pesce del giorno, ma anche di tappeti, cuscini e decine di qualità di datteri. E ancora, un pomeriggio al Falcon Hospital, per comprendere il legame che questo fiero rapace aveva e ha tutt’ora con il popolo emiratino. Perché è vero che Abu Dhabi è proiettata al futuro, ma passato e tradizioni giocano ancora un ruolo importante.
Tutto dedicato alla storia degli Emirati è lo spettacolo di luci e suoni proiettato ogni notte sulla facciata principale di Qasr Al Watan, il ‘Palazzo della Nazione’. Sede degli uffici delle più alte cariche di stato, oltre che luogo di cerimonie e incontri politici, Qasr Al Watan è parzialmente aperto al pubblico: le sue sale sono un tripudio di cupole, arcate, lampadari in cristallo e mosaici, il tutto declinato nei toni dell’oro, del bianco e del blu. Da non perdere, la Grand Hall, la House of Knowledge e l’enorme sala da pranzo.
# +1: Il Gold Cappuccino
“Se vieni ad Abu Dhabi e non bevi il cappuccino all’oro non sei nessuno!” – parola della mia (super ironica) amica A. che qui ci vive. Lo puoi assaggiare a “Le Cafè”, all’interno dell’Emirates Palace, l’hotel più lussuoso della città, in cui trova espressione il gusto tutto arabo per lo sfarzo e la ricchezza estrema. Un palazzo da mille e una notte e luccicanti foglie d’oro a 24 carati: tutto per te, in una tazza.
Buon viaggio!