Guida emozionale all’aurora boreale

guida all'aurora boreale
Aurora a Svolvær, Norvegia
Affascinanti e incantatrici, creano dipendenza. Dove e come vedere le luci del Nord?

C’è un espressione in inglese, larger than life, che descrive qualcosa di incredibile, di straordinario. Peccato che nel processo di traduzione vada a perdersi il suo significato letterale: più grande della vita. E’ proprio larger than life l’espressione che userei per raccontare l’aurora boreale. Affascinante, incantatrice, quello che regala è uno spettacolo delicato e violento al tempo stesso, che strega completamente, crea dipendenza. Quante volte in Lapponia abbiamo sentito queste parole: “da quando l’ho vista, ogni inverno torno qui anche più volte a stagione”. A pronunciarle sotto l’immancabile berretto di lana, anziani dagli occhi a mandorla, donne lentigginose dallo sguardo verde, giovani con i capelli scuri e crespi, ragazze dalla chioma liscia e bionda.

L’aurora chiama a sè gente di ogni età e latitudine e, questo inverno, siamo tornati a cercarla anche noi per l’ennesima volta.

Che cos’è l’aurora boreale?

E’ un fenomeno ottico che si manifesta nella ionosfera. Si presenta sotto forma di bande luminose di diverso colore e intensità che, spesso, si producono in movimenti più o meno frenetici dando così l’impressione di danzare in cielo. A battezzare il fenomeno fu Galileo Galilei, nel 1619: si ispirò alla dea dell’alba e all’aggettivo che indica il nord.

[L’aurora boreale è una cascata di luce. Pura ed elegante, scoppia nel firmamento più buio, oltre le stelle, dietro la luna. Si prende tutto il cielo, aprendosi in squarci di colore, in scie che si increspano, si avvitano, si srotolano fin dove l’occhio può arrivare.]

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Come si forma l’aurora boreale?

Tutto comincia dal Sole. Come altre stelle, anche il Sole è soggetto ai flare, violente esplosioni di materia che generano il cosiddetto vento solare, un flusso di particelle cariche.

Rilasciato nello spazio, questo vento comincia il suo viaggio: supera Mercurio, poi Venere e, infine, giunge alla Terra che, diversamente dai pianeti precedenti, ha un campo magnetico molto forte, un vero e proprio scudo. E’ qui che si crea una collisione: alcune delle particelle provenienti dal Sole riescono a penetrare l’atmosfera terrestre, andando così a sollecitare i gas (ossigeno e nitrogeno) presenti nella ionosfera e a creare elettricità.

Una volta esaurito il fenomeno elettrico, gli atomi si ‘disecciteranno’ e, nel farlo, produrranno una tempesta magnetica luminosa; tra i 100 e i 500 km più in basso, noi vediamo l’aurora.

[Buon auspicio per alcuni, presagio funesto per altri, tutti i popoli che hanno conosciuto l’aurora hanno tessuto intorno ad essa un fitto reticolo di leggende. Chissà come se la spiegava un vecchio Sami che la vedeva apparire in cielo mentre ritirava le renne nel recinto. Come la raccontava una mamma Inuit ai suoi bambini, cosa vedeva in quelle luci un capo indiano o, agli antipodi, un aborigeno australiano. Per me molto più interessanti di qualunque spiegazione scientifica, i miti più belli li trovi qui]

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Quali fattori determinano l’avvistamento dell’aurora?

Se l’eruzione solare è la causa scatenante, a rendere l’aurora visibile dalla Terra contribuiscono almeno altri quattro fattori:

#1. Il Ciclo Solare. Più l’attività solare è intensa e più lo sarà l’aurora. L’attività solare è ciclica: un ciclo dura circa undici anni e, soprattutto nei primi tre, è caratterizzato da aurore molto forti, talvolta percepite anche a basse latitudini. Puoi osservare l’andamento dei cicli solari a questo link.

#2. L’indice KP (K Planetario). Va da 0 a 9 e indica la forza dell’aurora a diverse latitudini. Se al Circolo Polare Artico il fenomeno è percepibile con Kp pari a 1 o 2, più cresce il valore e più le aurore diverranno brillanti e visibili via via che si scende a sud, arrivando – in alcuni rarissimi casi – a manifestarsi fin sulle coste della Normandia. In particolare, le aurore più belle e colorate si registrano tra Kp 5 e Kp 9, quando si è in presenza di tempeste solari vere e proprie.

#3. L’assenza di luce. L’aurora boreale può verificarsi in ogni momento, anche di giorno. A impedirci di vederla, è ovviamente la luce, naturale o artificiale che sia. Ecco perché, per avere qualche chance, è necessario appostarsi in piena notte in luoghi molto bui, totalmente privi di inquinamento luminoso: un bosco, la riva di un lago, una strada deserta.

