Quanti giorni servono per visitare le isole Lofoten? Molto dipende dalla stagione. In estate e in tarda primavera, temperature relativamente miti e giornate lunghissime favoriscono trekking e camminate e, dunque, potresti pensare di soggiornare qui fino a due settimane.
In inverno, invece, le ore di luce sono ridotte al minimo e il freddo si fa tagliente (siamo pur sempre all’interno del Circolo Polare Artico). Mentre la notte si esce a caccia dell’aurora boreale, mattine e pomeriggi risultano più difficili da riempire con attività all’aperto, specie se il brutto tempo si accanisce. Tuttavia, non disperare: avrai ugualmente la possibilità di fare uno degli on the road più spettacolari d’Europa, reso ancor più magico da neve e ghiaccio. In questo caso, metti in conto una settimana circa, di modo tale che, escludendo arrivo e partenza, tu possa dedicare all’arcipelago almeno quattro giornate piene.
In questo post trovi le tappe che ho amato di più, in un piccolo atlante scenografico che puoi ripercorrere tanto in inverno quanto in estate. A parte l’eventuale presenza di neve, la guida alle Lofoten non pone particolari problemi: l’arcipelago è attraversato da un’unica strada a scorrimento veloce (la Lofast o E10) e, quando avrai la necessità di deviare, troverai per lo più carreggiate in ottime condizioni.
Da est a ovest, i miei pit-stop.
Svolvær – Tra le più antiche e popolose cittadine della zona, è la capitale delle Lofoten. Dal suo porto salpano ogni giorno pescherecci e mini-crociere turistiche alla ricerca di orche, aquile di mare o semplicemente dei panorami più belli. A Svolvær fa inoltre tappa l’Hurtigruten, il noto postale dei fiordi che, da Bergen a Kirkenes, naviga lungo l’intera costa norvegese trasportando merci e passeggeri.
Da non perdere l’isolotto di Kuba, una piccola porzione di terra emersa su cui troverai: 1) un’antica base militare con bunker risalenti al Secondo Conflitto Mondiale; 2) le più grandi hjell delle Lofoten, i caratteristici supporti per l’essicazione del merluzzo; 3) la Fiskerkona, ossia la moglie del pescatore. Che no, non è una simpatica signora ma una scultura posta sui frangiflutti che danno sul Vestfjord. Rivolta verso le acque, il braccio alzato in segno di saluto, vuole essere un omaggio sia agli uomini che hanno sfidato e sfidano tuttora il Mare del Nord, sia alle donne che con coraggio e speranza hanno atteso e attendono il loro ritorno. Situata sulla punta meridionale dell’isola, se la giornata è bella, la Fiskerkona sarà la protagonista di un tramonto fantastico.
Kabelvåg – E’ l’antica capitale delle Lofoten, vicinissima a Svolvær. Sebbene non sia tra le tappe più interessanti del viaggio, possiede però due primati: è qui che, nel 1120, sono state costruite le prima rorbuer, le tradizionali casette colorate che fungevano da riparo per i pescatori; ed è sempre qui che si trova la chiesa più grande dell’arcipelago, la Vågan Kirke, nota come “Cattedrale delle Lofoten”. In legno scuro, fa certo il suo effetto anche se sui fiordi sono le chiese piccine a risultare secondo me più affascinanti.
Henningsvær – Mi è piaciuto tantissimo e, col senno di poi, ci avrei trascorso volentieri una notte. E’ un villaggio di circa cinquecento anime, frammentato su vari isolotti collegati tra loro da ponti panoramici. Il suo porto, incorniciato da vette innevate, è un continuo viavai di pescherecci: puoi osservare il loro operato dal molo o addirittura prendere parte alle uscite in mare organizzate dalle imprese ittiche. Senza saperlo, è probabile che di Henningsvær tu abbia visto un’immagine: questa. Lo stadio della cittadina ha fatto il giro del pianeta ed è stato definito il più bello mai costruito. Aggrappato a uno sperone roccioso, circondato da alte hjell che impediscono al pallone di finire in acqua, è indubbiamente fotogenico ma, ahimè, la visuale più celebre si ottiene solo tramite drone.
Eggum – Tra i siti migliori per osservare il sole di mezzanotte, Eggum non è solitamente contemplato dal turismo invernale, ma un salto fallo comunque. Perché molto più che altri paesini, tutto sommato vivi e colorati anche col freddo, Eggum si mostra senza veli, nella sua veste più aspra e remota. Le vie deserte, la furia del mare, il vento che batte la spiaggia ti penetrano dentro e ti fanno desiderare ardentemente un abbraccio, una coperta, una tazza fumante da stringere tra le mani. Di ospitale non c’è nulla: l’enorme montagna che incombe alle spalle della cittadina – presenza inquietante, quasi terribile – le toglie anche quel poco di luce e di calore di cui il sole, in inverno, è così avaro.
Unstad Beach – Non tutti sanno che le isole Lofoten sono tra i posti migliori al mondo per praticare il surf, o meglio l’Arctic Surf, sport per gli appassionati dell’onda gelida. Unstad Beach è la spiaggia per surfisti più a nord del mondo e prende il nome dalla cittadina vicina, i cui abitanti, sommati alle pecore, si dice non arrivino nemmeno alla metà degli sportivi che si riversano qui ogni inverno. Molto scenografica, attorniata dalle montagne, Unstad Beach ospita nei suoi pressi anche un minuscolo cimitero. Niente di macabro però: la chiesina imbiancata e le lapidi raccolte a guardare il mare trasmettono piuttosto una sensazione di malinconica dolcezza.