#4. Il meteo. Se vuoi vedere l’aurora, segui le stelle” – ci ha detto un ranger, un’affermazione bellissima oltre che veritiera. Infatti, puoi anche essere in presenza di un Kp 9 ma se il cielo è coperto non vedrai un bel niente: lo spettacolo sarà tutto dietro alle nubi. Quel che ti serve è una notte limpida, ma presta attenzione alla luna: secondo alcuni, se la sua luce è troppo forte, la visione dell’aurora potrebbe risentirne in quanto a intensità. Potendo scegliere, è quindi preferibile optare per fasi di luna nuova o crescente.

[#5: Una gran fortuna. Per me il fattore principale: durante il nostro primo viaggio in Lapponia, ad esempio, se escludiamo un tenue bagliore appena percepibile, l’aurora non si è mai manifestata!]

Dove vedere l’aurora boreale?

La regola è una sola: punta dritto a nord, possibilmente al di sopra del Circolo Polare Artico (66°33’39”). Lapponia (regione che attraversa Finlandia, Svezia, Norvegia e Russia), ma anche Islanda, Groenlandia, Canada e Alaska sono mete gettonate. Questi territori, o parte di essi, rientrano nel cosiddetto ovale aurorale, una banda ellittica che delimita le latitudini alle quali è visibile il fenomeno.

[Esiste naturalmente anche l’aurora australe, ma osservarla è più difficile in quanto ben poche sono le terre emerse vicino al polo sud. Tuttavia, alcune aurore si registrano occasionalmente anche in Cile e Tasmania.]

Quando vedere l’aurora boreale?

L’aurora si manifesta potenzialmente ad ogni ora, tutto l’anno ma, come scrivevo poco più su, affinchè sia visibile serve il buio più totale. Ecco perché vanno esclusi in primis i mesi estivi: il sole di mezzanotte è sicuramente un fenomeno affascinante, ma va da sé che fa a pugni con il nostro scopo. Il periodo migliore è quello che, a grandi linee, va da inizio ottobre a metà marzo (ma si tratta di coordinate molto labili: non si escludono avvistamenti già a settembre o agli inizi di aprile).

[L’eterno dilemma del cacciatore di aurore è: meglio optare per dicembre/gennaio con tantissime ore di buio ma un clima più instabile o per febbraio/marzo quando diminuiscono le piogge ma aumentano le ore di luce? La risposta giusta non c’è: come sempre nel caso degli eventi naturali, torniamo al quinto fattore di cui sopra]

Come si presenta il fenomeno?

Per descrivere l’aurora boreale possiamo usare i parametri seguenti:

#1: Colore. Dipende dall’altitudine a cui si verifica la collisione tra vento solare e atmosfera terrestre e dalla quantità di gas in essa presente. In particolare, l’aurora può essere:
– Bianca: una scia fioca simile alla luce di un faro. Molto debole, è quasi trascurabile;
– Verde: la più comune, si verifica tra i 120 e i 200 chilometri sopra la superficie terrestre. A conferirle questa tinta è l’ossigeno;
– Azzurra: si verifica alla stessa altezza della precedente e la sua colorazione è dovuta all’azoto. Tuttavia, all’occhio umano è piuttosto difficile da individuare;
– Rosa/violetta: ha luogo nella parte più bassa dell’atmosfera, intorno ai 90/100 chilometri sopra la superficie terrestre;
– Rossa: Decisamente la più rara, questa colorazione è tipica di altitudini elevate, dai 250 km in su. A colorarla di vermiglio è ancora una volta l’ossigeno;
– Nera: Ne ho sentito parlare ad Abisko partecipando a un incontro informativo, e pare sia un particolare fenomeno che avviene all’interno di altre aurore colorate (anche perché altrimenti non si riuscirebbe a distinguere nel buio della notte!).

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#2: Forma e dinamicità. Le forme che può assumere l’aurora boreale sono moltissime! La più classica è forse quella ad arco, tanto comune quanto statica: come un enorme portale, brilla nel cielo anche per diverso tempo. Lo spettacolo si fa serio quando l’aurora inizia a muoversi: non appena l’aurora diventa più dinamica, si vengono a formare delle striature verticali (raggi) che cominciano a ondeggiare più o meno velocemente.

Ci sono poi particolari conformazioni a colonna o vortice che, come un filo di fumo, sembrano emergere da terra librandosi verso l’alto. Naturalmente, tutto si svolge a centinaia di km sopra le nostre teste, ma l’illusione ottica è bellissima. L’aspetto forse più spettacolare è invece la corona boreale: si verifica nelle condizioni di massima attività solare e ha le sembianze di un cerchio di luce formato da raggi che saettano in ogni direzione, ciascuno dei quali lungo centinaia di chilometri!

#3: Durata. Molto breve o persistente, l’aurora boreale, ormai l’hai capito, non ha regole. Le luci possono illuminare il cielo per pochi minuti appena o danzare anche tutta la notte, alternando fasi di maggiore o minore dinamicità.

#4: Suono. Alcune persone affermano di aver ‘sentito’ l’aurora: il suo movimento sarebbe accompagnato da suoni descritti talvolta come un sibilo, altre come un fischio, altre ancora come uno stormo di uccelli lontani. In realtà, ho appreso sempre ad Abisko, non vi è alcuna prova scientifica che l’aurora boreale sia un fenomeno anche acustico. Potrebbe esserlo – forse a seguito di interferenze legate al campo magnetico della terra – ma, considerando che la velocità del suono nell’atmosfera diminuisce con l’altitudine, sarebbe molto improbabile: ci vorrebbero infatti diversi minuti affinchè un suono emesso a così grande distanza arrivi all’orecchio terrestre.

[Il fatto è che, mentre sei lì col naso all’insù, non te ne frega niente del colore, della forma. Della durata sì, perchè speri che resti a giocare con le stelle il più possibile. E non è vero che non fa rumore: l’aurora grida fortissimo, squarcia il silenzio oltre al buio. E’ il suo essere “viva” a toglierti il fiato, a farti sentire piccolo piccolo eppure così incredibilmente fortunato.]

Come massimizzare le possibilità di avvistamento?

Assistere a questo fenomeno così particolare e grandioso, non è scontato nè automatico e può facilmente capitare di spingersi oltre il Circolo Polare senza avere la fortuna di vederla. Tuttavia, per massimizzare le possibilità di avvistamento, ecco tre accorgimenti:

#1. Alloggio panoramico. Lo metto al primo posto. L’aurora si può manifestare alle 8 di sera, alle 23, alle 2 di mattina. Con un termometro che scende anche a -20°, di certo non si può stare in giro tutta la notte. Ecco perché una stanza dal tetto trasparente o dotata di una grande vetrata panoramica può fare la differenza. Rintanata al calduccio, con un tazza bollente tra le mani, puoi tenere costantemente d’occhio il cielo e uscire solo se opportuno. Inoltre, queste strutture sono solitamente posizionate in luoghi strategici: la riva di un lago ghiacciato, il cuore di una foresta. Sono zone buie ed isolate, scelte proprio per consentire di assistere allo spettacolo nelle migliori condizioni possibili. L’igloo di vetro in cui ho dormito in Finlandia, la suggestiva tiny house in Svezia e la rorbu sul mare in Norvegia sono state scelte molto felici (anche se l’aurora non si è manifestata nel primo caso).

#2. I tour guidati. Le cosiddette aurora chase sono vere e proprie ‘battute di caccia’ effettuate in minivan da hunter esperti. Questi tour possono tornare molto utili soprattutto in caso di cielo coperto, in quanto ti danno la possibilità di percorrere diversi chilometri e raggiungere zone più serene. Certo, nessuno ti vieta di muoverti a caso per la Lapponia con la tua auto ma, sulle lunghe distanze, credo valga la pena (e, data la neve, sia più sicuro) spostarsi con una guida che conosca a menadito la zona.

Se invece il tempo è bello e c’è attività geomagnetica nella tua area, puoi dedicarti ad attività di prossimità che, effettuate sotto l’aurora, divengono ancor più magiche: una gita in motoslitta, una corsa trainata dagli husky, una passeggiata a cavallo nella foresta o una ciaspolata. In questi casi, ricorda però che percorrerai distanze relativamente brevi, per cui dovrai incrociare le dita nella speranza che le luci del Nord danzino proprio sopra la tua testa.

#3. App e siti di forecast. Se preferisci optare per sistemazioni tradizionali e muoverti in autonomia, non ti resta allora che affidarti alla sorte e… al web. Il sito del Geophysical Institute della University of Alaska Fairbanks, e app come Aurora Alerts, Yr.no, Aurora Forecast sono solo alcuni dei tanti supporti tecnologici oggi a nostra disposizione. Dotati di geolocalizzazione, grazie al costante monitoraggio dell’attività solare, suggeriscono le fasce orarie in cui potrebbe verificarsi il fenomeno e il suo presunto Kp.

[Consiglio spassionato: non essere schiavo del cellulare e goditi il cielo così come viene… bastasse un’app per scovare l’aurora!]

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Infine…

Dopo tutta questa spiega, quello che sto per dire risulterà forse bizzarro ma… non fare dell’aurora boreale l’unico obiettivo del tuo viaggio. Se non riuscirai a vederla (cosa possibilissima), probabilmente ti rimarrà l’amaro in bocca. Vivi quindi la tua destinazione con entusiasmo e riempi le tue giornate di attività: cerca le alci nella foresta, corri su di una slitta trainata dagli husky, scia! L’aurora boreale è sì la ciliegina sulla torta ma, credimi, i mondi di neve sono meravigliosi.

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