Uttakleiv e Haukland Beach – Sono due spiagge collegate tra loro da un sentiero escursionistico molto frequentato con il bel tempo. Ottime postazioni per osservare l’aurora boreale, la neve le rende particolarmente pittoresche.
Nusfjord – Insediamento antichissimo – le prime tracce risalgono nientemeno che al 425 a.C. – oggi Nusfjord è più un museo che un villaggio vero e proprio, patrimonio UNESCO dal 1975. Al pari di altre cittadine delle Lofoten, le sue rorbuer non sono abitate dagli isolani ma sono ad uso esclusivo dei turisti che desiderano provare l’esperienza di dormirvi all’interno. Sulla strada per Nusfjord, meritano attenzione i laghi ghiacciati: il vento crea effetti bizzarri spostando la neve sulla superficie dell’acqua.
Skagsanden Beach – Con l’iconico monte Hustinden a farle da sfondo, Skagsanden Beach è tra le spiagge più magiche dell’arcipelago, ideale per attendere l’aurora. Fai un salto anche alla bella chiesetta rossa di Flakstad: si trova proprio lì vicino.
Rambergstranda Beach – Situata a poche centinaia di metri dalla spiaggia precedente, Rambergstranda la ricordo per due cose in particolare: la piccola rorbu scrostata con alle spalle il mare, e un cartello che, con la neve che ricopriva la rena, creava un bizzarro contrasto: surf rental. Ci è bastato spostare gli occhi al largo per vedere alcuni temerari cavalcare le onde!
Fredvang – Questa cittadina vale una breve deviazione per il panorama che si apre sul fiordo appena prima di entrarvi (non so se questo belvedere abbia un nome ma, come è successo a noi, lo riconoscerai facilmente per via del capannello di fotografi appostati sulle rocce). Molto interessanti anche i piccoli ponti che collegano Fredvang all’arcipelago: sono strettissimi, dunque attenzione alla guida!
Hamnøy – E’ l’immagine che vedi nella foto di copertina, la più bella, la più struggente. Questo villaggio racchiude per me tutta l’essenza delle Lofoten: i gemiti del Mare del Nord e il silenzio gelido del monte Festhelltinden raccontano il lato più ostile dell’arcipelago, mentre le rorbuer, che la furia dei flutti e l’imponenza della roccia fanno sembrare ancor più minute, sono emblema del coraggio e della secolare caparbietà dei suoi abitanti. Il risultato è di una bellezza commovente: da starci incollati per ore.
Sakrisøy – Casette gialle, una cornice rocciosa e un’acqua inaspettatamente turchese. La visuale migliore di Sakrisøy si ha dalla cima della collinetta che lo sovrasta, ma l’ho trovato bellissimo anche a filo del mare. In questo villaggio si trova, tra l’altro, la rorbu più fotografata di Norvegia: una solitaria casetta gialla con l’immancabile sfondo innevato. In realtà, isolata non lo è affatto (almeno per i parametri delle Lofoten). Si trova infatti vicino al frequentatissimo Anita’s Sjømat (Anitas Seafood), un localino che oltre a preparare gustosi piatti di pesce (dai burger di salmone al sushi di merluzzo), vende anche souvenir gourmet (io ho acquistato marmellata di cloudberry e pezzetti di stoccafisso per il Nama).
Reine – Molti lo considerano il villaggio più bello della nazione. Prima di entrarvi, osservalo dal belvedere sul ponte dirimpetto, è una cartolina. Scendi ora al suo interno: le montagne sono vicinissime alle case, le hjell cariche di pesce. Da qui partono molti trail spettacolari, tra cui il sentiero del Reinebringen che conduce alla vetta del monte omonimo e regala un panorama senza pari sul Reinefjorden e sulla Lofoten Wall. Ahimè, in inverno, salirvi è difficile e azzardato: sebbene copra un dislivello di appena 450mt, il sentiero che porta alla cima è piuttosto ripido e non esita a diventare ghiacciato. Inoltre, se le nuvole sono basse, è molto probabile che all’arrivo la visuale sia del tutto ostruita. Insomma, se la giornata non è limpida e asciutta, non correre rischi inutili: consolati con una tazza di the e un dolce alla cannella.
Å – E’ il nome più corto del mondo e l’ultimo centro abitato delle isole Lofoten non poteva che chiamarsi così. Perché Å è anche l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese! Irresistibilmente attratta da un luogo così remoto, ad Å ho trascorso una notte, tempo sufficiente per innamorarmi della finestra della mia rorbu: attraverso il vetro, picchi imbiancati, gabbiani in cerca di cibo e tante altre casette rosse allineate sul pontile. Che fare ad Å? Intanto puoi spingerti fino all’ Utsiktspunkt, il punto più estremo dell’arcipelago: estremamente suggestivo, con il mare che ruggisce e che si estende a perdita d’occhio, contribuisce all’illusione da fine del mondo. In inverno, grazie alla sua posizione così isolata, Å è ottimo per osservare l’aurora boreale e, col bel tempo, albe pazzesche: la luce artica tinge di rosa persino la neve. In estate, goditi invece il sole di mezzanotte e visita i due musei della cittadina (chiusi in inverno): quello dello Stoccafisso (Torrfiskmuseum) e quello della Pesca (Norsk Fiskevaersmuseum).
PS: Å si pronuncia in modo molto simile alla nostra ‘o’.
Quale stagione sceglieresti? Estate o inverno?